Leonardo e Sistemi Difesa: ancora una sfida da vincere per continuare la crescita

di Bruno Cantonetti 
(Riflessioni a voce alta sul Dossier Oto Melara-Wass)

A breve distanza dall’incontro avuto con l’ad nell’ambito dell’Osservatorio strategico proviamo a rimettere insieme tutti gli elementi di un puzzle che in realtà deve essere ancora completamente definito ma che su questa vicenda merita di tornare indietro di qualche mese. Partiamo da un assunto, l’ad di Leonardo in occasione dell’incontro ha ribadito che pur essendoci state manifestazioni di interesse per la BU Sistemi Difesa (ex OtoMelara e Wass) non ci sono ancora offerte di acquisto e non ha confermato o smentito i nomi dei potenziali interessati. Assumendo quindi per buone le notizie comparse sui giornali fin dallo scorso luglio e mai smentite dagli interessati (Fincantieri in primis) proviamo a fare qualche considerazione su ciò che è circolato.
Alle prime avvisaglie, trapelate per una visita nei siti da parte di una delegazione Fincantieri, abbiamo assistito a un goffo tentativo teso a mimetizzare l’operazione che ha soltanto indispettito i lavoratori e instillato la diffidenza. Naturalmente venivano considerate le potenziali complementarietà di una eventuale operazione verso Fincantieri che avrebbe consentito alla BU Sistemi Difesa di trovare una forte valorizzazione di un asset molto vocato al dominio navale e subacqueo nonché al munizionamento. Immaginando di pagare un tributo per il dominio terrestre, quello dei blindati, tradizionalmente meno forte.

POSSIBILI RICADUTE DA QUESTA IPOTESI
Un impatto notevole riguarderebbe il fatto che gli attuali clienti della Sistemi Difesa (Navy-Marine Militari) che si relazionano oggi con il marketing della Divisione Elettronica e della BU Sistemi Difesa per le forniture relative alla artiglieria navale indebolirebbero queste relazioni che di fatto servono anche a proporre gli altri prodotti navali della Divisione Elettronica (Radar, IFF, Comando e Controllo, Fire Control SyStem, Optronic Systems ecc.). In altri termini per Leonardo verrebbero ridimensionati tutti i canali relazionali con i clienti storici della ex Oto che di fatto passerebbero a Fincantieri.
Nella proposta di fornitura del Sistema di Combattimento Navale cedere l’artiglieria, i sistemi sottomarini (siluri e sonar), i decoy (falsi bersagli di superficie e siluri ingannatori sottomarini), limiterebbe l’offerta Leonardo nelle gare limitando al tempo stesso il peso in termini di prestigio, di completezza di offerta e di completezza tecnologica (offriremmo parte di un sistema e non un sistema già integrato).
La ex Wass è una delle poche aziende al mondo produttrici di siluri, contromisure subacquee e sonar a traino, ha una lunghissima tradizione ed è riconosciuta come brand in tutto il mondo. Cedere questa azienda storica impoverisce il brand Leonardo nel settore navale.  La ex Wass sta sviluppando i droni navali subacquei che potrebbero essere i prodotti del futuro con un mercato in espansione nei prossimi anni e che arricchiscono la gamma di  prodotti Unmanned (Falco, Xplorer, ecc.) della Leonardo.
In sintesi occorre focalizzarsi sul fatto che cedere questa BU avrà sicuramente degli impatti sul business a lungo termine per il mercato della Leonardo e soprattutto per Elettronica Italia, principalmente nel settore navale ma anche terrestre. Inoltre, in questo modo Fincantieri si rende sempre più autonoma nel Sistema di Combattimento Navale (anche in considerazione delle recenti acquisizioni di aziende del settore radaristico e di comando e controllo) creando i presupposti di una concorrenza (ormai già verificatasi in alcune gare) tra aziende italiane che avvantaggerebbero aziende estere (Francia in primis) come dire “tra i due litiganti il terzo gode”.

IL COLPO SUCCESSIVO
Nei giorni scorsi è prepotentemente emerso l’interesse del gruppo franco tedesco Knds alla acquisizione della BU e per rendere più attraente la proposta, sembra abbia messo sul tavolo anche l’ingresso del nostro Paese nel progetto per il nuovo carro armato, “l’euro-tank Mgcs”, uno dei progetti portanti della costituenda e ambiziosa difesa europea.
Questa eventualità ha immediatamente provocato una reazione da parte della politica, sollecitata a vari livelli che unitamente alle organizzazioni sindacali ha rigettato al mittente questa ipotesi, rivendicando giustamente la protezione ed il mantenimento in Italia di un asset strategico e delicato come questo. Affermazione che in assoluto non è da mettere in dubbio e che anzi nel nostro Paese avremmo dovuto attuare anche in altri settori altrettanto strategici.
Questo improvviso diversivo ci ha però consentito di focalizzare meglio le potenziali criticità di questa delicata operazione che invece di diventare un elemento industriale divisivo per i due campioni industriali italiani, Leonardo e Fincantieri, dovrebbe rappresentare una congiunzione di sinergie da utilizzare per accrescere l’offerta nell’ampio dominio della Difesa allargata a livello europeo, i cui player maggiori si stanno organizzando per diventare egemoni e spartirsi la ricca torta economica che nel corso dei prossimi anni verrà destinata ai vari ambiti, navale, aereo e terrestre.

UN MODELLO POSSIBILE
Questa deve esser l’occasione per una convergenza industriale con la creazione di un polo della Difesa che veda coinvolte Fincantieri e Leonardo, con una supervisione governativa, che sia di indirizzo anche nella necessaria fase di cooperazione intergovernativa per massimizzare le competenze presenti nelle due realtà.
Un modello da valutare con attenzione può essere quello già sperimentato con successo all’atto della costituzione del Consorzio Europeo MBDA nato nel 2001 dalla volontà di creare un missile europeo e che ha dimostrato sul campo che in un settore strategico è possibile creare cooperazione per crescere. È vero, la partita che si sta giocando è altamente strategica per il nostro Paese, e finalmente ci accorgiamo che il governo ha compreso la posta in gioco. Immaginare una strategia per non essere emarginati.
Noi della Uilm da sempre siamo consapevoli che la crescita industriale passa necessariamente attraverso delle scelte, siamo però fortemente convinti che le decisioni che hanno un impatto sul futuro industriale del più grande gruppo italiano devono essere condivise! Con questo spirito ci approcceremo a questa operazione, avendo a cuore il futuro dei lavoratori e la crescita industriale delle aziende italiane.

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