Acciaierie d’Italia e Jsw di Piombino: il tempo è veramente scaduto

Il 10 novembre scorso i metalmeccanici di Fim Fiom Uilm di Acciaierie d’Italia e Jsw di Piombino si sono ritrovati a Roma davanti alla Stazione Termini uniti nel coro “Ambiente Sviluppo Occupazione” e da uno sciopero generale dei due Gruppi. Il corteo di centinaia di lavoratori ha proseguito fino al ministero dello Sviluppo economico per chiedere risposte concrete al Governo e al ministro Giancarlo Giorgetti sul futuro produttivo e occupazionale di queste due importanti realtà. Insieme a loro anche alcuni lavoratori di Acciai Speciali Terni.

SCIOPERO RIUSCITO
“Lo sciopero è ampiamente riuscito – ha detto il Segretario generale Uilm, Rocco Palombella – e c’è stata un’importante partecipazione dei lavoratori alla manifestazione a Roma e un’alta adesione in tutti gli stabilimenti”.
La viceministra, Alessandra Todde, presente all’incontro per il dossier Piombino, ha dichiarato la disponibilità ad affrontare le criticità del sito toscano nei primi giorni di dicembre, subito dopo il closing previsto per il 30 novembre, e a ricercare soluzioni per quanto riguarda la continuità degli ammortizzatori sociali dopo il 7 gennaio.
“È inaccettabile – ha continuato Palombella – che dopo anni di attesa ancora non ci siano soluzioni concrete per il futuro produttivo e occupazionale di Jsw. Entro la fine di novembre ci aspettiamo l’ingresso definitivo di Invitalia nel capitale sociale e l’avvio di una nuova fase che metta al centro il lavoro e la produzione industriale”.

GOVERNO ASSENTE SU ILVA
Per quanto riguarda Acciaierie d’Italia l’incontro si è concluso con un nulla di fatto, non si sono potute affrontare le molteplici problematiche riguardanti i vari siti a causa dell’assenza del ministro Giorgetti. “Abbiamo ottenuto solo generiche rassicurazioni sulla possibilità di calendarizzare un incontro entro la fine di novembre – ha spiegato il leader dei metalmeccanici della Uil – da oltre quattro mesi siamo in attesa di conoscere quando sarà avviato il confronto sul piano industriale”.
Al ministro Giorgetti, Fim Fiom Uilm avrebbero voluto ribadire la situazione di drammaticità in cui versano gli stabilimenti di Acciaierie d’Italia: aumento del ricorso alla cassa integrazione in una situazione di mercato in piena espansione, mancanza di manutenzione negli impianti con rischi di infortuni, mancato pagamento delle aziende dell’indotto, nessuna certezza occupazionale per i lavoratori in Ilva AS, ritardo nei lavori di ambientalizzazione e nessun aggiornamento sugli investimenti legati alla transizione ecologica.

VERSO NUOVE AZIONI DI LOTTA
Si tratta del futuro occupazionale di circa 20mila lavoratori tra diretti e indiretti e un settore che, purtroppo, solamente a parole viene considerato strategico. Per quanto riguarda l’ex Ilva dopo l’ingresso di Invitalia non è cambiato nulla: si è continuato con il ricorso indiscriminato alla cassa integrazione mentre il mercato registra una crescita da record. Dal 2012 a oggi si sono susseguiti 7 governi, 7 presidenti del Consiglio, 7 ministri dello Sviluppo economico e 13 decreti Salva Ilva. Ma la situazione continua a essere drammatica, con mancanza di prospettiva industriale e carenza di sicurezza negli stabilimenti. “Se entro la fine di novembre non ci sarà una convocazione – ha concluso Palombella – vorrà dire che metteremo in campo azioni di lotta più forti e incisive”. E ad oggi, venerdì 19 novembre tutto (ancora) tace.

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