Genova: una giornata da ricordare

di Antonino Di Bella

Sono un iscritto alla Uilm dal 2017 ma ho ricoperto per tre anni il ruolo di delegato di fabbrica presso la Hi-Lex Italy di Chiavari, azienda del settore automotive. La settimana scorsa ho partecipato assieme agli amici del Direttivo al convegno “Modello Genova, un ponte per il futuro”, egregiamente organizzato dalla Segreteria provinciale di Genova alla cui guida c’è Antonio Apa.
Avrete già letto su queste pagine l’articolo a firma del nostro Segretario generale Rocco Palombella dove sono stati illustrati gli interventi dei relatori sia sul fronte industriale che su quello politico. La relazione d’apertura tenuta appunto da Apa ha dato il via a considerazioni sul presente e sul futuro di una città, ma mi si permetta anche di una regione, in bilico tra un oggi difficoltoso e un domani incerto, ma di un’incertezza ultradecennale che trova le sue origini nello smantellamento dell’industria manifatturiera a scapito di altri settori che di fatto non hanno permesso una reale crescita della ricchezza, bensì un impoverimento della società.

CRISI DI LAVORO
Anche nelle altre aree della Liguria abbiamo risentito della crisi, o dovrei dire delle tante crisi, che hanno portato alla decisa riduzione dei posti di lavoro. Il Tigullio, al cui centro sta Chiavari, triangolo geografico che va da Portofino a Sestri Levante la cui terza punta arriva nell’entroterra confinante col parmense, risente ancora di più della mancanza di opportunità lavorative.
Seppur con aziende quali Arinox, della sede di Fincantieri di RivaTrigoso (che grazie a una gestione oculata avrà lavoro ancora per anni) e in minima parte, perché penalizzata dalla crisi del settore auto, di Hi-Lex (purtroppo ora in cigs) le prospettive lavorative languono tanto che se non ci fosse il settore terziario guidato dal turismo più che un triangolo lavorativo sembrerebbe un triangolo delle Bermuda!
Battute a parte ho potuto constatare concretamente che il nostro sindacato rimane sempre e comunque in prima fila nel difendere i posti di lavoro cercando di creare i presupposti per stabilizzarli se non addirittura per aumentarli.

UN NOME UNA GARANZIA
Il rinnovo del contratto nazionale ha portato un aumento economico ma soprattutto serenità nelle famiglie e la firma in calce di Rocco Palombella garantisce l’attuazione di tutte le norme ivi contenute. Mi voglio quindi soffermare brevemente sulla figura del nostro Segretario generale dandovi una mia impressione.
Premetto che seppur cattolico non ho mai esercitato il culto della personalità verso alcuno e certamente non comincerò a farlo a 58 anni. Quello che però balza agli occhi è il suo modo concreto di affrontare le problematiche anche lavorative e di esporre soluzioni per uscire da esse.
Ho avuto la possibilità di incontrare per la prima volta Rocco Palombella in occasione del congresso dell’aprile 2018, che mi ha visto diventare membro del Direttivo provinciale, poi sempre a Genova un anno dopo e l’ultima volta la settimana scorsa in occasione del convegno sul futuro di Genova e della Liguria. Ebbene, l’impressione che ho avuto è stata quella di una persona che non si siede a un tavolo per fare passiva presenza, ma richiama gli interlocutori alle loro concrete responsabilità soprattutto se questi rappresentano importanti aziende nazionali. Ecco allora il suo accenno alla famosa teoria della “Fabbrica 4.0”, presunta panacea che vuol essere risolutoria a tutti i problemi di produzione quando invece abbiamo ancora fabbriche prive degli elementari presidi di sicurezza e lavoratori che ancora attendono di svolgere i corsi di formazione continua resi obbligatori dal contratto.
Finito il convegno Rocco Palombella si è intrattenuto con noi “semplici” lavoratori ed è stata forse la parte migliore perché ho potuto constatare la sua disponibilità al dialogo parlando di vari temi e trovandoci d’accordo col fatto che oggi siamo sommersi da parole che sono tutta aria fritta se non trasformate in azioni concrete.

PAROLE D’ORDINE
Come allora non pensare a quando, a inizio millennio, io e tanti di noi cominciammo a sentire parole come “mediatore culturale”; qualche anno dopo arrivò la “resilienza”, quasi una parola d’ordine da dover usare per il nuovo che avanza (altro modo di dire) tanto è vero che ce la ritroviamo oggi declinata in ogni salsa politica, e ancora la “decrescita felice” come se la crescita fosse un peccato da scontare, come se crescere non voglia dire creare ricchezza e benessere per famiglie e individui (semmai c’è un problema di redistribuzione della medesima). Infine ci siamo ritrovati a commentare col nostro Segretario il tema all’ordine del giorno della politica e cioè la famosa “transizione ecologica”, concetto tanto importante da far cambiare addirittura il nome a un ministero! Anche qui Palombella ha espresso il concetto della presenza e dell’aumento della produzione in Italia perché non si può dipendere sempre dall’estero, acciaio docet, perché se noi non saremo in grado di produrre e gestire i cambiamenti saremo sempre un passo indietro e lontani dai tavoli decisionali. E allora ben vengano sempre i richiami alla concretezza da parte del nostro Segretario generale, sicuramente ci aiuteranno in questi tempi difficili di lotte per il lavoro e la dignità. Concludo invitandolo a visitare le aziende, ma soprattutto i lavoratori del Tigullio… Rocco, noi ti aspettiamo!

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