Le relazioni industriali nell’industria metalmeccanica al centro del dibattito al Cnel 

Giovedì 25 marzo alle 11 è stata presentata al Cnel la ricerca “Le relazioni industriali nell’industria metalmeccanica. Dalla prima alla quarta rivoluzione industriale” in collaborazione con Federmeccanica. L’evento è stato trasmesso in diretta sul sito e sul canale YouTube del Cnel.
Dopo i saluti e l’introduzione del presidente del Cnel, Tiziano Treu, sono intervenuti Lorenzo Bordogna, Luciano Pero, Mimmo Carrieri per illustrare i diversi temi di cui gli stessi autori hanno scritto nel documento.

ANALISI DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI
La ricerca offre un’analisi storica delle relazioni industriali, in particolare della contrattazione collettiva nel settore metalmeccanico, considerando i diversi profili tematici inseriti in un contesto di evoluzione economica e sociale. Il periodo esaminato va dal 1973 al 2020, con qualche accenno anche al più recente rinnovo contrattuale del 5 febbraio scorso.
Ne è scaturito subito dopo un interessante dibattito con i rappresentanti delle parti sociali, con il direttore di Federmeccanica, Stefano Franchi e con il presidente, Alberto Dal Poz.
Il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, si è soffermato molto sul ruolo centrale che il Ccnl riveste nelle dinamiche delle relazioni di lavoro del settore ma non solo. “Uno strumento ancora oggi indispensabile per assicurare ai lavoratori una uniformità di diritti che altrimenti avrebbero già visto sminuire nel corso degli anni”, ha ribadito. “Lo abbiamo sempre difeso con forza rivendicando la necessità di mantenere la contrattazione su due livelli anche quando è stata messa in discussione dalla politica di turno”.

DAL “RINNOVAMENTO”…
Il documento si concentra molto sul contratto del 2016, definito da tutti quello del “rinnovamento”. I metalmeccanici sono stati lungimiranti, hanno lanciato il cuore oltre l’ostacolo per garantire ai lavoratori di un settore così strategico per il mondo industriale un welfare all’altezza della categoria conquistando strumenti indispensabili. Tra questi mètaSalute e la formazione come diritto individuale. Inoltre in quella occasione è stata lanciata la sfida di abbandonare il metodo ex ante per stabilire gli aumenti retribuitivi sperimentando la valutazione ex post sull’andamento effettivo dell’inflazione.
“Nel 2016 – ha commentato Palombella – abbiamo salvaguardato il contratto nazionale di lavoro; non era così scontato, è stato un contratto sofferto che alla fine ha rimesso al centro lavoro e diritti”. 

…ALL’IMPOSSIBILE
L’ipotesi di accordo siglata il 5 febbraio in Confindustria con Federmeccanica-Assistal viene trattato, come si può intuire, in modo più marginale nella ricerca essendo ancora in una fase embrionale, ma non sfugge a nessuno come ancora una volta i metalmeccanici siano riusciti a raggiungere una meta apparentemente impossibile. “Ci abbiamo messo 15 mesi nei quali è successo di tutto, dalla crisi pregressa alla crisi pandemica, poi la crisi sanitaria e infine quella politica, e nonostante tutto noi con tenacia abbiamo lottato per restituire ai nostri lavoratori la dignità che meritavano”, ha sottolineato il leader dei metalmeccanici della Uil.
Si tratta di un rinnovo che guarda al futuro, in particolare con la modifica degli inquadramenti professionali che erano fermi da quasi 50 anni. “Abbiamo tenuto conto dei fattori di cambiamento rispetto alla velocità e alla crescita dell’innovazione e delle nuove tecnologie interne, l’apertura ai mercati europei e mondiali – ha riconosciuto Palombella – e anche voluto imprimere un’iniezione di fiducia in un momento difficile, ma con la consapevolezza che la pandemia cesserà e noi non ci faremo cogliere impreparati”. 

ESEMPIO PER GLI ALTRI
Quello che emerge con forza nella ricerca condotta da Cnel e Federmeccanica è che anche questa volta, come nel passato, si prevede che i metalmeccanici faranno da apripista condizionando le dinamiche di altre categorie. Il Ccnl, nonostante le trasformazioni avvenute nel cinquantennio, continuano a mantenere una importanza centrale nell’intero sistema italiano di relazioni industriali. Una garanzia di pace sociale alla quale non si può rinunciare.

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