Fim Fiom Uilm in presidio al Mise per chiedere una interlocuzione sulle crisi aziendali

Si è tenuto venerdì 26 marzo il presidio organizzato da Fim Fiom Uilm sotto il Ministero dello Sviluppo economico a seguito di una mancata risposta dei Ministri Giorgetti e Orlando a una lettera unitaria spedita lo scorso 18 marzo, a un anno esatto dall’ultimo incontro al Mise.
Fim Fiom Uilm si erano autoconvocati proprio per venerdì e hanno deciso di mantenere il presidio, nonostante Giorgetti li abbia convocati comunque, ma solo in merito alla vertenza più complessa, quella sull’ex Ilva.

METALMECCANICI IN PRIMA LINEA
“Fin dallo scorso marzo – si legge nella lettera unitaria – Fim Fiom e Uilm a fronte della crisi sanitaria hanno messo in campo tutte le energie disponibili per evitare la diffusione del contagio e il blocco di attività produttive indispensabili per il funzionamento del nostro Paese.
Abbiamo messo al primo posto la salvaguardia della salute e della sicurezza di lavoratori e cittadini ma non abbiamo mai abbassato l’attenzione sui temi del lavoro. Infatti, il 5 febbraio scorso – continuano – in piena pandemia, abbiamo rinnovato il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di 1,6 milioni di metalmeccanici contribuendo a dare una iniezione di fiducia e di speranza all’intero Paese”.

CONTRIBUTO PREZIOSO
Fim Fim Uilm sono sicuri che “la crisi pandemica sarà sconfitta anche grazie al contributo generoso dei lavoratori metalmeccanici che metteranno a disposizione i propri luoghi di lavoro per essere vaccinati e far vaccinare altre persone, utilizzando l’esempio positivo dei Comitati aziendali covid tuttora operativi. L’impegno dei militanti e dei lavoratori è continuato incessantemente per l’intero periodo e non verrà meno fino a quando non cesserà l’emergenza”.
Alla crisi pandemica, però, si aggiunge quella industriale con conseguenze drammatiche sul piano occupazionale e sociale. Ecco perché il sindacato ha da subito sollecitato l’apertura di tavoli di confronto che riguardassero crisi di aziende di rilevanza nazionale e di settori strategici per la nostra economia, come automotive, aerospazio e siderurgia. A un mese di distanza dall’ultimo incontro al Mise, la situazione è drammaticamente peggiorata per tantissime aziende. 

ARCELORMITTAL
In primis la situazione dell’ex Ilva, o ArcelorMittal, che prevedeva l’ingresso di Invitalia nel capitale societario di AMI il 5 febbraio e che non è avvenuto, compromettendo il futuro del più grande sito siderurgico italiano e uno dei più grandi d’Europa. L’azienda nei giorni scorsi ha dapprima minacciato la chiusura di alcuni stabilimenti per poi ritrattare tutto il giorno dopo in seguito a una netta protesta della Uilm. Ne parliamo approfonditamente in un altro articolo su questo numero di Fabbrica società.

WHIRLPOOL
Per non parlare della Whirlpool di Napoli    dove rischiano di perdere il posto di lavoro 350 persone. Il Ministro Giorgetti ha dichiarato a mezzo stampa di star lavorando alla soluzione, ma senza alcun confronto con i lavoratori. Un atteggiamento che il Coordinamento nazionale Fim Fiom Uilm ha definito “inaccettabile”. È stata intanto inviata una richiesta di incontro all’azienda che nel frattempo prosegue sulla sua strada e, per rispondere alle richieste di mercato, mette in tensione gli stabilimenti senza rispettare il piano industriale.
Fim Fiom Uilm vogliono riaprire il confronto a partire dagli impegni che Whirlpool deve prendere nel nuovo piano. Nel frattempo la gestione dei carichi di lavoro, degli orari nonché la riorganizzazione delle produzioni nei singoli stabilimenti deve essere coerente con il quadro generale che il sindacato vuole discutere. Prosegue lo stato di agitazione che porterà, in assenza di cambiamenti, alla mobilitazione nazionale di tutti i lavoratori.

JSW STEEL ITALY PIOMBINO
I lavoratori della Jsw Steel Italy a Piombino sono in presidio permanente, con occupazione della portineria dello stabilimento, da molti giorni. Chiedono anche loro di “sollecitare un incontro al Mise con il ministro Giorgetti quale inizio di un percorso di lavoro che porti, come annunciato dal precedente Governo, all’impegno di Invitalia nella compagine aziendale”. Per Fim-Fiom-Uilm il rischio è che “si passi dall’attuale situazione di stallo a un piano sociale inclinato in cui le mancate decisioni e le scelte inaccettabili mettano in discussione sia la risalita produttiva di un settore strategico per il nostro paese quale la fornitura di materiale rotabile per Rfi, sia le prospettive di reindustrializzazione e la progressiva ricollocazione degli oltre 1.800 dipendenti”.

BLUTEC
Anche i lavoratori di Blutec sono in presidio permanente davanti ai cancelli della fabbrica, per protestare contro l’inerzia del Governo. Nonostante la richiesta di incontro, le sollecitazioni delle istituzioni locali e dei commissari straordinari, non vi è ancora risposta alcuna per trovare una soluzione definitiva alla decennale vertenza. Fim, Fiom e Uilm sollecitano nuovamente il Ministro dello Sviluppo economico a convocare urgentemente il tavolo di crisi. Oggi ci sono le condizioni affinché l’area industriale di Termini Imerese diventi un polo di attrazione di investimenti pubblici e privati e di creazione di buona occupazione, ma c’è anche il rischio che la situazione precipiti. Occorre l’impegno del Governo poiché è urgente riprendere e correggere il percorso avviato per arrivare quanto prima al rilancio industriale del sito e garantire la continuità occupazionale.

BEKAERT
Poi c’è la Bekaert, dove sebbene sia stato scongiurato il licenziamento il 9 marzo, alla scadenza della cassa integrazione straordinaria per cessazione, si è in attesa di un tavolo con il nuovo Ministro Giorgetti proprio per evitare che questo tempo venga sprecato senza alcuna soluzione.
La Uilm, infatti, con la sottoscrizione di un accordo molto sofferto, ha scongiurato la definitiva chiusura dello stabilimento e della vertenza convincendo in extremis l’azienda a richiedere le otto settimane di cassa integrazione covid ancora a disposizione. Tempo utile per far sì che possa ricostituirsi il tavolo ministeriale sospeso a causa della crisi di Governo. L’auspicio è quello che questo periodo possa essere determinante per incontrare i possibili soggetti pubblici e privati interessati e che si possa avviare finalmente la fase di reindustrializzazione dello storico stabilimento ex Pirelli di Figline Valdarno.

ALTRE CRISI AZIENDALI
Queste citate sopra sono purtroppo soltanto alcune delle vertenze che aspettano di avere una interlocuzione con il Ministero dello Sviluppo economico. L’elenco è lunghissimo: TFA (Ex-Firema), Ferrosud, Ex-Merloni, Ast Terni, Betafence, Atr, Honeywell, San Marco Industriall, LFoundry, Inderfab, Bosch, Alcar Industrie srl, Sirti, Wartsila, Piaggio Aero Industries, Bomabardier, Fonderie di Montorso, Selta spa, Cerutti Casale Monferrato, Ex-Embraco (Acc), Ids, Slim Fusina Rolling (ex-Alcoa), Fip Industrale spa, Acc (ex-Wanbao), Italtel, Keller Ex-Alcoa (Sider Alloys), Dema, Faia, Mecfond, Jabil, Softlab, Orefice gener, Cam Gruppo Dema, Iia (ex-Iribus), Mahle. 

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