Ex Ilva: basta giocare sulla pelle dei lavoratori

di Rocco Palombella

Nonostante il semaforo verde, almeno momentaneo, del Consiglio di Stato e i nostri continui solleciti per ottenere un incontro con tutte le parti in causa – Invitalia, Mise, Lavoro, ArcelorMittal, commissari – non c’è stato alcun passo in avanti rispetto all’ultimo incontro del 19 febbraio. Nel frattempo il mancato ingresso di Invitalia nel capitale di AMI previsto per il 5 febbraio, con l’immissione di 400 milioni di euro, ha reso la situazione sempre più esplosiva.

STOP AND GO
Abbiamo registrato prima un palese disimpegno da parte di AMI sulla gestione dello stabilimento, per di più l’azienda ha poi diffuso un comunicato ufficiale annunciando la riduzione al minimo della marcia degli impianti e la fermata di acciaieria 1, treno nastri 2, treno lamiere e tubificio con la conseguente e immediata messa in cassa integrazione da subito di altre centinaia di lavoratori (300 solo delle manutenzioni tra officina e magazzino), che si sarebbero aggiunti agli attuali 3mila già in cassa da oltre un anno e mezzo. La multinazionale accusava il Governo di non aver rispettato gli impegni.

LA NOSTRA PRESA DI POSIZIONE
Naturalmente c’è stata una presa di posizione molto determinata da parte nostra, con denunce esplicite sia nei confronti del Governo silente (in modo inspiegabile) che della multinazionale per la scelta grave. Ma trascorsa appena la notte tra il 19 e il 20 marzo, l’azienda ha comunicato in modo ufficiale alle rappresentanze sindacali di Taranto un totale dietrofront rispetto a quanto scritto nel comunicato del giorno prima.
Affermazioni che ci hanno lasciati stupiti, non ne conosciamo le ragioni, anche se sono facilmente intuibili. Nonostante la richiesta di mettere tutto nero su bianco, non è arrivato alcun comunicato ufficiale. Tuttavia i lavoratori che solo il giorno prima erano stati mandati a casa, sono stati richiamati a lavoro il giorno seguente aggiungendo sgomento e confusione.

CLIMA INCANDESCENTE
Il clima all’interno dello stabilimento di Taranto era già incandescente, ora è diventato insopportabile. Il tutto è avvenuto con il “colpevole” silenzio dei Ministri competenti, almeno sul piano formale, che ha accresciuto il nostro disappunto sulla mancanza di presa di posizione.
L’unica nota ufficiale arrivata è stata la lettera di Arcuri che, a nome di Invitalia, si discolpa dai ritardi additando il Ministero dell’Economia e delle Finanze che non avrebbe provveduto a compiere gli atti necessari per formalizzare l’ingresso di Invitalia in AMI.
Nel frattempo, a fronte di una nostra reiterata richiesta a Giorgetti e Orlando sulle drammatiche crisi aziendali nei diversi settori metalmeccanici ci siamo autoconvocati al Mise per venerdì 26, alle 10. Tuttavia il Ministro ha pensato bene di convocarci lo stesso giorno alla stessa ora, ma per parlare solo ed esclusivamente della vertenza ex Ilva. Per questo motivo abbiamo deciso di confermare il presidio sotto lo stesso Ministero, dove ci siamo recati con circa 100 rappresentanti sindacali per chiedere a Giorgetti di aprire tavoli di confronto su tutte le crisi aperte che necessitano di un serio confronto e di soluzioni immediate.

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