Coronavirus: cosa succede nei territori

Come promesso continua il nostro appuntamento settimanale per avere un quadro puntuale della situazione che vivono i territori italiani colpiti dall’emergenza Coronavirus. Grazie ai resoconti dei responsabili e coordinatori regionali andiamo a leggere cosa accade, quali sono le specificità e quali le iniziative sindacali che si stanno portando avanti. Il report riguarda le settimane dal 30 marzo al 3 aprile.

LOMBARDIA
Si iniziano a vedere i risultati delle misure più restrittive, in particolare nell’ultima settimana. Nelle nostre strutture territoriali, infatti, recentemente non si sono verificati nuovi casi di contagio e l’unico collega a oggi ancora ricoverato è in sostanziale fase di lento ma graduale miglioramento.
Le richieste di apertura della procedura di cassa integrazione ordinaria per Covid-19 a oggi pervenute nelle nostre strutture sono in totale 17.305 su tutto il territorio.
Per quanto riguarda le segnalazioni inviate alla prefettura, in questultima settimana risultano esserci a Bergamo/Cremona per lazienda Arvedi e a Lecco/Como per lazienda Sisme, dove sono stati fatti gli scioperi e si è raggiunto laccordo per le attività essenziali e lazienda Fiocchi Munizioni che risulta il codice Ateco per fornitura allesercito, ma prosegue la produzione anche per attività non essenziali.
In tutti gli altri territori non mi sono state segnalate altre segnalazioni in merito. A oggi le aziende che sono rimaste aperte nella stragrande maggioranza fanno quasi tutte parte delle aziende ricomprese nella nuova lista Ateco e quindi considerate essenziali e non risultano, al momento, casi particolari in contrasto con quanto previsto dal Decreto e dall’Ordinanza di Regione Lombardia.
Negli ultimi giorni, sono iniziate forti pressioni per la ripresa delle produzioni, in modo particolare sui territori di Bergamo e Brescia.
A Bergamo la maggior parte delle richieste sono state evase con consultazione sindacale agendo sulla volontarietà dei lavoratori, nota dolente invece per quanto riguarda la Lucchini, dove, dopo nonostante un serrato confronto tra le parti è stato impossibile raggiungere un accordo e la Direzione aziendale procederà unilateralmente al richiamo dei lavoratori con conseguente rottura delle relazioni industriali e la proclamazione di sciopero da parte di Fim, Fiom e Uilm territoriali, fino al 13 aprile.
Sarà indispensabile, nei prossimi giorni, aprire un dialogo con le controparti datoriali e il governo per definire la graduale ripresa delle linee di produzione con il rispetto da parte di tutti delle condizioni di sicurezza minime da garantire ai lavoratori partendo dallobbligatorietà del rispetto del protocollo dintesa che dovrà essere parte integrante di un Decreto del Presidente del Consiglio.
In Lombardia il tessuto produttivo è composto di grandi aziende, piccole aziende ma soprattutto da piccolissime e artigiani dove queste ultime saranno ancora più in difficoltà in quanto a oggi risulta ancora impossibile riuscire a rifornirsi semplicemente delle mascherine protettive omologate.
Molte realtà che con responsabilità sociale hanno intrapreso la scelta di chiudere sin da subito, a volte anche in maniera anticipata rispetto ai blocchi, dovrebbero essere messe in condizione di ripartire anche provando a immaginare aiuti pratici del governo e per il tramite della protezione civile e dellesercito al fine della sanificazione degli ambienti di lavoro e la fornitura di mascherine, termometri, gel sanificanti ecc. Il tutto in sostituzione di soldi a cascata.

PIEMONTE
Le aziende stanno sostanzialmente utilizzando la Cigo o gli altri strumenti messi a disposizione. C’è un dato che emerge e va sottolineato che riguarda l’aumento delle richieste ai Prefetti delle riprese, anche parziali, delle attività produttive. A tal riguardo, il Prefetto di Torino rimarca: “Troppe aziende aperte nonostante i divieti. A molte manca il collegamento con le filiere, la cui attività come è noto, è consentita, mentre queste, dovevano restare chiuse e non dovevano produrre neanche la documentazione per continuare l’attività”.
A tal riguardo è aumentata l’attività ispettiva e di controllo.
Da segnalare un progetto promosso dal Politecnico di Torino e dagli altri atenei torinesi sulla ripartenza del Paese, in sicurezza, appena l’emergenza sarà passata.
Nei prossimi giorni, verrà prodotto un primo elaborato messo a punto dagli esperti del gruppo di lavoro per la ripresa in alcuni settori produttivi.

EMILIA-ROMAGNA
A Bologna si segnalano circa 2.500 FSBA e 1.400 Cigo. A Ferrara si segnalano circa 1.000 FSBA e 440 Cigo. Ci sono situazioni dove non si riescono a ottenere l’anticipo del pagamento Inps e i ratei degli istituti indiretti e differiti.

A Parma si vede un forte incremento degli ammortizzatori sociali. Tutto il comparto dell’artigianato è completamente fermo, il dato è di circa 200 sospensioni al giorno. Le aziende dell’industria hanno utilizzato ferie e riduzione dell’orario di lavoro. Un dato positivo comunque c’è ed è quello dell’utilizzo dello smartworking: quasi all’85%. Solo in un’azienda è stato proclamato lo sciopero per tre giorni.

A Piacenza si registra un importante e costante flusso di richieste FSBA del settore artigianale, i verbali a oggi sono 730 e i lavoratori coinvolti sono circa 3.500, di diversi settori. Si sono verificate diverse aperture di attività con numeri ridotti. Le richieste di cassa emergenza Covid-19 sono di 70 aziende e sono interessati circa 6000 dipendenti. Alla prefettura locale sono pervenute circa 1.300 richieste di riaperture aziendali, e questo preoccupa molto i lavoratori.

A Reggio oltre il 90% delle aziende metalmeccaniche si è fermato utilizzando la cassa integrazione. Operativamente parlando stiamo continuando ad avallare richieste di FSBA e casse integrazioni tutto giorno.
A oggi sono molto poche, anzi pochissime, le aziende dellindustria che non stanno riconoscendo lanticipo del trattamento salariale e la maturazione integrale dei ratei di ferie permessi e tredicesima. Alcune grandi aziende hanno mantenuto presidi minimi al lavoro.
Qui è iniziato il “valzer” dei codici Ateco: al prefetto sono arrivate oltre 2.300 autocertificazioni di aziende che intendo ripartire, di queste circa 150 (di cui circa una cinquantina metalmeccaniche) hanno avuto lok del prefetto.
Per quanto riguarda lemergenza sanitaria, sul territorio permane una situazione complessa in continua crescita. Reggio Emilia, ormai prima per numeri in Emilia Romagna, procede con una media giornaliera di 160/170 contagiati e circa 10/15 vittime.

A Modena, con la chiusura delle principali aziende della provincia e la partecipazione a tutte le videoconferenze previste, si è quasi completato lelenco delle società del settore metalmeccanico che hanno avviato ammortizzatori sociali legate allemergenza Covid-19.
Purtroppo oltre 4.500 imprese hanno richiesto la deroga dal fermo facendo ricorso alla Prefettura e questo sicuramente dalla prox settimana si vedranno gli effetti di quanti torneranno al lavoro, speriamo non tali da vanificare i sacrifici. Nella provincia si stanno attivando per le mascherine e c’è una gran voglia di ritorno alla normalità.
A Rimini già da domenica 22 marzo, dopo l’emanazione della prima versione della lista delle attività strettamente necessarie, sono stati intrapresi i primi contatti con gli amministratori di alcune delle realtà più importanti del territorio.
Come previsto si registrato un aumento esponenziale delle richieste di ammortizzatori sociali nell’industria, mentre dall’artigianato per l’FSBA, hanno continuato senza sosta sin dall’inizio della crisi.
I gruppi industriali più importanti del territorio – su tutti Scm Group, Robopac e Celli Group – sotto rigida indicazione di Confindustria hanno concesso solo l’anticipo della cigo mentre hanno rifiutato la richiesta delle oo.ss per la piena maturazione dei ratei.
Nonostante sia stato sottoscritto il protocollo bancario per l’anticipo degli ammortizzatori, al momento a Rimini e provincia le aziende che hanno concesso l’anticipo restano fortunatamente un discreto numero.
Continua l’attività del tavolo di monitoraggio in prefettura.
Come Uilm abbiamo segnalato un paio di aziende che hanno parzialmente riaperto, ma con dei forti dubbi sul pieno rispetto del protocollo sanitario.

A Ravenna la situazione è la seguente: aziende artigiane che hanno richiesto il trattamento FSBA-Covid 19 sono 385 per 2.352 addetti; aziende Industria PMI\Industria che hanno richiesto CIGO-Covid 19 sono 202 ditte per 7.930 addetti; aziende Industria che hanno richiesto CIG in Deroga Covid 19 sono 2 ditte per 7 dipendenti.
FIM-FIOM-UILM a livello provinciale hanno redatto un protocollo comune di richieste da indirizzare ai consulenti nella fase di consultazione sindacale.
La posizione dei metalmeccanici ha irritato i consulenti del lavoro e le organizzazioni datoriali hanno iniziato a sostenere che non è necessario l’accordo sindacale, lamentando anche l’impossibilità di svolgere tutte le consultazioni sindacali richieste. I buoni rapporti hanno permesso di trovare una quadra e solo in 19 casi la Uilm non ha firmato accordi perché non presente l’anticipo.
Nell’artigianato metalmeccanico la situazione è critica perché l’FSBA non prevede l’anticipo e i tempi di pagamento saranno probabilmente lunghi.

A Forlì la situazione è la seguente: Electrolux, cigo per 914 lavoratori fino al 10 Aprile 2020 con causale Covid-19; Marcegaglia Specialties, cigo per 438 lavoratori fino al 3 Aprile 2020 causale Covid-19; Bonfiglioli Spa, cigo causale Covid-19 per 684 lavoratori fino al 3 Aprile 2020; Fiorini Spa, cigo per 174 lavoratori fino al 3 Aprile 2020; Aurel Spa, cigo a rotazione per Covid-19 che riguarda 82 lavoratori, ma facendo parte di filiera essenziale alcune fondamentali linee di produzione sono ripartite e i lavoratori posti contemporaneamente in cassa non superano mai il 30% della forza lavoro complessiva; Fidia Spa, crisi preesistente a emergenza Covid, hanno codice Ateco che gli consente di tenere aperto, 54 lavoratori in CDS al 60% causa crisi automotive e aerospace; Rinieri Srl, cigo per 108 lavoratori a rotazione fino al 10 Aprile, causale Covid-19, hanno però alcuni codici Ateco che gli consentono di tenere attive diverse linee di produzione, pertanto, i lavoratori posti in cigo a rotazione, non superano quai mai il 20% della forza lavoro complessiva.

FRIULI VENEZIA-GIULIA
In evidenza il numero esoso di richieste di ricorso alla cigo per Covid-19 e l’azione in progress della presa in carico delle Prefetture per far fronte alle richieste delle aziende di prosecuzione dell’attività lavorativa.
Richieste prevenute Territorio di Pordenone 233 (di cui 138 aziende sopra 15 dip). Territorio di Udine, richieste pervenute 235. Nel territorio di Trieste e Gorizia sono oltre le 200 le procedure di consultazione attivate.
Sono progressivamente incrementate anche le richieste di FSBA da parte delle aziende Artigiane.
Si evidenzia sostanzialmente l’orientamento generale di anticipo delle provvidenze della cigo, molte saranno le aziende di piccole/medie dimensioni che non avranno la liquidità per anticipare la Cig.
Non sono mancati al riguardo, tentativi di disporre il pagamento diretto della Cig anche laddove vi è palese possibilità economica di sostenere i lavoratori in difficoltà, fenomeno per ora arginato che non ha trovato la disponibilità alla sottoscrizione di accordi.
Merita sicuramente attenzione e una riflessione la situazione relativa le richieste di prosecuzione delle attività produttive pervenute alle Prefetture. Sono oltre 1100 le richieste pervenute a Pordenone, di cui solo 5 autorizzate. Nel Territorio di Udine le richieste sono state circa 550. Sono invece 250 le richieste pervenute per Trieste di cui protocollate 156, stesso numero per Gorizia.
Esiste qualche defezione nel territorio di Udine dove qualche importante gruppo ha deciso la riapertura delle attività in modo più strutturato, in merito a ciò le strutture territoriali locali di Uilm, Fim e Fiom hanno proclamato lo stato di agitazione chiedendo l’intervento della prefettura.

TOSCANA
Dopo Arezzo – dove in ABB in modo unitario ci siamo rivolti al Prefetto per ridurre quanto rimasto in attività – anche a Lucca, nel cantiere Benetti, abbiamo chiesto l’intervento del Prefetto.
Sempre a Lucca KME sta minacciando di spostare la produzione in Germania, se quanto prima non ripartiamo. Alla Piombino Logistica, siamo in attesa del pronunciamento del Prefetto.
Per il restante dei territori stiamo gestendo in modo unitario e in concertazione con le aziende.
In ogni caso l’intervento dei Prefetti di Lucca ed Arezzo ha permesso di normalizzare nell’ultima settimana i rapporti in KME e in ABB: la prima ha fermato, così come il cantiere navale Benetti a Viareggio. ABB ha ridotto le presenze. Il Prefetto di Livorno ha ritenuto la Piombino Logistica fra le aziende da non fermare. Con la Direzione stiamo quindi gestendo in concertazione e nella massima sicurezza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *