Coronavirus: stop fabbriche fino al 22 marzo per sicurezza lavoratori

Un’emergenza e una sfida “senza precedenti” la definisce Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, quella causata dalla diffusione del Coronavirus che ha già colpito duramente il Nord Italia, cuore economico e produttivo del Paese, con oltre diecimila contagiati e circa mille di morti.

STOP FABBRICHE
Con la propagazione del virus su tutto il territorio nazionale e dopo i provvedimenti adottati dal Governo, in tutte le realtà produttive dell’industria metalmeccaniche si sono svolti incontri tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli aziendali per cercare soluzioni al fine di tutelare la salute e sicurezza dei lavoratori.
Fim, Fiom e Uilm il 12 marzo, tramite un comunicato unitario, hanno richiesto la fermata delle fabbriche fino al 22 marzo per applicare le misure sanitarie di contrasto al Covid-19.
Una decisione che arriva dopo giorni in cui le organizzazioni sindacali hanno “provato a non bloccare le produzioni, cercando le soluzioni più adeguate, consapevoli dei costi umani ed economici, a partire dalla Lombardia e dalle altre aree più colpite, ma la gran parte delle aziende non sono ancora del tutto preparate a gestire questa emergenza” e “i lavoratori sono giustamente spaventati”.
Data la difficoltà generalizzata a “un’esatta e puntuale applicazione nei luoghi di lavoro delle misure sanitarie prescritte dal Governo, a cui chiediamo norme chiare e cogenti per le imprese, e l’oggettiva penuria di dispositivi di protezione individuale utili a prevenire i contagi”  Fim, Fiom, Uilm ritengono “necessaria una momentanea fermata di tutte le imprese metalmeccaniche, a prescindere dal contratto utilizzato, fino a domenica 22 marzo, al fine di sanificare, mettere in sicurezza e riorganizzare tutti i luoghi di lavoro”. Sono escluse, spiegano le tre organizzazioni metalmeccaniche, “le aziende che svolgono servizi pubblici essenziali e quelle che producono materiali sanitari, nonché i lavoratori, adeguatamente protetti, che garantiscono la salvaguardia degli impianti e quelli già collocati in smart working”.
Fim, Fiom e Uilm chiedono “di concordare fermate produttive “coperte” innanzitutto con strumenti contrattuali o con eventuali ammortizzatori sociali ove previsti dalla normativa” e “in mancanza di ciò dichiarano sin d’ora l’astensione unilaterale nazionale nell’intero settore merceologico, a prescindere dal Contratto utilizzato”. A copertura di questo viene dichiarato uno sciopero per tutte le ore necessarie.
Le tre sigle metalmeccaniche sottolineano come “eventuali periodi di fermata inferiori potranno essere concordati con la rappresentanza sindacale o con le organizzazioni sindacali territoriali previa verifica dell’adozione di tutte le misure sanitarie possibili”.

UNITI VINCEREMO
“Le battaglie e le lotte sono nel nostro Dna e questa volta siamo di fronte a un nemico invisibile, subdolo, che si diffonde rapidamente e con estrema facilità” scrive il leader Uilm in una lettera aperta a tutti i lavoratori. “Questa è una battaglia che dobbiamo vincere in tempi brevi per salvare il nostro Paese e la nostra comunità” aggiunge il Segretario generale Uilm, spiegando come “sono convinto che anche questa volta ce la faremo, senza distinzione tra Nord e Sud, giovani, anziani e bambini, uomini e donne”.
Un impegno in prima linea del sindacato che Rocco Palombella ha voluto ribadire per “salvaguardare la sicurezza sui luoghi di lavoro e difendere l’occupazione”. Oggi, scrive Palombella, “la sfida è più dura che mai” ma, per superare questa emergenza “abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a utilizzare diverse modalità di lavoro come lo smart working, nonché a confrontarci con le imprese per organizzare la produzione nel modo più sicuro possibile”. Un lavoro quotidiano che, spiega,  “interessa ogni livello dell’organizzazione sindacale, dalle Rsu fino alla Segreteria nazionale”. 

“Noi”, conclude il leader Uilm, “non faremo mancare la nostra presenza, la nostra vicinanza e la richiesta di interventi al Governo, per migliorare la normativa sugli ammortizzatori sociali per far fronte a questa fase emergenziale, evitando la perdita dei posti di lavoro e per salvaguardare il salario dei lavoratori”

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