Cresce l’industria: ITS a garanzia del lavoro

di Giuseppe Danza

Il fatturato dell’industria a marzo aumenta del 0,3%, dato dovuto a una contenuta flessione del mercato interno (-0,3%) e di un sostenuto aumento di quello estero (+1,5%), mentre gli  ordinativi registrano un incremento congiunturale del 2,2%. Nel primo trimestre l’indice complessivo è cresciuto dello 0,9% rispetto all’ultimo trimestre del 2018. Corretto per gli effetti di calendario il fatturato totale cresce in termini tendenziali dell’1,3%, con incrementi dello 0,2% sul mercato interno e del 3,5% su quello estero. “Secondo l’Istat anche a marzo l’industria italiana continua a crescere – sottolinea il vice premier Luigi Di Maio sui social – Non è più il tempo degli slogan, ma quello del lavoro”.

ITS BATTONO UNIVERSITÀ
E se l’industria in Italia riprende (lentamente) a crescere, gli istituti tecnici specializzati, valide alternative al percorso universitario, rappresentano oggi la scelta migliore per inserirsi nel mondo del lavoro: a dirlo è un monitoraggio del Miur-Indire. Basti pensare che l’80% dei diplomati trova occupazione a un anno dal diploma e nel 90% dei casi si tratta di un lavoro inerente al percorso scolastico conseguito. È un dato che spicca in un Paese come il nostro in cui l’occupazione giovanile è al 30,2%, ancor peggio se si considera che nei vari settori che orbitano intorno agli studi tecnici circa un terzo delle aziende ha difficoltà a reperire figure professionali tecniche a causa dello scarso rapporto domanda/offerta.

I DATI RACCOLTI DAL MIUR-INDIRE
Il segreto del successo degli Its è che questi istituti formano i ragazzi a un vero e proprio mestiere, oltre che a sposarsi perfettamente con le reali esigenze delle aziende. Sui 139 percorsi analizzati dal monitoraggio è risultato che il 70% dei docenti provenisse dal mondo del lavoro, fattore che aiuta fortemente i maturandi. Ma non solo: nel 40% dei casi i partner degli Its sono aziende che assumono i ragazzi specializzati, spesso con contratti stabili. C’è, purtroppo, un “ma”. Nel nostro Paese gli iscritti agli Its sono circa 13mila, contro i quasi 800mila in Germania, i circa 530mila in Francia, i 400mila in Spagna o i 270mila nel Regno Unito. In più, sempre dalla ricerca Miur-Indire, 74 ITS sono risultati vere e proprie eccellenze, focalizzate soprattutto nelle regioni del Nord, mentre i restanti istituti sono risultati in parte mediocri e 32 addirittura insufficienti, concentrati in Calabria, Sicilia e Sardegna.

OCCORRONO INVESTIMENTI
Quest’anno gli ITS riceveranno 32 milioni di euro di finanziamenti statali, a cui si aggiungono altri 50 dalle regioni. Per Giovanni Biondi, presidente di Indire, “gli Its sono il canale formativo che ha maggiore successo occupazionale in Italia ma adesso occorre spingere le Regioni a fare una manutenzione efficace del sistema. Ci sono fondazioni che non erogano corsi da tre anni, e percorsi inseriti nell’area critica per lo stesso periodo. Bene, quindi, premiare i migliori, ma si dovrebbe prevedere anche la chiusura per gli altri”. Ancor più deciso il commento di Gianni Brugnoli, vice presidente di Confindustria per il Capitale umano: “Il monitoraggio 2019 manda un messaggio chiaro a famiglie e studenti. Chi sceglie un Its ha la garanzia di trovare subito un lavoro e di trovarlo coerente con il proprio percorso formativo. Ci sono però dei problemi da risolvere. Bisogna analizzare ai raggi X i percorsi critici e capire come migliorarli. Serve inoltre ragionare insieme su come potenziare ulteriormente i percorsi con elevati standard di qualità”. Esempio lampante delle capacità di un vero ITS in chiave Industry 4.0 è l’Its Umbria Academy di Perugia e Foligno, dove gli studenti si sono dilettati alla reingegnerizzazione di un drone attraverso l’utilizzo di software di progettazione, stampanti 3D e telemetria laser. “L’obiettivo – spiega il direttore dell’istituto – è far confrontare gli studenti con le più evolute tecnologie per avvicinarli, rapidamente, al mondo del lavoro”. Ma investire sui migliori istituti, secondo Brugnoli, è anche strategico per l’economia del nostro Paese: “Il numero annuale di diplomati Its – afferma il vice presidente di Confindustria al Capitale umano – è ancora basso, poco più di 2.600 persone. Ne servono almeno 20mila soltanto per rispondere all’emergenza di competenze delle nostre imprese nei prossimi 12 mesi”.

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