Metalmeccanici per il lavoro e lo sviluppo

I metalmeccanici di Fim Fiom e Uilm tornano in campo uniti in uno sciopero generale nazionale dopo 14 anni. E lo faranno il 14 giugno 2019 in contemporanea in tre grandi città d’Italia: Milano, Firenze e Napoli. Intanto già dal 3 maggio sono partite le assemblee nelle fabbriche con i lavoratori per spiegare le motivazioni che hanno spinto le tre sigle sindacali a scendere in piazza.

UN PAESE FERMO
“Abbiamo discusso a lungo e deciso che era necessario in questo momento far sentire la protesta dei metalmeccanici tutti assieme di fronte alle emergenze di un Paese fermo, che subisce il degrado industriale – ha spiegato Rocco Palombella alla stampa nel corso degli Esecutivi unitari tenutisi in via Rieti il 2 maggio scorso – E questo dipende dalle scelte che governo e imprese devono realizzare”.
Palombella sarà a Firenze il 14 giugno, a lui sono infatti affidate le conclusioni della manifestazione che si svolgerà nella piazza del capoluogo toscano. Secondo il leader della Uilm, “nella legge di Bilancio e nel Def non ci sono investimenti su imprese e infrastrutture e non c’è una politica tesa a salvaguardare le retribuzioni, abbassando le tasse e favorendo così la ripresa dei consumi”. La situazione delle imprese è “drammatica” e la cassa integrazione “sta riesplodendo”.

I NUMERI PARLANO CHIARO
I recenti dati confermano purtroppo la tendenza negativa del settore. La produzione industriale è in ribasso del 5,5%, si tratta della diminuzione tendenziale più forte dal 2012 e nel mese di dicembre gli ordini crollano del 7%. Nello specifico, la produzione manifatturiera registra un risultato negativo pari a -2,4%; la metallurgia – 2,3%, l’elettrodomestico -5,1%, i macchinari e le attrezzature -2,2% e l’elettronica -2,2%. La produzione nel settore auto ha registrato un calo del 19,4% su base annua di cui nel solo mese di novembre registra un calo dell’8,6%.

SISTEMA INIQUO
Alcune scelte del governo – spiegano le tre federazioni – rischiano di “accentuare una condizione economica, sociale e industriale e dalla prospettive particolarmente critiche”. Il decreto Dignità non ha prodotto i risultati auspicati e gli effetti della precarietà continuano a scaricarsi sui lavoratori. Quota 100 non modifica strutturalmente la legge Fornero e non interviene su un sistema “iniquo e ingiusto”, soprattutto per i lavoratori precoci e per quanti fanno lavori usuranti. Il taglio del contributo Inail va nella direzione contraria a un piano di investimenti per garantire la salute e la sicurezza di chi lavora. I condoni fiscali sono “l’ennesimo schiaffo ai lavoratori, ai pensionati e ai contribuenti onesti”.

La locandina ufficiale

LE RICHIESTE
Fim, Fiom e Uilm chiedono quindi la riduzione delle aliquote Irpef sul lavoro dipendente; l’aumento dei salari; l’incremento degli investimenti pubblici e privati nei settori strategici; la reindustrializzazione delle aree di crisi; lo sviluppo di infrastrutture energetiche, digitali e dei trasporti; il contrasto alla “controriforma” del codice degli appalti; investimenti nella salute e sicurezza; la riforma degli ammortizzatori sociali; l’incentivazione di contratti di solidarietà “espansivi”; il sostegno al piano Impresa 4.0, formazione e istruzione; lo sviluppo di forme di partecipazione dei lavoratori. Infine, leggi per l’applicazione “erga omnes” dei contratti e la rappresentanza dei lavoratori, recependo quanto previsto dagli accordi interconfederali e di categoria.
“In Italia – hanno fatto notare i sindacalisti – il contratto collettivo ha una copertura enorme e nella paga oraria bisogna considerare anche le altre voci comprese, dalle ferie ai permessi, agli aumenti per i turni e gli scatti al tfr. Con il salario minimo per legge vi sarebbe il rischio che le aziende escano dal contratto collettivo firmato con i sindacati”.

LE MANIFESTAZIONI UNITARIE
L’ultima manifestazione unitaria nazionale dei metalmeccanici, con 8 ore di sciopero, risale al 2 dicembre 2005, a piazza san Giovanni a Roma, all’epoca del governo Berlusconi. La mobilitazione era per il rinnovo contrattuale, ma tra le richieste vi era anche la regolamentazione del mercato del lavoro per ridurre la precarietà e rendere più stabili i rapporti di lavoro. Nel 2007 e nel 2008 vi sono stati scioperi e manifestazioni regionali e territoriali a sostegno del rinnovo contrattuale, così come avvenuto nel 2016 per l’ultimo contratto.

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