Luci e ombre della siderurgia italiana

di Guglielmo Gambardella

Lo scenario del settore dell’acciaio dei metalli in Italia si conferma essere ancora molto eterogeneo. Al persistere di situazioni di grande incertezza (come l’ex Ilva, Aferpi-Piombino e Sider Alloys di Portovesme, solo per citarne alcune) si registrano, invece, realtà industriali le cui prospettive sembrano essersi consolidate per poter reggere meglio la competizione globale futura.

(EX) ILVA
La neo ArcelorMittal, dopo l’accordo del 6 settembre fra AM e sindacati, e il successivo subentro della multinazionale alla gestione commissariale, entra finalmente nella gestione e nella realizzazione dei Piani Industriale e Ambientale; la prima fase di selezione dei primi 10.700 lavoratori è avvenuta senza con non poche difficoltà per una “inadeguata” riorganizzazione del lavoro e delle attività di supporto alla produzione a cui si sta provando a trovare rimedio, in questi giorni, effettuando incontri e verifiche sito per sito, reparto per reparto.

AFERPI
Aferpi (ex Lucchini) di Piombino e i suoi 2mila lavoratori, dopo il subentro di Jindal alla gestione algerina di Cevital, sono ancora in attesa della decisione, ferma e convinta, della realizzazione dei due forni elettrici per la ripresa della produzione di acciaio colato. La ripresa (a singhiozzo) dei soli treni di laminazione e rotaie non è sufficiente a garantire il lavoro per tutti e per l’intero indotto piombinese. Si attende che il governo convochi la proprietà per poter capire le vere intenzioni rispetto agli annunci delle linee guida del Piano industriale.

SIDER ALLOYS
Stessa sorte per Sider Alloys, subentrata ad Alcoa da oltre nove mesi nella proprietà dello smelter del Sulcis. Il Piano Industriale definitivo per il riavvio degli impianti per la produzione dell’alluminio (unico impianto in Italia) annunciato lo scorso febbraio tiene ancora col fiato sospeso i 500 lavoratori sardi, dopo numerosi rinvii per la sua presentazione.

ALTRE REALTÀ
Ci sono poi realtà come quella di AFV Beltrame, Acciai Speciali Terni o Arvedi (anche in questo caso solo per citarne alcune) che nell’anno passato hanno registrato performance eccellenti.

L’AST di Terni si avvia, dopo una pesantissima ristrutturazione con l’accordo del 2014, a concludere l’anno fiscale 2017/2018 (a giorni la presentazione dei dati ufficiali) con un utile superiore ai 100 milioni di euro e una produzione di poco superiore a 1 milione di tonnellate; a fine novembre sono stati pianificati gli incontri tra la direzione aziendale e i sindacati per la presentazione del nuovo Piano Industriale, nell’ambito della riorganizzazione del gruppo ThyssenKrupp e per il rinnovo del contratto integrativo aziendale di secondo livello.

Beltrame, dopo aver chiuso l’anno 2017 con un Ebitda pari a 86 milioni di euro, ha annunciato che anche per l’anno 2018 prevede di raggiungere un risultato positivo superiore a quello dello scorso anno (addirittura a tre cifre); nonostante gli eccellenti risultati economici però, in Beltrame persiste, per le condizioni strutturali di mercato, una sovracapacità produttiva che il management ha annunciato di voler gestire con soluzioni condivise con i sindacati.

In questo panorama anche Arvedi, nell’anno 2017, ha fatto registrare risultati da record: volumi di produzione che hanno superato i 4 milioni di tonnellate e ricavi consolidati a 2.854 milioni di euro, in crescita di circa il 29% rispetto all’esercizio precedente. A Trieste cresce l’insofferenza della cittadinanza nei confronti della Ferriera di Servola, strumentalizzata dalla politica locale che invece di favorire le attività industriali vorrebbe orientare l’area verso lo sviluppo della logistica. 

IL 2019
Ma tutto questo non ci lascia tranquilli: i produttori siderurgici hanno già manifestato, nelle diverse riunioni di informative annuali con i sindacati, un’incertezza che potrebbe derivare, per l’anno 2019, dall’aumento dei prezzi di alcuni fattori di costo. Il fattore più critico è rappresentato dal costo degli elettrodi. Il governo cinese ha chiuso decine di fabbriche produttrici di elettrodi per ridurre l’inquinamento ambientale, facendone crescere in modo esponenziale i prezzi e rendendone addirittura problematica la disponibilità sul mercato. Gli altri fattori di costo, secondo quanto riportato dai produttori siderurgici, in continua crescita sono: i prezzi delle ferroleghe, i refrattari, i trasporti e l’energia. Uno scenario che si è già concretizzato nel primo semestre 2018 e si sta confermando per tutto l’anno in corso.

INCERTEZZA ECONOMICA E POLITICA
Nel 2018 il mercato italiano ha registrato una certa sofferenza per l’incertezza economica e politica in essere nel nostro Paese, acuitasi nella seconda parte dell’anno. Il mercato del “tondo” in Italia è praticamente fermo per la persistente crisi del settore dell’edilizia. All’estero la situazione è per vari motivi migliore, anche se l’incertezza economica e politica globale rende il quadro particolarmente incerto. C’è stata una ripresa dei volumi in Europa e di conseguenza anche i produttori italiani ne hanno beneficiato.

NUOVE SFIDE
Per le aziende siderurgiche la gestione del prossimo anno rappresenterà una sfida molto più impegnativa e complessa rispetto al passato. La perdurante incertezza economica e politica nazionale e internazionale, la politica dei dazi americani ed europei (di cui oggi è difficile prevedere gli sviluppi e gli effetti), il brusco rallentamento dell’economia italiana e tedesca, l’ulteriore certa esplosione dei fattori di costo, rappresenteranno una seria minaccia. Si prevede, dunque, almeno all’inizio dell’anno, un possibile rallentamento generale del mercato siderurgico.
La Uilm continuerà ad avere un occhio vigile sul settore a salvaguardia delle industrie e dell’occupazione di questo strategico asset della nostra economia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *