DEMA: la crisi e le prospettive del Gruppo

di Guglielmo Gambardella

Quello che si è svolto nella giornata di ieri, 7 settembre, è stato l’ennesimo incontro di verifica della tragica vertenza DEMA che si trascina da troppi anni insieme a tante altre vertenze irrisolte al dicastero dell’ex Sviluppo Economico. DEMA (Somma Vesuviana e Brindisi), CAM (Paolisi) e DAR (Brindisi) sono le aziende interessate dalla crisi che a partire dall’anno 2012 hanno visto un costante decremento del fatturato complessivo del gruppo passando da 62 a 16 milioni di euro consuntivati nel 2021 e una riduzione dell’organico da circa 800 dipendenti agli attuali 560 circa.

COLPO DI GRAZIA
Una storia industriale che risale al 1993 anno in cui fu aperto il primo stabilimento a Somma Vesuviana e che ha visto nel tempo l’ampliamento della capacità produttiva e acquisizioni di commesse da parte di grandi clienti, come Boeing e Airbus, e l’alternarsi di continue ristrutturazioni per far fronte alle difficoltà operative e di gestione del business. Poi, come per tutto il settore aeronautico, il colpo di grazia è stato rappresentato dalla pandemia nel 2019 e dalla conseguente crisi del traffico aereo che hanno segnato pesantemente il destino del gruppo aeronautico campano-pugliese.
In attesa dell’omologa del piano concordatario prevista entro il mese di dicembre di quest’anno, nella giornata di ieri al MiMIT, è stato finalmente svelato il piano industriale e Concordatario da tempo richiesto dalle organizzazioni sindacali.

UNA SCELTA DOLOROSA
Riteniamo che la proposta di ristrutturazione degli azionisti del fondo di investimento inglese Bybrook (gruppo Mediobanca) con la prevista chiusura del sito di Brindisi sia una scelta “dolorosa” sul piano sociale e che la possibile cessione del sito di DAR sia industrialmente incomprensibile; soluzione necessaria secondo i vertici aziendali per poter continuare ad avere una prospettiva ma condizione inaccettabile per la Uilm come dichiarato nel corso dell’incontro.
Eppure, come abbiamo sempre sostenuto come Uilm, le difficoltà dell’azienda sono da attribuire esclusivamente a una inappropriata capacità manageriale che negli anni ha “sperperato” importanti risorse, non ha saputo valorizzare le enormi competenze e professionalità ed è stata incapace di cogliere e consolidare le grandi opportunità di mercato.

IL PREZZO PAGATO DAI LAVORATORI
Purtroppo, il prezzo dell’incapacità dei manager (profumatamente pagati) che si sono alternati negli anni è stato pagato dai lavoratori con il massiccio utilizzo di ammortizzatori sociali.
Oggi, dopo il superamento della fase Covid, si aprono delle opportunità con l’esplosione della mobilità e con una previsione di crescita del traffico aereo che comporterà un incremento della flotta globale, con consegne di nuovi aeromobili che dai 25.760 del 2020 ai 38.189 velivoli nel 2032 (fonte Oliver Wayman-Global Fleet and MRO market forecast 2022-2032).
Per tali ragioni abbiamo sollecitato i rappresentanti aziendali e quelli del dicastero ad adoperarsi per individuare un soggetto industriale capace di rilanciare l’intero gruppo aeronautico ed evitare lo “spezzatino” industriale. Continueremo a seguire con attenzione l’evoluzione della vertenza e la prossima convocazione da parte del ministero delle imprese e del Made in Italy.

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