L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

abbiamo iniziato le Assemblee unitarie in preparazione delle quattro ore di sciopero previste nelle giornate del 7 e del 10 luglio, divisi tra Nord e Sud. Sono stato ad Ancona, nelle Marche, questa settimana e sarò in Emilia-Romagna e in Abruzzo la prossima settimana.

Sono occasioni fondamentali per trasferire ai nostri delegati e poi ai lavoratori l’importanza di questo sciopero in un momento difficile per la nostra economia. Chiediamo al governo di compiere delle scelte e di fare presto. Abbiamo bisogno di combattere le disuguaglianze, lottare per un lavoro dignitoso e per cambiare il nostro Paese.

Decine le crisi industriali irrisolte, migliaia e migliaia i lavoratori coinvolti e il sindacato viene spesso ignorato o messo all’angolo dalle Istituzioni sulle scelte da compiere e le misure da adottare. Non abbiamo ancora risposte concrete sulla sfida epocale della transizione ecologica e sugli effetti che questa avrà in termini occupazionali e sociali. Vogliamo rimettere al centro il lavoro, la dignità dei lavoratori e il futuro industriale dell’Italia.

Questa settimana Cgil Cisl e Uil hanno preso parte al tavolo sulle pensioni, che si è rivelato ancora una volta deludente e inutile, come ha detto lo stesso PierPaolo Bombardieri.
Al primo tavolo sulle pensioni Cgil Cisl e Uil hanno presentato il documento unitario, al secondo hanno approfondito, questa volta ci si aspettava delle risposte. Tuttavia, di risultati concreti non ce ne sono, su nessun tema. L’unico risultato ottenuto è un calendario di appuntamenti da luglio a settembre. Ma non è con i tavoli interlocutori che risolviamo i problemi delle persone.

Tanto per cominciare abbiamo la sanità pubblica messa all’angolo, la spesa sanitaria rispetto al Pil è ai minimi storici (6,2%), sotto la media Ue (8) e di Paesi come Francia e Germania (10). Molti pazienti per non sottostare a liste di attesa infinite si rivolgono al privato. Indipendentemente da chi l’ha governata, l’Italia non è mai stata attenta a questo tema. Mai generosa con medici, infermieri e ospedali che oggi versano in condizioni critiche, a parti pochi centri di eccellenza. Al Sud la situazione da questo punto di vista è drammatica e la prospettiva secondo un rapporto del Mef è di una continua discesa verso il basso.

C’è anche un altro allarme, quello della povertà. Secondo la Caritas è in aumento anche tra chi lavora. Nel 2022 erano 5,5 milioni contro 1,8 di quindici anni fa. La povertà in Italia è ormai strutturale. Tra i poveri assoluti prevalgono le donne (52%), con un’età media di 46 anni. Ma addirittura il 6% ha una laurea e il 23% è un lavoratore con una bassa retribuzione.
Numeri che fotografano una condizione del nostro Paese che va modificata. Ed è per questo che noi non possiamo continuare a stare fermi, perché come ho detto più volte non c’è nulla di più pericoloso della rassegnazione.

Secondo l’Istat, nel mese di giugno l’inflazione ha subito una decelerazione e questo rallentamento continua a essere influenzato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, che fortunatamente sono in calo rispetto al mese precedente. Una notizia positiva che può dare un po’ di ossigeno anche alle imprese, oltre che alle famiglie, ma che va monitorata affinché nessuno possa continuare a specularci.

In Italia ci sono sintomi di una malattia molto grave, che purtroppo ci ha visti tutti insieme costretti a imboccare la strada della mobilitazione, pur consapevoli che la situazione del Paese non è tranquilla: crisi pandemica, la guerra russo-ucraina, le transizioni generali non fanno altro che appesantire la situazione che esiste all’interno nostro sistema industriale.

I dati prevedono che l’Italia non continuerà a crescere, ma questo Paese per crescere ha bisogno di preservare, difendere con le unghie e con i denti il suo sistema industriale che oggi è fermo. Tutte le realtà industriali importanti del nostro Paese risentono di un’assenza da parte del governo di impegni che non hanno purtroppo sortito risultati significativi. A distanza di anni, siamo di fronte a una situazione che, se non recuperata, rischia di provocare danni irreversibili.

Buona lettura!

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