L’Editoriale

Pubblichiamo integralmente il discorso tenuto da Rocco Palombella a Monfalcone, in Fiuli-Venezia Giulia, in occasione del Primo Maggio. 

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. Questo è il primo articolo della nostra Costituzione. Abbiamo voluto dedicare il Primo Maggio ai suoi 75 anni! Oggi è una giornata importante per tutti noi. Grazie per la vostra presenza!

Nonostante la concomitanza con la manifestazione di Trieste, la nostra è molto partecipata.
Quest’anno il Primo Maggio ha un grande valore. Decine di altre manifestazioni si stanno svolgendo in tutta Italia. Quella nazionale si sta realizzando insieme ai Segretari generali di Cgil Cisl Uil a Potenza, in Basilicata, un luogo dimenticato dalla politica, dove mancano anche le principali infrastrutture e collegamenti.

Caro Governo, il Primo Maggio non è soltanto il Concertone di San Giovanni ma è una giornata di lotta e mobilitazione per rivendicare il diritto al lavoro, alla dignità umana, alla libertà, all’uguaglianza e mai come quest’anno alla difesa della nostra Costituzione. I suoi 139 articoli dopo 75 anni sono ancora attuali e i primi 40 sono dedicati al lavoro, ai lavoratori e ai cittadini.

Come disse Sandro Pertini “dietro ogni articolo della Carta Costituzionale ci sono centinaia di giovani morti nella Resistenza, quindi la Repubblica è una nostra conquista che dobbiamo difendere, costi quel che costi”.
Per questo sono felice di essere qui a Monfalcone, in Friuli-Venezia Giulia, territorio decorato con medaglia d’oro al valor militare per la lotta e i sacrifici della sua popolazione durante le due Guerre Mondiali.
Per questo sono onorato di essere in un luogo riconosciuto come storico e importante per la lotta di Resistenza a difesa dell’Italia.

Questo territorio è fondamentale anche per la storia del nostro movimento sindacale, per le sue lotte, per le sue fabbriche ricostruite nel Dopoguerra dove lavorano ancora migliaia di lavoratori, per la cantieristica navale, per il settore metalmeccanico, siderurgico, elettrodomestico, chimico e del turismo.

Gorizia e Monfalcone sono anche città solidali, accoglienti e multietniche. Saluto tutti i cittadini e i lavoratori provenienti anche da altre città del Friuli, i pensionati, tutte le categorie di Cgil Cisl Uil, le istituzioni e le associazioni che sono oggi qui presenti.

L’articolo 3 della Costituzione dice che “E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona”. La pandemia prima e la Guerra dopo ci consegnano un Paese più povero e con un’inflazione record degli ultimi 30 anni. Nel 2022 ha raggiunto quasi il 9%.
Sono triplicate le bollette energetiche, è aumentato a dismisura il carrello della spesa, e i prezzi dei beni di prima necessità come la pasta e il pane sono aumentati di oltre il 50%. Una stangata per le famiglie!

Negli ultimi anni è raddoppiato il numero dei poveri in Italia e quest’anno sono 760 mila in più rispetto all’anno scorso. 
Oltre una famiglia su 3 non riesce a fare la spesa, oltre 1 milione non riesce a pagare il mutuo o l’affitto e 450 mila sono a rischio sfratto. Aumentano le diseguaglianze economiche e sociali, non solo tra Nord e Sud ma anche all’interno della stessa Regione.

L’Italia è agli ultimi posti in Europa!

Anche quest’anno le famiglie spenderanno oltre 2 mila euro in più a causa dell’alta inflazione che non accenna a diminuire. I più colpiti da questa crisi sono le famiglie già in difficolta, le donne, i giovani e gli anziani.
Oggi i poveri sono anche i lavoratori dipendenti.

L’aumento della povertà si ripercuote anche sulla salute.
L’articolo 32 della Costituzione parla del diritto fondamentale alla salute, ma oggi in Italia 4 milioni di cittadini rinunciano alle cure per motivi economici e per le lunghe liste d’attesa. In Italia spendiamo nella sanità pubblica 50 miliardi in meno rispetto agli altri Paesi europei.

Vogliamo investimenti nella sanità pubblica perché l’Italia è agli ultimi posti in Europa.

Ma il nostro è ancora un Paese civile?

Per la prima volta dopo tanti anni di crescita e benessere sta diminuendo l’aspettativa di vita.
Per far quadrare i conti hanno ridotto drasticamente i finanziamenti alla Sanità, che rappresentava una punta di eccellenza nel mondo.

– Sono aumentate le differenze tra le strutture sanitarie del Nord e quelle del Sud Italia.
– Mancano medici e personale qualificato.
– Si rischia di chiudere interi reparti.
– In alcuni ospedali si fa ricorso a medici che vengono da altri Paesi o a giovani studenti senza specializzazione.

Per formare nuovi medici servono tantissimi anni, per questo bisogna pensarci adesso.
Si ripropone drammaticamente il problema del diritto alla salute sancito dalla Costituzione.

L’Italia è un Paese che non cresce e non ha futuro.

Solo l’anno scorso sono nate meno di 400 mila persone e negli ultimi 9 anni la popolazione è diminuita di 1 milione e mezzo di persone. Il nostro rischia di diventare un Paese di anziani.

I nostri giovani vanno via dall’Italia perché ricevono delle retribuzioni basse e contratti precari. Quelli che restano non sono in grado di programmare il proprio futuro perché manca il lavoro.

La Ministra Calderone ha detto che in Italia mancano 1 milione di posti di lavoro. Di che posti di lavoro parla? Precari? A tempo? Quanto vengono pagati?

Da anni in Italia manca una politica della formazione, un’idea di Paese e soprattutto una politica industriale.

– Manca una vera prospettiva.
– Manca una politica di sostegno alle famiglie, alle persone non autosufficienti, all’infanzia e manca una politica di contrasto alla povertà.
– Mancano politiche di inclusione.
– Mancano gli investimenti per l’istruzione,
per la formazione e per l’accesso al mondo del lavoro.

L’Italia è un Paese bloccato, con previsioni di crescita del Pil dello 0,4%. Cresce ancora il debito pubblico.
– Mancano le risorse per far ripartire gli investimenti pubblici e privati.
– Mancano le risorse per far ripartire i consumi.
– Occorre una vera riforma fiscale incentrata sul valore della progressività e che faccia diminuire il carico fiscale su salario e pensioni.

Dobbiamo rispettare la Costituzione: far pagare le tasse agli evasori e chi guadagna di più deve pagare di più! In Italia, invece, succede il contrario.

Ogni anno si evadono oltre 100 miliardi di euro. È impossibile abbassare le tasse senza una vera lotta all’evasione fiscale e contributiva. Questa è la vera emergenza italiana. L’Italia è un Paese malato di corruzione.
Combattere la corruzione significa combattere le organizzazioni malavitose, realizzare opere economicamente sostenibili, in grado di far crescere la ricchezza e non distruggerla.

Come se non bastasse, l’Italia è anche un Paese malato di eccessiva burocrazia.
È un campione europeo di irregolarità e abusivismo edilizio, di distruzione, di scempi e insulti al nostro territorio.

Non ci stancheremo mai di ripeterlo: l’Italia per poter ripartire ha bisogno di lavoro.

Il lavoro non si crea con le leggi, ma con investimenti pubblici e privati.
– Basta tagli agli investimenti pubblici e privati!
– Basta tagli alla sanità pubblica!
– Basta tagli agli investimenti pubblici e privati!
– Basta tagli alla sanità pubblica!

C’è bisogno di misure strutturali e concrete per i lavoratori e i pensionati, non bonus o pannicelli caldi.
I lavoratori e i pensionati non possono continuare a pagare la crisi, mentre le multinazionali e le grandi aziende fanno profitti record da miliardi di euro. Tassiamo gli extraprofitti e le rendite finanziarie!

L’articolo 41 della Costituzione dice che ogni iniziativa economica “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Oltre mille morti e 700 mila infortuni all’anno nei luoghi di lavoro sono insopportabili!

Non è accettabile che in 7 cantieri su 10 ci siano forti irregolarità nelle norme su salute e sicurezza dei lavoratori. Ancora più intollerabile è che siano irregolari 9 ditte su 10 che hanno effettuato i lavori grazie al Superbonus 110%, con oltre 120 miliardi di euro di soldi pubblici in due anni!

Non è da Paese civile che ci siano situazioni di una violenza inaudita come successo a Latina: un operaio è caduto mentre lavorava in un cantiere edile ed è stato portato fuori in un campo e lasciato lì dai titolari dell’azienda, per coprire una morte sul lavoro. Questo lavoratore è morto poche settimane fa, dopo mesi di agonia.

Non lo possiamo più accettare!
Vogliamo ZERO MORTI SUL LAVORO!

Non ci stancheremo mai di chiedere:
Più ispettori in ogni luogo di lavoro.
Più sanzioni per le aziende che non applicano le regole previste dai contratti. Più investimenti.
Più prevenzione.
Più formazione per i lavoratori.

La sicurezza sul lavoro è un’emergenza nazionale e deve coinvolgere tutti, anche le massime autorità dello Stato, e deve entrare a pieno titolo tra le materie scolastiche. La sicurezza non può essere considerata un costo ma un investimento!

Siamo contrari alla riforma sugli appalti, che aumenta quelli senza gara fino a 150 mila euro, con gravi rischi di sicurezza e corruzione. Vogliamo l’eliminazione dei subappalti a cascata. Vogliamo una lotta senza quartiere alle mafie e al caporalato.

Da questa piazza lanciamo un messaggio forte e chiaro al Governo: la transizione è obbligatoria!
L’ambiente non può più aspettare!
Il nostro Pianeta va salvato!

Il dramma della desertificazione comincia a farsi sentire. In Italia negli ultimi anni sono stati registrati oltre mille eventi meteorologici estremi. Dobbiamo mettere in sicurezza il nostro Paese.
Dobbiamo invertire la rotta!!!

Nel mondo produciamo 37 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. L’8% viene prodotto dall’Europa e il 50% da Cina, Usa e India. L’Europa si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e nel settore dell’automotive entro il 2035. La Cina raggiungerà la neutralità climatica, forse, entro il 2060 e l’India entro il 2070.

Per questo servono accordi sovranazionali ambiziosi e vincolanti con step intermedi, le risorse per raggiungerli, gli incentivi e le sanzioni per chi non li rispetta.

L’Unione Europea ha stanziato un Fondo sociale per il Clima di 65 miliardi in 7 anni: sono assolutamente insufficienti per affrontare le conseguenze sociali della transizione e per tutelare i lavoratori e le persone più vulnerabili.

Occorrono decisioni chiare e investimenti in grado di modificare il nostro sistema produttivo.

La pandemia e la guerra ci hanno consegnato un sistema sociale e industriale dipendenti da altri Stati.
Dobbiamo ricostruire le filiere produttive.
Dobbiamo investire in ricerca, sviluppo e innovazione.
Dobbiamo investire in infrastrutture.

Il primo banco di prova sarà il passaggio dal motore a combustione a quello elettrico e a idrogeno che interesserà centinaia di aziende e intere economie, anche la produzione di navi.

Le prime difficoltà le abbiamo già registrate, qui in questa regione, con la decisione assunta da Wärtsilä di cessare la produzione di motori marini a Trieste, nonostante il mercato non abbia avuto contrazioni.

Anche la chiusura, 3 anni fa, della Ferriera di Servola è stata una decisione sofferta anche se necessaria, senza però ricevere la piena salvaguardia occupazionale.

Anche sul futuro della produzione di elettrodomestici di Electrolux si avvicendano notizie contrastanti, sia sugli assetti societari che sugli investimenti e sul rilancio produttivo del sito di Porcia.

 

Non può esserci una giusta transizione senza la salvaguardia ambientale, sociale ed economica.
La Transizione ecologica non si fa dall’oggi al domani e non sarà indolore. Riguarda tutti i settori dell’economia e modifica profondamente i modelli di sviluppo, di produzione e di consumo.

Il Governo italiano deve assumere delle scelte e programmare per tempo la Transizione, e tutti noi dobbiamo fare la nostra parte. Non basta aggiungere una frase nella Costituzione sulla tutela ambientale ma bisogna intervenire realmente. Basta parole!

Non possiamo accettare che il nostro Paese non sia in grado di spendere i fondi europei del PNNR e pensi di riconsegnarne una parte all’Europa.
Solamente l’1% dei progetti è stato chiuso ed è stato speso il 6% dei fondi disponibili.
In pratica, abbiamo utilizzato 10 miliardi su 168 previsti.

Rischiamo di perdere quasi tutti i fondi: una situazione assurda e ingiustificabile, dimostrazione di un’incapacità intollerabile!
Queste risorse rappresentano una delle ultime occasioni di sviluppo del nostro Paese. Un treno che non possiamo assolutamente perdere per mettere l’Italia nelle condizioni di crescere.

Se non ci sarà tutto questo, rischiamo un disastro sociale, occupazionale e industriale senza precedenti.
Bisogna fare progetti che servono realmente al Paese: infrastrutture, aumento dei servizi alle famiglie, aumento dei fondi per la scuola e l’università, rigenerazione delle periferie, misure di sviluppo per vincere la sfida della transizione ecologica.

NO a cattedrali nel deserto!
NO a Stadi!
NO a opere che servono solo a qualche gruppo di potere, senza controlli e con costi spropositati!

VOGLIAMO UN PAESE SENZA DIFFERENZE TRA SUD E NORD!
A QUESTO DEVE SERVIRE IL PNRR!

Ma la vera emergenza italiana è il LAVORO!

L’83% dei nuovi contratti è precario.
Oltre 2 milioni sono state le dimissioni volontarie.

La Ministra del Lavoro vorrebbe l’estensione dei contratti a termine fino a 36 mesi senza causale e la reintroduzione dei voucher. Noi diciamo NO a un ritorno al passato!

Il Governo si dichiara disponibile a parole al confronto sul salario minimo, ma continua a riproporre il tetto di 9 euro lordi. Continuiamo a dire NO perché questo significa la messa in discussione della contrattazione collettiva nazionale. Aumentiamo i minimi contrattuali degli accordi nazionali firmati da Cgil Cisl Uil e cancelliamo le centinaia di contratti pirata!

L’articolo 36 della nostra Costituzione dice che “ogni lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”. Ma questo oggi in Italia non avviene! Solo 1 lavoratore su 4 guadagna oltre 30 mila euro all’anno.

In Italia, nonostante i rinnovi contrattuali con aumenti salariali, gli stipendi dei lavoratori sono erosi dall’alta inflazione e dall’alta tassazione. Gli stipendi dei lavoratori italiani sono tra i più bassi in Europa e da 30 anni fermi al palo!

Siamo ultimi anche per la pari opportunità. Il Governo deve intervenire realmente sull’occupazione femminile, promuovendola concretamente e mettendo in campo ogni sostegno economico, sociale e
infrastrutturale.

Non si può modificare il cuneo fiscale con 15 euro lordi al mese e solo per quest’anno! Vogliamo una seria riduzione strutturale delle tasse sul lavoro.

Vogliamo ridare il pieno potere d’acquisto ai lavoratori e ai pensionati, che stanno perdendo i loro risparmi.
Rinnoviamo subito i contratti nazionali dei settori pubblici e privati di oltre 6 milioni di lavoratori che aspettano da troppo tempo, detassiamo gli aumenti contrattuali, aiutiamo chi è in difficoltà!

La Legge Fornero va modificata radicalmente.
Basta fare cassa sulle spalle di pensionati e lavoratori dipendenti.
Occorre una vera riforma delle pensioni!
Bisogna abbassare l’età pensionabile e prevedere misure specifiche per chi svolge lavori usuranti.

Se è vero che l’Unione europea detta le leggi su materie socialmente rilevanti, come mai permette di avere un Sistema pensionistico così differente tra noi e gli altri Paesi
europei?

In Francia hanno scioperato per oltre un mese per evitare l’approvazione della riforma che ha aumentato l’età pensionabile da 62 a 64 anni.
Invece, in Italia il Sistema pensionistico va oltre i 67 anni nonostante la disponibilità espressa dai vari governi di volerlo modificare.

Quest’anno pensano veramente di applicare la Legge Fornero?

Caro Governo e cari parlamentari, anziché appropriarsi delle risorse di chi lavora, è giunto il momento di perseguire gli evasori e dare il giusto riconoscimento ai lavoratori dipendenti e ai pensionati.
Basta con le ricette liberiste del passato che hanno tolto diritti e salario ai lavoratori!

Presidente Meloni, per mesi non ha parlato di lavoro, non ha ascoltato le proposte di Cgil Cisl Uil, e oggi che Decreto presenterà? Saremo proprio curiosi di scoprirlo!
Oggi è la festa dei lavoratori non della propaganda!

Noi non ci fermiamo!
In queste settimane continueremo a mobilitarci con assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e con tre grandi manifestazioni a Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio).

PER UNA NUOVA STAGIONE DEL LAVORO E DEI DIRITTI!

VOGLIAMO un cambiamento radicale delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali.
VOGLIAMO che il Governo si occupi delle vere priorità del Paese!
PER il lavoro, il futuro, lo sviluppo industriale ecosostenibile, i diritti e i bisogni reali delle persone!

Come diceva Piero Calamandrei “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”.

VIVA IL LAVORO, VIVA I LAVORATORI!
CHI DIFENDE IL LAVORO!
CHI LO HA PERSO!
CHI LO STA CERCANDO!
VIVA LA COSTITUZIONE!

E BUON PRIMO MAGGIO A TUTTI!

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