L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

la situazione della Guerra russa in Ucraina non accenna a migliorare e i risvolti sui Paesi del Mondo e dell’Europa diventano sempre più pesanti. In queste ora continua il ricatto di Putin sul gas, infatti la società Gazprom ha comunicato all’Eni di aver ridotto del 15% le forniture di gas anche per il nostro Paese, dopo che nel giro di due giorni ha tagliato del 67% quelle che i tedeschi ricevono attraverso il gasdotto Nord Stream 1.

Il gigante dell’energia russo non ha dato alcuna spiegazione e nel frattempo i prezzi del gas sono nuovamente saliti alle stelle. Nelle scorse settimane la stessa sorte è stata destinata a Polonia, Bulgaria, Olanda, Danimarca e Finlandia. Tuttavia, a Palazzo Chigi si sono limitati a prendere atto della situazione, Cingolani ha detto che al momento non si riscontrano criticità. Noi siamo molto preoccupati di come questa situazione, tirata molto per le lunghe, si rifletterà inevitabilmente sulle famiglie italiane.

Non abbiamo solo il problema del gas. L’Italia risulta essere la più colpita anche per quanto riguarda il caro energia con l’8,8% di incidenza sui costi di produzione, oltre il doppio della Francia e quasi un terzo in più della Germania. Questa può diventare una seria minaccia per la competitività produttiva italiana, il divario era già esistente prima della pandemia e della guerra ma ora rischia di allargarsi in modo inarrestabile.

Si stima una crescita della bolletta energetica di tra 5,7 e i 6,8 miliardi su base mensile nel 2022. E questo si riflette sul nostro settore tra i 2,3 e i 2,6 miliardi al mese. Come ho detto più volte, l’Italia è ormai diventato da anni un Paese troppo dipendente da altri, se non invertiamo questa tendenza cogliendo l’opportunità di PNRR e transizione ecologica, non sarà più possibile preservare il nostro patrimonio industriale e di competenze.

La Guerra in Ucraina ha inoltre accentuato un altro problema: quello del reperimento delle materie prime. Un tema che va affrontato e per il quale chiediamo al Governo di prendere delle contromisure.

Ieri Draghi, Scholz e Marcon si sono incontrati a Kiev per una missione di pace, per cercare una via d’uscita dalla Guerra e mostrare solidarietà al popolo ucraino. L’obiettivo era quello di trovare una soluzione al blocco dei corridoi del grano, alle forniture energetiche e un sostegno all’economia. Ma anche per parlare della richiesta ucraina di adesione alla Ue, alla vigilia del Consiglio europeo che la prossima settimana valuterà questa richiesta.

Nel frattempo, in Italia sono 5,6 milioni i poveri e l’inflazione rischia di far aumentare ulteriormente questo dato. Un altro milione rischia di cadere nel baratro. È una situazione ai massimi storici, siamo molto preoccupati pensando al futuro del nostro Paese. L’inflazione impatta soprattutto sulle famiglie con redditi molto bassi. Come abbiamo sempre sostenuto, occorre aumentare i salari, aumentare il potere di acquisto dei lavoratori. Non servono bonus, servono interventi strutturali, servono scelte coraggiose che la nostra politica forse non è più in grado di compiere.

Tutti questi temi sono sempre presenti nei dibattiti che stiamo portando avanti sui territori in questa fase congressuale molto importante. Nel contesto difficile in cui ci troviamo la discussione con le nostre persone è fondamentale, ci permette un confronto serio e costruttivo che sarà la base di partenza del Congresso della Uilm Nazionale in programma a ottobre.

Tra gli articoli di questo numero di Fabbrica società affrontiamo anche la questione dell’automotive relativamente alla decisione dell’Ue di mantenere la data del 2035 per il passaggio al motore elettrico. Una data che secondo noi, in controtendenza con i nostri politici, non è più derogabile, poiché tutti i grandi Gruppi industriali del settore hanno già preso decisioni importanti e progettato il futuro. I nostri politici devono smetterla di tentennare e generare confusione, dovrebbero invece ascoltare di più i rappresentanti dei lavoratori e concentrarsi sulle decisioni concrete da mettere in campo per accompagnare una fase così delicata, che ha bisogno di essere pianificata.

L’ho detto e lo ripeto, la transizione ecologica deve essere un’opportunità e non un problema. C’è solo un modo per farlo: alzarsi le maniche e mettersi al lavoro.

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