L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

nonostante ci siano problemi gravi dal punto di vista occupazionale e sociale, gli effetti della guerra in Ucraina e l’aumento dei contagi del covid-19 continuano ad occupare le nostre menti.

In poco più di un mese tutti i tabu e le paure, che ormai avevamo archiviato e facevano parte di un lontano passato, sono riaffiorati a ricordarci cose che non ci sembravano più ripetibili almeno nello scenario europeo. Invece, abbiamo visto e continuiamo a vedere in questi giorni scene drammatiche come nei peggiori film che ricostruiscono l’efferatezza di una guerra.

Anche con questo editoriale ho ritenuto di lasciare al centro del nostro giornale questa drammatica guerra voluta dalla Russia di Putin, un dittatore senza scrupoli. Bisogna chiarire che il popolo ucraino non è in guerra, si sta solo difendendo da chi ha deciso di privarlo della libertà e degli affetti.

Continueremo con tutta la nostra determinazione a sollecitare il nostro governo e i capi di stato dell’Unione europea non solo a fornire tutto il supporto necessario per alleviare questo dramma a chi sta combattendo, ma anche a spingere per un’azione diplomatica realmente efficace per il cessate il fuoco.

Dobbiamo continuare con altrettanta determinazione a svolgere il nostro compito: tutelare la nostra democrazia e i posti di lavoro evitando ulteriori perdite legate alle crisi che in questi giorni si stanno accentuando. È emerso con estrema drammaticità quanto sia vulnerabile il nostro sistema industriale, quanto siamo dipendenti da Ucraina e Russia e io vorrei che questa prova si limitasse solo a queste due nazioni.

Temo però che la nostra nazione abbia una dipendenza dall’estero molto più ampia e diretta di quello che possiamo immaginare. In questi giorni si stanno verificando purtroppo fermate degli impianti, si stanno chiudendo intere filiere produttive. Basti pensare alla produzione di acciaio, per esempio, dei 24 milioni prodotti nel 2021 in Italia solo 4 milioni sono stati prodotti a Taranto da ciclo integrale, quindi con materie prime, gli altri 20 milioni sono stati prodotti con ghisa granulata e rottame di ferro proveniente proprio dai paesi del conflitto. Per non parlare delle materie prime definite “rare” di cui siamo estremamente dipendenti da altri Paesi.

Tutto questo provoca l’impennata dei prezzi del gas e del petrolio. Di conseguenza il costo del carburante è schizzato di quasi il 40%. Il governo è intervenuto abbassando le accise per un mese per dare respiro ad alcune categorie, come il trasporto su gomme.

La situazione si prefigura molto complicata, ma noi continueremo a fare la nostra azione a maggior ragione ora che ci avviciniamo sempre di più all’appuntamento importante dell’avvio della fase congressuale. Il 31 marzo la Uil ha organizzato un Esecutivo durante il quale si discuterà, tra le altre cose importanti, proprio delle tesi congressuali.

In questi giorni sono stati già improntati i programmi delle assemblee nelle fabbriche e dei primi congressi territoriali. La fase congressuale per noi è una delle occasioni più significative e indispensabili per discutere in mezzo ai lavoratori e con i quadri sindacali della situazione del momento su come programmare le attività nei prossimi anni.

Saranno quattro mesi circa di intenso dibattito. L’organizzazione, oltre a seguire le crisi aziendali, dovrà anche riposizionarsi per poter rilanciare e difendere la categoria e in generale il mondo del lavoro rispetto alle difficoltà del momento.

Ci sono anche alcune buone notizie come lo scioglimento della riserva di Stellantis sulla gigafactory a Termoli. Ci aspettiamo da un momento all’altro la convocazione dell’ad in presenza per discutere dell’articolato progetto che ci è stato presentato al Mise la scorsa settimana. Vogliamo conoscere le scadenze, gli investimenti per ogni anno solare, tutto quello che serve a comprendere a pieno come questo grande Gruppo industriale voglia affrontare il tema della transizione.

Continuiamo, purtroppo, ad avere problemi nella gestione dell’ex Ilva, siamo nella fase più difficoltosa nonostante si aprano prospettive a fronte della crisi di importazione di materie prime. Ci sarebbe la possibilità di anticipare la risalita produttiva a Taranto, invece ci viene fatta ancora la richiesta di cigs per oltre 3mila lavoratori e questo provoca malumore diffuso in tutte le realtà.

Ci auguriamo che in queste ore ci sia il ritiro della procedura della cassa straordinaria a favore dell’utilizzo di strumenti gestionali in grado di affrontare a breve la risalita produttiva così da far rientrare tutti i lavoratori e contribuire a dare impulso economico e produttivo a questo Paese quasi fermo.

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