Acciaierie Italia: la Uilm non firma la cassa integrazione straordinaria

“La mia organizzazione non può sottoscrivere un avvio di cassa integrazione straordinaria che di fatto prefigura il licenziamento dei 1.700 lavoratori in Ilva AS a cui si aggiungerebbero altri 3mila lavoratori. Per quanto ci riguarda l’accordo del 6 settembre 2018 è l’unico sottoscritto dalle organizzazioni sindacali e approvato dai lavoratori per mezzo del referendum”. Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, all’incontro in Confindustria con l’ad di Accierie d’Italia, Lucia Morselli svoltosi il 10 marzo scorso.

GLI EFFETTI DELLE CRISI
Nella sua introduzione Morselli ha ricordato che il 2022 è iniziato con una domanda molto sostenuta. Gli effetti della guerra non sono ancora visibili, ma ci si aspetta una riposizione del mercato “sebbene non abbiamo ancora avuto una brusca frenata”, sottolinea l’ad di Accierie d’Italia. Ma c’è un’altra grande incertezza: la perdita, magari temporanea (si spera), di alcuni clienti. E poi le sanzioni internazionali e i rapporti con la Russia, più che con l’Ucraina.

Da questo contesto e dalla necessità di muoversi lungo la strada della decarbonizzazione, secondo Morselli, deriverebbe la richiesta di avvio della cassa integrazione straordinaria per un massimo di 3mila lavoratori. Un massimo definito “teorico”, quasi con la promessa che non si arriverà mai a tanto. Promesse che evidentemente non bastano al Segretario generale della Uilm.

L’UNICO ACCORDO VALIDO
“Nel 2018 – ha spiegato Palombella al tavolo – si arrivò a quel piano industriale dopo la realizzazione di un piano ambientale a cui diede l’ok la Commissione europea, dopo sei mesi di attenta valutazione, e dopo diversi addendum atti a soddisfare le richieste della Regione Puglia e del Comune di Taranto. Sempre nel 2018 siamo partiti da 14.200 persone per arrivare a 10.700 stabilendo un parametro: su 6 milioni di tonnellate di produzione dovevano lavorare a Taranto 8.200 lavoratori. Inoltre, i circa 2mila in Ilva AS sarebbero dovuti rientrare a lavoro con la risalita produttiva e comunque entro la fine di realizzazione del piano”.
“Quell’accordo – ha detto il leader Uilm – è ancora oggi in essere, pertanto restano validi il piano ambientale e tutte le garanzie occupazionali. Dovete quindi sapere che un accordo di cassa straordinaria di un anno che ‘presumibilmente’, così come avete scritto, traguarda il 2025 noi non siamo nelle condizioni di poterlo firmare”.
“A credere ancora nello stabilimento di Taranto sono in pochi. Per recuperare un consenso in quella realtà occorre che i lavoratori stessi difendano lo stabilimento, ma se voi li trattate in questo modo l’ex Ilva non avrà alcun futuro”, conclude Palombella.

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