L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

nonostante il semestre bianco e nonostante si conoscesse da tempo la decisione di Mattarella di concludere il suo mandato, da una settimana si susseguono le votazioni dei 1.009 grandi elettori per il Presidente della Repubblica, in concomitanza di una situazione pandemica che ha visto un numero considerevole di positivi tra gli stessi elettori.

Negli anni precedenti siamo stati abituati a uno scenario più formale delle operazioni di voto, mentre questa volta assistiamo a un meccanismo diverso che ci vede votare addirittura persone nelle ambulanze.

Eppure nonostante queste difficoltà, non c’è stata una maggiore maturità da parte dei gruppi parlamentari nel cercare una soluzione condivisa per la elezione della prima carica dello Stato. Inizialmente, il numero delle schede bianche rappresentava la maggioranza dei voti, mentre scriviamo siamo alla quinta “chiama” e registriamo voti considerevoli anche sul nome dell’attuale Presidente della Repubblica, ma non solo.

È sicuramente uno spettacolo indecoroso, ormai da 5 giorni i telegiornali e tutto il mondo dell’informazione sono concentrati esclusivamente su questo tema, i cui risvolti potrebbero determinare conseguenze anche sulla interruzione dell’attuale legislatura. Tutti gli incontri sindacali con il governo sono stati ormai interrotti sostanzialmente prima delle festività natalizie e quei pochi che si sono tenuti nei giorni scorsi sono serviti esclusivamente a preparare un calendario per i mesi futuri.

Non ci voleva assolutamente questa paralisi del Paese, complicata dalla pandemia che non accenna a placarsi. Tutta l’Europa e buona parte del Mondo guardano con stupore e incredulità la politica italiana impegnata in giochi di palazzo, senza tenere in considerazione il contesto in cui si trova.

Noi ci auguriamo che ci sia nelle prossime ore una rapida soluzione al fine di garantire, a partire dal 3 di febbraio (data in cui scade il mandato di Mattarella), un nuovo Presidente della Repubblica italiana; allo stesso tempo ci auguriamo di avere un governo in grado di affrontare i nodi drammatici che si sono concentrati in questi anni evitando l’inizio di una lunga campagna elettorale per la scadenza della naturale legislatura, prevista per i primi mesi del 2023.

Non possiamo assolutamente tacere sulla inattività di questo governo, nonostante l’impegno che il Presidente del Consiglio ha provato a mettere in campo. Per la caratteristica della maggioranza non si è andati oltre la gestione corrente degli affari istituzionali, i veti incrociati non hanno permesso di affrontare le vere riforme di cui il nostro Paese ha bisogno.

Ci sono impegni assunti dall’Italia con l’Unione europea sulla transizione ecologica, ma non sono stati messi in campo interventi in grado di governare questi cambiamenti epocali, che rischiano di modificare radicalmente lo stato sociale del nostro Paese.

Interi settori e intere filiere produttive vanno riorganizzate, a partire dall’auto. Si stanno concludendo negativamente vertenze che ritenevamo già risolte con centinaia di lavoratori licenziati (Embraco, Whirlpool Napoli, Gianetti Ruote), e tante altre drammaticamente si vedono all’orizzonte, come la Bosch di Bari.

Il ministero dello Sviluppo economico ritiene di aver risolto decine di crisi riducendo il numero dei tavoli da 160 a poco meno di 70, senza riuscire a spiegare come. La verità è che una buona parte di queste aziende ha dismesso licenziando e, inoltre, il Mise non discute di vertenze sotto i 250 esuberi.

La Uil, in contrasto con altre organizzazioni sindacali, ha avuto il coraggio di dichiarare lo sciopero generale il 16 dicembre, con manifestazione a Roma, per lanciare messaggi ben precisi sia al governo che alle aziende inadempienti. Noi abbiamo infatti espresso un giudizio negativo sui provvedimenti del governo su pensioni, fisco e lavoro.

Come metalmeccanici continueremo da una parte a sostenere la Uil sui temi confederali, dall’altra a seguire con attenzione le vertenze che ci vedono direttamente coinvolti. Costringeremo il governo a una interlocuzione seria per la tutela del nostro tessuto industriale e di migliaia di lavoratori che rappresentano il patrimonio inestimabile del nostro Paese. 

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