L’Editoriale

Mentre il tempo scorre in modo inesorabile, ci sono sicuramente alcune notizie positive che riguardano la pandemia. Con l’accelerazione delle vaccinazioni volute dal Generale Figliuolo, che si era posto l’obiettivo di riuscire a vaccinare oltre 500mila italiani al giorno, sono stati inaugurati centinaia di hub vaccinali e c’è stata una grande rincorsa da parte di strutture pubbliche e di aziende. I risultati sono sicuramente incoraggianti, al netto di eventuali varianti.

A oggi abbiamo raggiunto circa 35 milioni di somministrazioni, di cui 16 milioni sarebbero coloro che hanno ricevuto anche la seconda dose. A fronte di questo trend, il governo ha deciso di allentare le restrizioni e quasi tutte le Regioni italiane sono ormai “bianche”. È stato anche abolito l’odioso coprifuoco e dato il via, con le dovute prescrizioni, alle attività che erano rimaste chiuse. 

C’è sicuramente un’aria di relativa speranza nel futuro, tant’è che nei fine settimana le località turistiche sono state prese d’assalto. Nelle nostre piazze arrivano anche i primi turisti.
Ovviamente c’è sempre qualcosa che ci turba, per esempio la morte della 18enne di Sestri Levante, Camilla Canepa, dopo la prima dose di Astrazeneca.

Questo episodio spiacevole ci ha fatto riflettere sulla somministrazione di alcuni tipi di vaccini al di sotto dei 60 anni di età. D’altro canto però dobbiamo riflettere anche sulla pericolosità di questo virus, che ancora non conosciamo fino in fondo. Il primo ministro inglese ha deciso di posticipare l’apertura totale poiché recentemente si è affacciata nel Paese britannico una nuova variante, quella indiana, di cui ci sono focolai anche in Italia nel brindisino. Questo ci dimostra come non bisogna mai abbassare la guardia. 

Sul fronte sociale, registriamo un clima di libertà che gradualmente si sta ripristinando. Una normalità nuova, sicuramente dovuta alla campagna vaccinale, ma anche al clima estivo che non favorisce la diffusione del virus. Anche la scorsa estate, infatti, registravamo numeri simili a quelli che registriamo oggi. Per questo motivo, dobbiamo sempre stare molto attenti e rispettare le restrizioni che ci vengono impartite dagli organi competenti. 

Sul fronte vertenziale abbiamo continuato il trend di positività per quanto riguarda la firma dei rinnovi contrattuali. Il 7 giugno, infatti, abbiamo firmato l’ipotesi di rinnovo di Confimi. Un contratto che riguarda 2mila piccole medie aziende innovative e circa 50mila lavoratori, con validità fino al 2023. Prevede l’aumento medio di 80 euro, l’impegno a definire il sistema negoziale su una contrattazione di secondo livello che consideri la contrattazione territoriale, a riformare l’inquadramento entro il prossimo CCNL con l’impegno di superare il primo livello già dal 1° gennaio 2022 e l’avvio di uno studio di fattibilità circa la possibilità di partecipazione dei lavoratori in azienda. 

Per quanto riguarda il contratto degli artigiani, scaduto il 31 dicembre 2018, ci sono stati degli incontri nella nostra sede di Corso Trieste riprendendo la trattativa in presenza con Confartigianato, Cna, Casa Artigiani, Claai e Unioni Artigiani.  

Resta in sospeso il contratto degli orafi argentieri, di cui riprenderemo la trattativa dopo la pausa estiva perché il settore è uno dei più colpiti dalla pandemia e stenta la ripartenza. 

Continua intanto la snervante attesa per il pronunciamento del Consiglio di Stato sull’ex Ilva.
Non sono mancate, anche nei giorni scorsi, le notizie negative: la Procura di Potenza ha disposto l’arresto dell’avvocato Piero Amara e gli arresti domiciliari dell’ex procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo per presunte irregolarità nelle indagini sull’ex Ilva anche circa la morte di due operai, due ragazzi di 35 e 24 anni, Alessandro Morricella e Giacomo Campo.

Un’ulteriore pagina negativa che discredita ancora la nostra città di Taranto, mentre il Consiglio di Stato prende tutti i 45 giorni a sua disposizione per una decisione sulla chiusura dell’area a caldo. 

Siamo preoccupati anche delle dichiarazioni dei ministri Cingolani e Giorgetti che, invece di assumere delle decisioni per il futuro della siderurgia in Italia e in particolare per lo stabilimento di Taranto, continuano ad attendere inermi. Si continua a giocare alla roulette russa con le sorti della siderurgia e con il destino di migliaia di lavoratori.  

Per quanto riguarda il settore dell’automotive, subito dopo l’incontro con i vertici di Stellantis per un confronto sui problemi di Melfi, il 15 giugno si è svolto un incontro al Mise. È stato un incontro ancora interlocutorio durante il quale Stellantis ha prospettato l’idea di cominciare ad avviare il piano di investimenti e ha presentato un progetto di inizio di razionalizzazione dello stabilimento di Melfi, con il potenziamento di una linea di produzione e il superamento della seconda al fine di creare gli spazi idonei all’istallazione di una linea di produzione totalmente elettrica. 

Le nostre preoccupazioni sono state espresse: evitare esuberi strutturali, accorciare quanto più possibile i tempi di sostituzione e istallazione della nuova linea, evitare che ci siano ricadute sul sistema dell’indotto. Inoltre, abbiamo chiesto di conoscere l’intero piano industriale e la quantità di risorse economiche destinate a tutti i nostri stabilimenti. Abbiamo ribadito che non dovranno esserci chiusure strutturali e ricadute occupazionali. 

Abbiamo ricevuto alcune rassicurazioni, ma ci sono altri punti da chiarire e ora inizia una fase di trattativa per stabilire le condizioni necessarie a evitare problemi della tenuta dello stabilimento di Melfi. 

Intanto continua l’iniziativa delle confederazioni sul blocco dei licenziamenti, dobbiamo fare una proposta che eviti che dal 1° luglio le aziende possano licenziare senza freni. Servono alcuni mesi per gestire al meglio questa fase di difficoltà. Sarebbe necessario dare continuità alla mobilitazione di Piazza Monte Citorio, con l’obiettivo chiaro di sollecitare il governo e trovare una sintesi unitaria che possa guardare oltre il Covid.

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