L’Editoriale

Cari lavoratori,

mentre l’epidemia del Coronavirus sembra perdere la carica distruttiva iniziale, durata oltre tre mesi, dobbiamo non abbassare il livello di attenzione e mettere in pratica tutti gli accorgimenti, i dispositivi e i protocolli stabiliti dalle nostre strutture sindacali e dalle autorità competenti di Governo.

I dati continuano a essere incoraggianti, ma dobbiamo limitare qualsiasi forma di comportamento tendente a diffondere il maledetto virus. Per evitare il riacutizzarsi della pandemia, abbiamo programmato un’attività seminariale e informativa con il nostro Responsabile nazionale della sicurezza, Andrea Farinazzo, rivolta a coordinatori regionali, segretari provinciali e responsabili provinciali della sicurezza.

Abbiamo suddiviso i nostri responsabili su base territoriale e in quattro giornate. Il seminario purtroppo si svolgerà con l’utilizzo della videoconferenza. La prossima settimana concluderemo il ciclo che ha visto coinvolti circa 100 nostri dirigenti. L’attività formativa è stata supportata anche ’invio di materiale informativo a tutti i territori.

Questa decisione è stata fortemente voluta dalla Segreteria nazionale e collocata temporalmente in una fase dove non si deve abbassare la guardia.
Uno dei motivi che ci ha spinti è la speranza che siano comunque terminati i vari Dpcm e le note informative da parte del Governo. Dal 14 marzo sono stati emessi diversi decreti legge e abbiamo ritenuto necessario dotare i nostri rappresentanti di uno strumento importante, come quello della formazione, per poter tutelare al meglio i lavoratori nei posti di lavoro.

La vera emergenza, a pochi giorni della riapertura e alla fine del lockdown, è rappresentata dal rischio che purtroppo noi avevamo temuto, ovvero una ripresa produttiva molto lenta e la denuncia di diverse aziende di chiusure o forti ridimensionamenti delle attività.

È ritornata in auge la situazione dell’ex Ilva. A fronte di una parziale diminuzione del consumo di acciaio, la multinazionale ha deciso di sferrare l’ultimo colpo programmando la produzione minima per gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure, e collocando in cassa integrazione oltre 5mila lavoratori, senza una vera ragione di mercato.

È scoppiata nuovamente, nonostante i sacrifici dei lavoratori di due anni fa, la situazione Thyssenkrupp dove l’azienda non ha atteso per gettare panico tra gli operai di Terni, annunciando di voler ridimensionare la produzione dell’Ast o, in alternativa, vendere o cercare un partner industriale. Decisione inaudita che abbiamo immediatamente rispedito al mittente.

Scioperi e manifestazioni sono stati programmati dalle nostre strutture sindacali territoriali e lunedì 25 maggio si realizzerà un incontro con il Ministro dello sviluppo economico Patuanelli e la Ministra del Lavoro Catalfo, dopo mesi e mesi di richieste delle segreterie nazionali sindacali.

Sono tornate con tutta la loro drammaticità le vertenze delle telecomunicazioni, in primis Sirti e Jabil. Quest’ultima, mentre scriviamo, ha dichiarato di non volere rispettare le leggi della Repubblica italiana, ovvero il divieto di licenziamento durante la pandemia, e hanno dichiarato di voler licenziare 190 lavoratori.

La situazione del trasporto aereo risulta ancora problematico, con gli aerei fermi negli hangar. Questo sta prospettando un futuro incerto per questo settore e per la filiera della componentistica.

Una delle polemiche inaudite che sono scoppiate in questi ultimi giorni è quella del prestito garantito richiesto da Fca da restituire entro 3 anni. Noi abbiamo immediatamente dichiarato la nostra comprensione, sapendo che quelle risorse serviranno a far rispettare a Fca il piano industriale da 5 miliardi di euro nei prossimi due anni, con mantenimento livelli occupazionali, produttivi e di tutti gli stabilimenti italiani.

Siamo impegnati e ci auguriamo che anche il Governo non si faccia trascinare da questa stucchevole polemica, e si impegni a seguire il processo di fusione che si sta per realizzare tra Fca e Psa.

Purtroppo l’elenco delle difficoltà delle crisi aziendali è diventato insostenibile. Riaffiorano crisi mai risolte, compresa quella della Whirlpool di Napoli, emblema dei problemi irrisolti. Incalzeremo il Governo e il Parlamento italiano a interessarsi seriamente delle crisi industriali e aziendali, soprattutto quello di sviluppare tutto il peso politico per evitare di perdere migliaia di posti di lavoro.

Noi continueremo a manifestare con i mezzi che riterremo più opportuni per salvaguardare i posti di lavoro e i diritti dei lavoratori e di tutti i cittadini.

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