Coronavirus: gli effetti sulla siderurgia

Un settore industriale strategico per l’Italia, con 33mila addetti diretti, 70mila indiretti e un fatturato complessivo di circa 40 miliardi di euro. Questi sono solo alcuni dati della siderurgia italiana che sono stati discussi nell’incontro del Coordinamento nazionale del settore della Uilm il 15 aprile scorso.

SETTORE STRATEGICO
L’Italia si posiziona all’undicesimo posto nella classifica mondiale e al secondo posto in Europa, con una produzione di 23,2 milioni di tonnellate di acciaio nel 2019 rispetto alle 24,5 dell’anno precedente, segnando un -5,3 %. I primi mesi del 2020 hanno confermato il trend negativo registrando un risultato produttivo pari a -2,9%. L’emergenza Coronavirus ha avuto un effetto peggiorativo della condizione già fortemente in crisi.
Il documento del Coordinamento nazionale della siderurgia della Uilm conferma come, pur in presenza di importanti criticità, la siderurgia primaria italiana, con oltre centomila addetti tra diretti e indiretti e un fatturato complessivo di 40 miliardi di euro, “continua a rappresentare un asset strategico per la manifattura italiana”.
Andando nell’analisi della produzione nazionale, si spiega come “con lo spegnimento dell’altoforno della ex Lucchini di Piombino nel 2014 e quello recentissimo di Trieste (Acciaierie Arvedi), l’ex ILVA di Taranto (ArcelorMittal Italia), con una potenziale capacità produttiva di 8 milioni di tonnellate, resta l’unico centro di produzione di acciaio a ciclo integrale in Italia” mentre la restante produzione “viene effettuata con forni elettrici”.
Secondo le ultime previsioni economiche del Fondo Monetario Internazionale, per l’anno in corso è prevista una contrazione del PIL mondiale pari al 3% rispetto allo scorso anno e l’Italia sarà uno dei Paesi più colpiti dalla recessione con una previsione di decremento del PIL di 9,1 punti%.
Le previsioni per il settore siderurgico in Italia, sottolinea il documento Uilm, “saranno quindi coerenti con i succitati dati macroeconomici e con la domanda dei principali settori utilizzatori di acciaio: automotive, costruzioni e petrolifero”.

RILANCIO DELLA SIDERURGIA
Un settore da rilanciare e da porre al centro dell’agenda del governo nella cosiddetta Fase 2. Questo è il messaggio della Uilm e la richiesta all’Esecutivo nel “mettere in campo tutti gli strumenti necessari a sostegno del settore siderurgico a partire da interventi di stimolo della domanda di acciaio da parte settori utilizzatori anche attraverso la pianificazione di grande piano di investimenti infrastrutturali per il nostro Paese”.
Una ricostruzione del Paese “come il ponte di Genova, su solide basi d’acciaio” e una politica industriale che deve prevedere anche una iniziativa europea per “l’introduzione di ulteriori strumenti normativi a difesa dei prodotti siderurgici, italiani ed europei, nei confronti della concorrenza sleale dei paesi asiatici, che limitino le importazioni extracomunitarie dell’acciaio prodotto in dumping sociale ed ambientale”.
In questa emergenza epocale, “bisogna riavviare gradualmente le attività, sempre nel massimo rispetto della tutela della salute, per evitare che la crisi sanitaria si trasformi in sociale, economica ed occupazionale”. In un’economia globalizzata, mentre in Italia si è fermato il settore siderurgico “gli altri Paesi hanno continuato a produrre conquistando quote di mercato a scapito delle nostre realtà industriali”.
La siderurgia è anche un comparto industriale con numerose crisi, alcune che durano da molti anni.
Quindi “occorre ripartire prioritariamente nel dare positive soluzioni alle vertenze industriali sospese per l’emergenza Covid-19 a cominciare da quella dell’ex Ilva che, a seguito dell’accordo del 4 marzo tra governo e ArcelorMittal, è ancora in attesa di verificare le reali prospettive industriali, occupazionali e ambientali”.
Non solo Ilva ma “anche Piombino è ancora in attesa della definizione del piano di rilancio industriale e Trieste per la riconversione industriale dopo la decisione delle istituzioni di chiudere l’area a caldo”.

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