Coronavirus: cosa accade nei territori

Come ci si sta avvicinando alla ripresa produttiva nei vari territori italiani? A questa e a tante altre questioni sul riavvio industriale durante l’emergenza Coronavirus rispondono i report dei nostri responsabili e coordinatori regionali che settimanalmente ci aggiornano sulla situazione nelle loro zone. Dalle loro descrizioni viene fuori un’Italia con diverse specificità ma con la voglia da parte dei sindacalisti Uilm di voler ripartire in sicurezza per evitare che oltre ai danni dell’infezione virale ci siano anche quelli economici ed occupazionali, soprattutto in realtà già in sofferenza prima del Covid-19.

EMILIA-ROMAGNA
A Parma si registra una continuità di richieste di cassa integrazione. Il comparto dell’artigianato resta completamente fermo e sicuramente sarà anche l’ultimo a ripartire. Le aziende continuano a richiedere al Prefetto la possibilità di lavorare e a usare lo strumento dello smart-working (alcune hanno raggiunto il 100%).

A Piacenza c’è un costante flusso di richieste Fsba del settore artigianale. Si è arrivati a circa 1.092 richieste, di cui 900 già approvate e i lavoratori coinvolti sono circa 4.300.  Alcune stanno ripartendo con numeri di personale leggermente aumentati rispetto alla prima fase e le richieste di cigo per Covid-19 sono rimaste invariate, con circa 72 aziende per un totale di circa seimila dipendenti. Alla Prefettura sono arrivate circa 1.273 richieste di riapertura e sono state vagliate 1.023 istanze e concesse 993 autorizzazioni.

Reggio Emilia registra un aumento e una spinta verso la ripresa delle attività. Alcune stanno lavorando con presidi minimi con percentuali che vanno dal 15 al 25% della forza lavoro, altre invece spingono per arrivare a percentuali ben più alte. Il prefetto ha smesso di dare numeri aggiornati in merito alle autocertificazioni delle imprese, l’ultimo dato che risale a inizio mese era di circa 2.500 aziende. A oggi si conosce solo il numero di quelle verificate che sono circa 400.

A Modena c’è stata una campagna dei delegati per la divulgazione e l’applicazione degli accordi che riguardano oltre a Cnh anche diverse imprese di Confindustria. In particolare Bosch, Caprari, ITR, PM che hanno parzialmente riaperto perché interessate da lavorazioni di fornitura per settori strategici e necessari. Anche nel modenese si conferma la tendenza alla riapertura, seppure modesta, in alcune realtà di alcune aziende che mostrano lettere di sollecito da parte di imprese della catena di fornitura di prodotti essenziali.

Rimini registra in controtendenza un consistente calo delle richieste di ammortizzatori sociali sia nell’industria che nell’artigianato. Permangono le difficoltà nell’applicazione del protocollo bancario per l’anticipo degli ammortizzatori sociali. C’è una costante attenzione da parte dei delegati Uilm sull’attuazione del Protocollo sanitario nelle aziende che stanno ripartendo o sono già ripartite.

A Forlì la situazione Electrolux vede in cigo per Covid-19 914 lavoratori per 9 settimane dal 23 marzo. Alla Marcegaglia 438 lavoratori in cig per 9 settimane a partire dal 23 Marzo 2020. Dal 14 Aprile, ripartenza con 40% dell’organico dopo comunicazione al Prefetto di Forlì  e deroga silenzio-assenso. Alla Bonfiglioli Spa cigo con causale Covid per 684 lavoratori per 9 settimane dal 23 Marzo 2020. Dal 14 Aprile ripartenza di alcune linee produttive parte della filiera essenziale. Presenza complessiva da Lunedì 20 Aprile di 120 lavoratori.

LAZIO
Durante le ultime due settimane la situazione evidenzia un rallentamento delle richieste di cigo su tutto  il territorio, ma c’è richiesta di ripresa del lavoro anche perché i lavoratori iniziano a lamentare difficoltà  economiche dal momento che le aziende non anticipano e la procedura per via bancaria è molto complicata se non impossibile. Le grandi aziende lavorano in prevalenza, quelle che soffrono maggiormente sono le piccole e medie imprese.

PIEMONTE
il Piemonte è ancora in piena emergenza sanitaria ed è tra le Regioni più colpite del Paese, seconda solo alla Lombardia. La gestione della stessa, a oggi, presenta numerose lacune. Questo ci fa dire che ancora non ci può essere un “liberi tutti”, nonostante il pressing delle imprese.
Continuano nel frattempo le richieste di Cigo e di proroga della stessa, fino al 2 maggio.
Nell’Area Metropolitana di Torino, sono circa 2.500 le imprese che tramite autocertificazioni al Prefetto stanno lavorando. Il numero non è elevato ma in costante aumento e si somma a quelle con codice Ateco. Allo stato, non siamo a conoscenza di che fine hanno fatto le nostre segnalazioni e i controlli che vengono effettuati.
Rimane ancora irrisolto il problema del trasporto con i mezzi pubblici, alla luce dell’aumento della mobilità dei lavoratori per recarsi ai posti di lavoro.
Infine, non vi è ancora certezza dell’approvvigionamento dei dpi durante la permanenza in Azienda. Lo studio del Politecnico di Torino, ha stabilito che solo per il Piemonte, servirebbero 80 milioni di mascherine mese, 1 miliardo mese per tutti i lavoratori Italiani.

SICILIA
Fino alla scorsa settimana l’attività industriale era totalmente ferma, tranne che per alcuni comparti quali installazioni elettro/telefoniche, manutenzione ferroviaria, manutenzione (ospedali o enti pubblici), ascensoristi (anche se questi settori hanno usufruito di CIGO Covid19).

A Messina la Intermarine ha ripreso in maniera scaglionata e si va verso il rientro totale. La Duferdofin ha ripreso la produzione su tre turni con le dovute cautele. L’indotto Raffineria di Milazzo lavora al minimo anche per le misure prese dal governo regionale sulla qualità dell’aria.

Sono numerose le imprese al di sotto di cinque dipendenti che hanno chiesto la cig.

A Siracusa c’é stato un blocco parziale delle attività (quasi del 70%) e quasi tutte le aziende (il 90%) hanno fatto ricorso quasi il 90% alle richieste di cassa integrazione. Ora si va verso una ripresa graduale delle attività, fermo restando che abbiamo richiesto a Confindustria la costituzione di un tavolo tecnico con le committenti per gestire e organizzarci in prossimità della fase 2 ed eventualmente stipulare un protocollo territoriale.

A Catania STMicroeletronics ha continuato a lavorare (dopo richiesta al prefetto) utilizzando lavoro agile ove possibile e il 66% del personale nelle sale produttive con l’utilizzo di spettanze.
Sirtiha ha usato la cigo a rotazione, ma comunque ha continuato a  lavorare.
Acciaieria è ripartita dopo 10 giorni di stop con la cigo.
Ntet ha lavorato regolarmente.
Leonardo ha utilizzato lo smart-working.

Altre aziende piè piccole hanno utilizzato la cigo a rotazione.

A Ragusa è  tutto fermo. Tutti in cigo si aspettano direttive da Regione e governo.

Versalis che lavora al 50%,  con personale dimezzato garantisce la manutenzione.

A Gela/Caltanissetta la situazione è rimasta invariata, le società hanno chiesto a tappeto la Cigo.

Nella  Raffineria di Gela le opere di riconversione sono sta bloccate per l’emergenza Covid.
Nel resto delle piccole aziende che operano nell’indotto del petrolchimico si lavora il minimo indispensabile per garantire qualche emergenza nella manutenzione di quel poco che è rimasto.

A Enna essendo le aziende metalmeccaniche operanti nella provincia legate alle attività essenziali hanno usufruito parzialmente della cigo Covid-19.

A Palermo è partita la ripresa produttiva, a ranghi ridotti (circa 100 addetti) in Fincantieri, che ha ottenuto l’autorizzazione prefettizia. Molti tecnici sono stati impegnati con modalità di lavoro agile.
Tutto l’indotto Fincantieri è fermo, si prevede che il rientro potrebbe avvenire nei prossimi giorni/ settimane in maniera graduale.
Sirti e Siat non si sono mai fermate anche se hanno usufruito della cigo.
Il cambio dei codici Ateco nell’ultimo Dpcm ha reinserito la Seli-Kab tra le aziende definite essenziali e questa settimana dovrebbe riprendere la produzione.

TOSCANA
In molte aziende quali Hitachi (già partita con pochissime presenze), Whirlpool, Abb, Piaggio, Jsw, Liberty Magona, Tenaris, Pignone abbiamo siglato accordi su linee guida da seguire durante l’intera fase di emergenza sanitaria per il rispetto della sicurezza. Il confronto è stato serrato, importante il contributo delle Rsu/Rsl.
L’obbiettivo è di provare a dare risposte sulla sicurezza ai lavoratori che da casa devono recarsi al lavoro.
In questi giorni verificheremo se quanto scritto e concordato sarà messo in atto dalle aziende.
L’auspicio è di poter iniziare a lavorare prima possibile, in queste ultime ore sta facendosi pressante
la richiesta di ripartenza da parte di molte aziende. I lavoratori sanno che ci siamo, il nostro consenso deve accompagnare e camminare insieme a loro.

 

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