Notizie dal Cae di Thales Alenia Space

di Enrico Ferrone

Lo scorso 13 giugno si è svolta a Parigi la riunione del Comitato Aziendale Europeo di Thales. La delegazione italiana fa parte della composizione dell’istanza perché la casa francese nel 2007, di cui lo stato francese partecipa con 25,71%, a seguito del riacquisto delle azioni della Alcatel, è in joint venture (JV) con Leonardo per le attività di manifatture spaziali (67% Thales e 33% Leonardo) nella Thales Alenia Space (TAS).
Durante l’incontro, si è dato risalto al settore spaziale, poiché la stampa francese da tempo insiste sullo stato di sofferenza in cui versano gli stabilimenti TAS di Tolosa e Cannes. E per quanto Thales abbia dato ampia assicurazione sul riassorbimento degli oltre 500 esuberi – stima conservativa – individuati tra i lavoratori francesi, si percepisce la preoccupazione di un settore che ha il fiato corto nella competizione con le nuove tecnologie offerte sostanzialmente dai produttori degli Stati Uniti d’America.
Il posizionamento spaziale europeo poi è drammatizzato da un maggior interesse di alcuni stati membri di privilegiare le attività di accesso allo spazio (lanciatori) e di altri che invece enfatizzano una miglior attenzione alla presenza satellitare e alle attività di servizio.
In sostanza, non è tanto e non solo una guerra di principi quanto la possibilità di utilizzo dell’intera filiera piuttosto che di talune parti, sia pur essenziali ma non del tutto autonome.

GLI ATTORI PRINCIPALI
Oggi la realtà della manifattura spaziale del Vecchio Continente si articola su due attori principali: Thales Alenia Space e Airbus Defence & Space che principalmente sono concorrenti sui mercati commerciali mondiali, ma per le loro dimensioni e i know-how industriali posseduti, cooperano in numerosi programmi internazionali.
Da giorni, alcuni osservatori sostengono che lo Stato francese abbia chiesto con insistenza ai leader delle due aziende di trovare una strada comune per limitare gli effetti della concorrenza e risparmiare sui costi che il confronto impone al momento della partecipazione alle gare. Va detto che alla domanda su quanto fosse pensabile una sorta di fusione o di acquisizione da parte delle componenti spaziali dei due colossi europei, il CEO di Thales ha escluso categoricamente in sede CAE qualsiasi manovra in proposito. Ma l’ipotesi, assumendo sicuramente quanto dichiarato, lascia comunque spazio a diverse considerazioni.

STUDIARE LE STRATEGIE
Posto infatti che la mobilità all’interno di un gruppo può costituire una nobile manovra tampone ma non dovrebbe rappresentare la soluzione per il superamento di una crisi industriale, si apre l’interrogativo di come evitare che in un futuro prossimo non si ripetano rilevamenti di esuberi e non si proponga a un 10% della popolazione aziendale di recarsi in un’altra nazione per continuare a mantenere il proprio posto di lavoro. Dunque, se la riconfigurazione di un’attività seguita per anni non può essere la soluzione ai problemi elencati, occorre indubbiamente studiare le strategie adattandole alle nuove richieste di mercato con una maggiore flessibilità e una miglior volontà di collaborazione tra le parti. Su questo argomento facciamo delle semplici considerazioni perché una mancanza di interventi espone universalmente qualunque sistema a un declino delle sua capacità. Se poi parliamo di un soggetto spaziale, poiché gli investimenti nel settore sono spesso rischiosi e richiedono sempre lunghi tempi di pianificazione e realizzazione, l’incognita che la crescita non resti al passo con l’evoluzione mondiale è sicuramente superiore a quella di tanti alti prodotti.

LO SPIRITO COMUNITARIO
Vi è poi il lato più internazionale dell’alleanza. Se è vero quanto riporta la stampa, di un’ipotesi top-down nell’affrontare una razionalizzazione europea, dovremmo auspicare che la voce italiana – che sia governativa o industriale – venga ascoltata nel contesto negoziale, prima ancora che una qualsiasi bozza di accordo finisca sui tavoli dell’antitrust a Bruxelles per le dovute valutazioni.
Se in alcuni documenti europei, datati ma sempre attuali, ritroviamo in pieno spirito comunitario che l’obiettivo di concorrenza è particolarmente importante per assicurare l’abbassamento dei costi con l’assegnazione ottimale delle risorse, nelle stesse carte leggiamo pure l’auspicio di un asciugamento dei raggruppamenti industriali sui suoi territori. Obiettivo raggiunto già nel 2005, con l’aggregazione di Alenia Spazio – allora tutta di Leonardo, ex Finmeccanica – nei contesti prima di Alcatel, ora di Thales.

CONSIDERAZIONI SUL FUTURO
Da quelle azioni si è fatta molta strada e sono significativi i mutamenti avvenuti con l’ingresso di nuovi attori e una più intensa capacità produttiva, realizzata su una dimensione europea che in molti casi ha avuto l’interesse a superare le esclusive finalità nazionali. Se non sono state sempre attese le indicazioni della Commissione, va tenuto conto dell’insostenibile vento di nazionalismi che soffia in ogni parte d’Europa, che in Francia e Italia si osserva in modo preoccupante. Queste recrudescenze del passato, se rendono difficile il dialogo, abbassano la condivisione delle riservatezze d’impresa e accomunando in un unico crogiuolo tutti gli accordi in essere, rendono scontatamente merce di scambio quelli in divenire.
Ora, è sicuramente prematuro trarre conclusioni e le nostre potrebbero essere state semplicemente illazioni dopo aver effettuato un’accurata lettura dei giornali economici stranieri. Restano però tutte le preoccupazioni che precedono qualsiasi manovra di merger: nell’ultima seduta del passato Parlamento europeo è stata approvata una legge per ridefinire la politica dell’Unione per lo Spazio, con un’iniezione di 16 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Si tratta di una cifra importante che merita la massima attenzione da parte di tutti i protagonisti del settore. Tralasciare alcuni dossier con la giustificazioni che altri più urgenti incombono sui tavoli amministrativi sarebbe un duro colpo non solo all’economia ma anche alla dignità del Paese e dei suoi lavoratori.

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