O ti fermi o muori

di Andrea Farinazzo

Nel veneto nel 2018 ci sono stati 76.486 infortuni contro i 74.486 del 2017, con un incremento del 3.2% in negativo, di questi 62.985 sono avvenuti nell’industria di servizi e artigianato. Padova è terza negli infortuni dello scorso anno con 14.302, con una diminuzione rispetto al 2017. Le morti sul lavoro in veneto nel 2018 sono state 115 contro le 91 del 2017 con un incremento del 26%, Padova nel 2018 ha avuto 19 morti contro i 14 del 2017 con un incremento del 35%. Sono numeri che destano molta angoscia e che non essere solo esposti, ma ci devono portare a delle soluzioni che possano far sentire i lavoratori più sicuri nelle postazioni di lavoro.

LA MANIFESTAZIONE
Il 28 marzo le strade di Padova sono state teatro di un’importante e sentita manifestazione dedicata sia al ricordo dei troppi morti sul lavoro avvenuti nella provincia, sia alla necessità di continuare la lotta per assicurare salute e sicurezza in ogni luogo di lavoro. Alla manifestazione si è arrivati dopo aver fatto più di 300 assemblee all’interno delle aziende metalmeccaniche. Lo sciopero è stato uno dei più partecipati di sempre, con un’adesione pressoché totale di lavoratrici e lavoratori delle aziende metalmeccaniche della provincia di Padova. Questa forte e compatta partecipazione al corteo di oltre 3mila persone, che ha riempito le vie della città di bandiere non solo metalmeccaniche, ha anche visto la presenza di lavoratori e lavoratrici di altre categorie sindacali, pensionati, studenti ed esponenti della società civile.

LE TESTIMONIANZE
La manifestazione si è aperta con le testimonianze dei famigliari delle vittime sul lavoro. Xhanina Haka, figlia di Gezim Haka, ha aperto gli interventi dal palco seguita dalle parole di Valerica Bratu, moglie di Marian Bratu che, anche a nome di Rodica, moglie di Sergiu Todita, ha voluto portare un messaggio ben chiaro: di lavoro non si può e non si deve più morire. Le loro parole hanno commosso la piazza e lasciato il segno in ogni persona presente.
Gli interventi delle Rsu hanno portato gli esempi quotidiani delle loro giornate lavorative, importante è stata la testimonianza di Beggio Maurizio, Rsu Uilm dell’azienda Mita di Conselve che ha voluto portare la sua esperienza di miracolato del posto di lavoro, ha avuto un infortunio che poteva essere mortale.

IL SENSO DI RESPONSABILITA’
La piazza – fortemente voluta da Fim, Fiom, Uilm, dai delegati, dalle Rsu e dai lavoratori – ci porta davanti a un grande senso di responsabilità. Quanto fatto fino a oggi non termina con questa manifestazione, anzi! Il nostro impegno e la lotta di ognuno di noi non terminerà finché non sarà raggiunto l’obbiettivo di modificare le condizioni di lavoro di chi ancora oggi non ha tutele né certezze e la conquista di una nuova unità dei lavoratori: un lavoro sicuro, un contratto per tutti e la possibilità di costruirsi una vita devono essere la base da cui partire, non un’utopia irrealizzabile.
 Anche il sindaco Giordani ha voluto portare il suo saluto ai lavoratori in piazza, esprimendo vicinanza alle famiglie delle vittime. Diversi delegati, Rls e Rsu hanno ricordato dal palco l’importanza della collaborazione nelle aziende: lavoratori, Rls e Rsu devono essere costantemente in contatto per assicurare salute e sicurezza durante il proprio turno di lavoro, di qualsiasi tipo di luogo e di mansione si tratti.

USARE UN LINGUAGGIO CHIARO
La percezione del rischio è differente in base alla cultura, all’esperienza e alla storia individuale, pertanto varia dal contesto e dal settore in cui si opera. Semplicità e chiarezza sono termini chiave. L’integrazione reale attraverso una adeguata e sufficiente didattica risulta essere una vera prevenzione degli infortuni, fenomeno purtroppo sempre in aumento in Italia.

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