Morti sul lavoro: un 2018 da dimenticare

di Andrea Farinazzo

Non c’è tregua alcuna, i lavoratori continuano a morire. Sono già 15 i morti sul lavoro da inizio anno e, solo nei giorni di festa sono morte purtroppo 5 persone: un operatore ecologico, un addetto all’agricoltura e tre autotrasportatori. Un trend che resta sulla scia dell’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle. Nel 2018, stando al rapporto dell’Inail infatti, è stato registrato un aumento di infortuni mortali sul lavoro del 9,9%, rispetto al 2017. Sono ben 1.046 le denunce pervenute durante i primi 11 mesi del 2018, contro le 952 presentate l’anno precedente. Una non trascurabile differenza di 94 casi, dunque, che però trova forse spiegazioni valide in alcune considerazioni. Vediamo quali.

INCIDENTI PLURIMI
Osservando singolarmente i mesi che vanno da gennaio a novembre 2018 è impossibile non notare una distribuzione abbastanza impari dei decessi denunciati. Il mese di agosto 2018 è stato, infatti, è stato caratterizzato da una concentrazione anomala o, quantomeno, particolare di incidenti mortali. Ciò si ricollega alla seconda, importante, considerazione: gran parte degli incidenti avvenuti durante il mese di agosto sono incidenti plurimi, nei quali, quindi, sono state coinvolte più persone. Impossibile non ricordare, ad esempio, il catastrofico caso del crollo del ponte Morandi a Genova, che da solo ha contribuito con la considerevole cifra di 15 decessi. A questi vanno aggiunti i 16 braccianti morti in totale negli incidenti stradali di Lesina e Foggia. In generale, dunque, agosto si è distinto per un numero decisamente alto di decessi in incidenti plurimi: ben 37 vittime in un solo mese, contro le 42 totali del periodo tra gennaio e novembre. Incidenti plurimi che sono, comunque, in aumento rispetto al 2017: nel 2018 sono stati registrati ben 23 casi del genere, costati la vita a 80 persone, contro i 42 decessi registrati nei 15 incidenti plurimi avvenuti l’anno precedente. A quelle di agosto vanno, infatti, aggiunte le due vittime di una fuga di gas ad Arezzo, le quattro vittime di una frana a Isola di Capo Rizzuto, i sette decessi avvenuti in totale in tre incidenti stradali tra Lazio e Lombardia e i due operai precipitati nel vuoto durante dei lavori di ristrutturazione a Taranto.

STRANIERI A LAVORO
Gli stranieri morti sul lavoro nel 2018 sono stati il 7,1% sul totale, a causa della crisi sono diminuiti rispetto agli ultimi anni: lavori pericolosi che gli italiani in passato non volevano fare, ma che ora svolgono pur di poter lavorare, quasi sempre precari costretti a svolgere lavori pericolosi. E’ sconvolgente l’età delle vittime di infortuni: perdono la vita moltissimi giovani sotto i venti e trent’anni, ma soprattutto in tarda età, il 27% di tutti i morti sui luoghi di lavoro hanno dai 61 anni in su (esclusi morti in itinere e sulle strade) sono il 27% sul totale, una percentuale impressionante.
Il precariato diffuso, leggi come Fornero e Jobs act, hanno contribuito a far morire molti lavoratori in più. Il precariato uccide tantissimi giovani e meno giovani e l’articolo 18, abolito dal Governo Renzi con la complicità della parte più retriva degli industriali, ha fatto aumentare le morti sul lavoro, soprattutto tra i giovani assunti. Nel report le regioni con più morti sul lavoro sono la Lombardia, il Veneto, la Campania e l’Emilia-Romagna. Le province con più morti sui luoghi di lavoro (escluso itinere) sono quelle di Salerno con 20 morti, Torino con 19 morti, una città che ha avuto una delle tragedie più grandi sul lavoro, quella della ThyssenKrupp dove il 6 dicembre 2007 morirono 7 lavoratori (arsi vivi). Seguono la provincia di Verona con 18 morti sui luoghi di lavoro, Napoli con 17. Si chiamava Ugo Panzanella l’ultimo morto per infortunio del 2018, un meccanico di 75 anni. Era rimasto gravemente ustionato il 4 novembre: stava tagliando con un frullino una vecchia cisterna che è esplosa ed è morto dopo quasi due mesi di sofferenze all’ospedale Grandi Ustionati di Cesena, il 30 dicembre.

IN ITINERE
Il 2018 è proprio un anno da dimenticare: i casi di morte sul posto di lavoro, anche al netto degli incidenti plurimi, sono in aumento: si parla di 720 morti contro i 694 del 2017, pari a un aumento del 3,7%. Stesso discorso, se non peggiore, per gli incidenti avvenuti in itinere, ovvero quelli occorsi durante il tragitto per recarsi al lavoro: 326 i casi registrati durante il 2018, corrispondenti a un aumento del 26,4%. L’aumento, in entrambi i casi, interessa parimenti Nord e Sud Italia, mentre resta stabile il Centro.

OLTRE I NUMERI
Al di là di ogni considerazione, dunque, ciò che il 2018 ci lascia in eredità è l’immagine di un Paese che ha, probabilmente, ancora molto da lavorare in materia di sicurezza sul lavoro. Ciò che possiamo auspicare è che il nuovo anno porti con sé una maggior consapevolezza dei datori di lavoro e, talvolta, anche dei lavoratori stessi: le norme, in molti casi, esistono già e tutto ciò che c’è da fare, come spesso ricordiamo su queste pagine, è abituarsi a rispettarle adeguatamente. A ciò, ovviamente, va aggiunta, da parte delle istituzioni, la volontà di valutare attentamente i rischi prima del verificarsi di eventi funesti e irrimediabili come quello del ponte Morandi. Non resta che sperare, dunque, di poter raccontare, sul finire di questo 2019 appena iniziato, di un trend che abbia finalmente invertito la propria direzione.

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