Lettera del Segretario Generale Rocco Palombella sui problemi dell’azienda e richiesta incontro al Ministro MIMIT

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Giorgia Meloni
Al Ministro delle Imprese e del Made in Italy
On.le Adolfo Urso
Al Ministro del Lavoro
Dott.ssa Maria Elvira Calderone
Al Ministro dell’Economia e delle Finanze
On.le Giancarlo Giorgetti
A Invitalia
Dott. Bernardo Mattarella

p.c.      Acciaierie d’Italia
Dott.ssa Lucia Morselli
Dott. Franco Bernabè

p.c.      Ilva AS
            Dott. Antonio Lupo
            Dott. Francesco Ardito
            Dott. Alessandro Danovi

Illustrissimi,

lunedì 3 aprile a migliaia di lavoratori di Acciaierie d’Italia è apparsa sul proprio profilo del portale aziendale la comunicazione di proroga di cassa integrazione straordinaria, avente sulla parte sinistra come simbolo una sdraio e un sole (di seguito l’immagine).

Appena si è diffusa la notizia abbiamo fatto fatica a crederci, invece purtroppo si è dimostrata veritiera.

Illustrissimi, da tempo la Uilm si batte per interrompere una situazione insostenibile che dura ormai da oltre dieci anni, che vede come vittime principali i lavoratori e i cittadini, in modo particolare quelli di Taranto. Da due anni anche lo Stato è diventato complice di questa situazione, dopo l’ingresso nel capitale sociale di ADI attraverso Invitalia.

Dal 2019, nonostante il passaggio dallo Stato ad ArcelorMittal che aveva assunto impegni precisi, si è fatto ricorso ininterrottamente alla cassa integrazione prima ordinaria e successivamente Covid, senza una giustificazione valida.

L’alibi dei limiti produttivi di sei milioni di tonnellate, stabiliti dalla Magistratura tarantina, non sussiste poiché lo stabilimento ionico non è mai riuscito a raggiungerli, realizzando nel 2022 poco più di tre milioni di tonnellate.

Lo scorso anno è stata richiesta una cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione aziendale per tremila lavoratori senza alcun piano industriale e senza una programmazione degli investimenti necessari. Tutte le organizzazioni sindacali non accettarono le condizioni, ciononostante il Ministero del Lavoro concesse la cassa integrazione straordinaria per un anno.

Quest’anno, nonostante ci siano le condizioni per raggiungere i sei milioni di tonnellate, si preferisce tenere fermo uno dei tre altiforni per attestarsi su una produzione di quattro milioni di tonnellate. Ovviamente le perdite economiche sono certificate, poiché solo a partire dai sei milioni di tonnellate è previsto l’equilibrio finanziario.

Il 29 marzo scorso è stato sottoscritto un accordo di proroga di un anno della cassa integrazione straordinaria per tremila lavoratori, senza i presupposti previsti dalla legge. Il Ministero del Lavoro si è fatto promotore di una trattativa inconcepibile, svolta quasi completamente da remoto e, anziché essere il garante della legge, ha preso in considerazione le argomentazioni aziendali senza verificarne la veridicità.

Il Ministero del Lavoro ha contribuito a dividere le organizzazioni sindacali e non ha tenuto in considerazione le argomentazioni di Uilm e Usb, le organizzazioni maggiormente rappresentative nel sito tarantino che occupa oltre l’80% dei dipendenti.

Il Ministero del Lavoro ha artatamente creato la maggioranza che ha sottoscritto l’accordo, comprendendo organizzazioni sindacali che non hanno alcuna rappresentanza aziendale (Fismic). L’aspetto più grave emerso durante la trattativa, non contestato da parte del Ministero del Lavoro, riguarda la dichiarazione esplicita dell’azienda di non voler più rispettare il vincolo di assunzione dei 1.600 lavoratori in Amministrazione straordinaria previsto dall’accordo sindacale del 2018.

L’accordo separato sulla proroga di cassa integrazione straordinaria, che ha peggiorato le condizioni previste dal mancato accordo dell’anno scorso, sta provocando una reazione a catena all’interno degli stabilimenti. Registriamo manifestazioni da parte dei lavoratori in Amministrazione straordinaria e dell’indotto e l’aumento, giorno dopo giorno, della tensione tra i tremila lavoratori di Acciaierie d’Italia in cassa integrazione. Mentre scriviamo, i lavoratori ci segnalano, oltre alla mancanza di dispositivi di sicurezza, anche l’assenza di beni essenziali come l’acqua per dissetarsi.

Le modalità dell’invio della comunicazione di cassa integrazione straordinaria, come descritto all’inizio della lettera, non hanno precedenti nella storia sindacale, non solo italiana. Atto ancora più grave se consideriamo il presunto ruolo delle organizzazioni sindacali firmatarie e la presenza dello Stato nel capitale sociale, alla luce anche del finanziamento pubblico di 680 milioni di euro stanziati dall’ultimo Decreto del gennaio scorso.

Riteniamo che sia offensivo e irrispettoso nei confronti dei lavoratori e delle proprie famiglie, che da oltre dieci anni rivendicano il diritto al lavoro e a uno stipendio dignitoso, oltre al diritto alla salute e alla sicurezza.

La Uilm continuerà a denunciare in ogni sede e con tutti gli strumenti a disposizione questa situazione di inaudita gravità e sollecita tutte le Istituzioni a intervenire e prendere i necessari provvedimenti.

Con la presente chiediamo un incontro al Ministro Adolfo Urso, al MIMIT, nel più breve tempo possibile.

Il Segretario Generale
Rocco Palombella