L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

con oggi, e con il Sud Italia, si conclude il grande percorso di scioperi e mobilitazioni di Cgil e Uil contro la Manovra. Non finisce però la nostra protesta a una Finanziaria che non tiene in considerazione il sindacato e le proposte su tasse, fisco, pensioni, lavoro e non solo.

Sono state settimane molto intense, ho parlato dal palco di Reggio Emilia il 17 novembre e da quello di Novi Ligure il 24. Oggi, mentre esce questo numero di Fabbrica e società, sono a Bari per l’ultima tappa stabilita di questo percorso.

Come vi dicevo però, non possiamo parlare di vere e proprie conclusioni. Il Governo ha cercato in questi ultimi giorni di mettere delle toppe ad alcuni disastri preannunciati, come quello del taglio consistente alle pensioni dei lavoratori del pubblico impiego e dei medici, in particolare, che hanno minacciato dimissioni di massa.

Potete immaginare cosa succederebbe, soprattutto in un momento storico in cui il nostro Sistema Sanitario Nazionale, un tempo fiore all’occhiello di questo Paese, viene smantellato pezzo dopo pezzo. Con pronto soccorso in condizioni disumane, liste di attesa interminabili e finanziamenti alla sanità privata. Tutto questo è inaccettabile.

Siamo scesi in piazza per dire che restano irrisolti i principali problemi sociali ed economici del nostro Paese: la perdita del potere d’acquisto dei salari e delle pensioni, il mancato rinnovo dei contratti, la sicurezza sul lavoro, il fisco, la previdenza. Ecco perché abbiamo indetto questo sciopero che, come sempre, è stato fatto nel rispetto delle norme di legge.

Le precettazioni non ci spaventano, ma ci rafforzano. Penso che ne abbiamo dato un’ampia prova in questi giorni, “l’effetto Salvini” ha fatto sì che le persone ancora di più e con più forza si schierassero al nostro fianco e al fianco della parte sana del Paese.

Nel corso delle nostre manifestazioni abbiamo portato avanti anche un altro messaggio importante, quello contro la violenza sulle donne e i femminicidi. È passato da poco il 25 novembre, data che ogni anno viene dedicata alla violenza di genere.
Occorre che tutti insieme facciamo qualcosa di concreto per fermare questa ondata di violenza contro le donne, affinché non sia vano il sacrificio di oltre 100 Giulia. Basta femminicidi!

Sul fronte industriale tiene banco la vertenza dell’ex Ilva.

Come avevamo preannunciato l’Assemblea dei soci riunitasi il 28 novembre non è stata in grado di definire nulla. È stata riconvocata una nuova Assemblea per il 6 dicembre e il socio privato, ArcelorMittal, non si decide a mettere un solo euro e a investire sul rilancio degli stabilimenti. Ancora una volta, nel silenzio assordate del Governo, abbiamo chiesto l’immediato e necessario cambio di Governance ma le nostre richieste sono rimaste inascoltate. Noi non ci fermeremo, abbiamo chiesto un incontro urgente alla Presidente del Consiglio Meloni e al presidente di Acciaierie D’Italia Bernabè. Metteremo in campo tutte le iniziative che si renderanno necessarie. Il tempo è veramente scaduto.

La scorsa settimana ho partecipato all’inaugurazione dell’unità circolare e alla visita del centro stile di Torino di Stellantis, che è stata anche occasione di confronto fra sindacati e direzione aziendale. La trasformazione del settore automotive e la riorganizzazione delle case automobilistiche pongono una sfida di vera e propria sopravvivenza per l’industria italiana.

Come sindacato faremo tutto ciò che possiamo per vincerla nel rapporto con Stellantis e con gli altri imprenditori del comparto, ma nell’incontro già previsto per il 6 dicembre chiederemo al Ministro Urso di sostenere i nostri sforzi e di passare dalle dichiarazioni di principio alle azioni concrete, poiché soprattutto i lavoratori dell’indotto hanno bisogno di un intervento immediato.

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