L’Editoriale

Care lavoratrici e cari lavoratori,

il periodo che abbiamo attraversato per l’elezione del Presidente della Repubblica, oltre a bloccare l’attività parlamentare ha bloccato anche l’attività sindacale e gli incontri con i vari Ministri. Come sapete il voto ha riconfermato Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. A lui non posso che augurare un buon lavoro, come sono certo continuerà a fare.

Nel frattempo, però, restiamo in attesa di discutere le crisi aziendali, gli effetti della transizione ecologica, ma anche i temi confederali con Cgil Cisl e Uil come pensioni e fisco, secondo il calendario ottenuto dopo lo sciopero generale del 16 dicembre.

Una cosa purtroppo non si è fermata: le procedure di chiusura e di licenziamento che ogni giorno sono state adottate da tantissime aziende. Notizie attenuate dal clima di attesa per l’elezione del Presidente della Repubblica, ma ora che i riflettori si sono spenti bisogna tornare a prendere coscienza della drammaticità della situazione in cui ci troviamo.

Interi settori necessitano della discussione con il Governo sugli effetti della transizione; numerose vertenze aspettano da tempo una soluzione. L’unica nota positiva di questi giorni è stato il via definitivo della Commissione europea sull’acquisizione di Arvedi delle acciaierie di Terni.

Tutto il resto della siderurgia vive una situazione di stallo, mentre il settore dell’automotive è diventato la vera emergenza; infatti, il 3 febbraio insieme a Fim Fiom e Federmeccanica abbiamo tenuto una conferenza stampa all’Hotel Nazionale, in Piazza di Monte Citorio a Roma, per lanciare un grido di allarme e chiedere congiuntamente a Draghi e ai Ministri competenti la convocazione di un tavolo operativo.

Non solo, abbiamo condiviso un documento con alcuni punti urgenti che vogliamo discutere al più presto. Quello dell’automotive è un settore chiave della nostra economia, per questo occorre mettere in campo iniziative concrete e condivise da tutti gli attori coinvolti. Parliamo di qualcosa che in Italia vale un fatturato di 93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil e che coinvolge migliaia e migliaia di lavoratori.

Naturalmente siamo in attesa di conoscere il piano industriale di Stellantis il 1° marzo sapendo che parliamo di un Gruppo industriale che ha un grosso peso su tutto il sistema della mobilità in Italia.

I Ministri competenti sembrano aver perso ogni interesse e strategia sul futuro del Paese. Anche le vertenze che sono arrivate purtroppo al capolinea, come Whirlpool o Acc, a parte i programmi di incontri stabiliti pare non abbiano ancora soluzioni chiare o idee su come procedere.

Siamo di fronte a una classe politica stordita dall’elezione del Presidente della Repubblica che ora si comincia a interrogare sulle azioni da mettere in campo per riprendere il percorso interrotto mesi prima.

Noi riteniamo che la priorità non siano le elezioni, ma come il nostro Paese si organizza per effettuare quelle scelte indispensabili per poter garantire un futuro al sistema produttivo e ai lavoratori.

Mentre arriva il via libera dall’Ue alle rate semestrali delle risorse del Pnrr riconosciute all’Italia (la prima da 24,1 miliardi giungerà tra due-tre mesi), la sfida per il nuovo anno si fa ancora più ambiziosa: le riforme da approvare sono 66, 102 gli obiettivi da raggiungere per assicurarsi seconda e terza rata dei fondi europei, in tutto 40 miliardi.

Bisogna quindi riprendere a sollecitare il Governo, le istituzioni, il Presidente del Consiglio, evitare di entrare in un vortice di rassegnazione, perché questa sì sarebbe per l’Italia una grave sconfitta.

Nel frattempo noi abbiamo intrapreso il percorso per la certificazione della rappresentanza. Sono stato a Milano e a Reggio Emilia dove ho incontrato i Segretari provinciali, regionali e i Responsabili nazionali della rappresentanza del Nord. La prossima settimana svolgerò le stesse riunioni a Roma e Napoli per tutto il Centro Sud. Sono certo che siamo di fronte a una grande opportunità che nessuno di noi intende sprecare.

Noi ci faremo portavoce, insieme alla confederazione, dei problemi dei lavoratori e dei cittadini per dare continuità alle iniziative che abbiamo messo in campo in assenza di una assunzione di responsabilità della politica sulle crisi che rischiano di continuare a produrre licenziamenti e perdita di posti di lavoro.

Come ha detto lo stesso Draghi in Parlamento, l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è una sfida decisiva per il Paese, da cui dipende la nostra credibilità nei confronti dei cittadini e dei nostri partner. Tutti i soggetti coinvolti devono contribuire alla sua realizzazione con rapidità, efficienza, onestà. Noi siamo pronti.

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