L’Editoriale

Cari lavoratori,

finalmente la situazione pandemica inizia a migliorare.
Ogni giorno che passa registriamo un calo nel numero delle infezioni e delle morti, soprattutto grazie all’aumento dei vaccini, che hanno portato alla diminuzione dei ricoveri nelle terapie intensive. Questa è sicuramente una buona notizia.

Il Governo, sollecitato anche dalle nostre confederazioni, sta di giorno in giorno adottando dei provvedimenti che allentano le restrizioni. Insomma, la prospettiva sembra essere quella di una lenta ripresa e tutto ciò ci incoraggiaca ritenere che questa sarà in grado di scongiurare ulteriori danni da un punto di vista occupazionale, con la riapertura delle attività produttive che durante il periodo del lockdown hanno fatto ricorso massiccio alla cassa integrazione.

Sul fronte vertenziale, invece, il ministero dello Sviluppo economico e il ministero del Lavoro non sono ancora riusciti a trovare un modo per affrontare definitivamente le crisi aziendali. In queste settimane abbiamo realizzato quasi tutti gli incontri al Mise, senza riuscire ad avere risposte concrete e soluzioni.

Per quanto riguarda la situazione di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva, purtroppo abbiamo dovuto renderci conto di un fatto che non abbiamo gradito, ovvero che il Governo, anziché dare seguito agli impegni assunti dopo il versamento dei 400 milioni, ha dichiarato, tramite il Ministro, l’intenzione di attendere la sentenza del Consiglio di Stato. Questo ci continua ovviamente a preoccupare.

Dell’incontro parliamo in un articolo dedicato in questo numero di Fabbrica società, ma evidenzio anche qui come il Governo non sia in grado di affrontare i nodi della ripresa, perché alla situazione di Acciaierie d’Italia si aggiunge un piano siderurgico che noi siamo in attesa di conoscere e rispetto al quale, purtroppo, il Governo non è stato ancora in grado di dare un’accelerazione, anche alla luce di una prospettiva di mercato che vede uno sviluppo del settore.

Era prevedibile che, dopo il lockdown, ci sarebbe stata una ripresa e questa avrebbe significato l’utilizzo della materia prima, dell’acciaio. Le nostre imprese sono costrette ad approvvigionarsi di acciaio sul mercato e, visto il prezzo schizzato in alto, questo anziché dare un impulso e agevolare la ripresa rischia di frenarla.

Tra le numerose vertenze difficili c’è anche quella di Piombino: anche qui si continua ad attendere il piano industriale da parte di Jindal, che sfugge alle sue responsabilità rischiando di provocare una esplosione dal punto di vista occupazionale e non solo.

Continuiamo a chiedere, inoltre, l’apertura del tavolo dell’automotive, che è un tema anch’esso importante dopo la nascita di Stellantis. Vogliamo affrontarlo non come un tavolo di crisi, ma per prevenire quelli che possono essere i rischi di una fusione con un gruppo industriale che è posizionato sullo stesso segmento dell’automotive italiana, con la necessità di capire anche cosa potrebbe provocare il processo di transizione ecologica.

Quindi noi continueremo a incalzare il Governo, e soprattutto a seguire anche le altre crisi irrisolte, dalla Whirlpool di Napoli a Elica, dall’Embraco fino alla Bekaert.
Certo, la notizia di un ulteriore prolungamento di sei mesi della cassa integrazione per quanto riguarda l’Embraco ci dà la possibilità di trovare altre soluzioni, anche se l’ulteriore dispendio di risorse pubbliche rischia di farci perdere ulteriormente tempo. È chiaro però che una soluzione transitoria, che scongiuri i licenziamenti, è sicuramente qualcosa di positivo.

Dopo varie vicissitudini, proprio mentre questo numero di Fabbrica società vede la luce, stiamo provando a chiudere il contratto di secondo livello di Leonardo. Ci auguriamo che questa conclusione metta fine a una fase di trattativa durata anche troppo tempo, che si è incrociata con il Covid e con il Contratto Nazionale di Lavoro.
Sicuramente sarebbe una boccata di ossigeno per oltre 30mila lavoratori.

Qualche giorno fa c’è stata anche la conclusione dell’integrativo Electrolux, che purtroppo ha sofferto la difficoltà di come si è evoluto il confronto. Questo accordo, pur essendo migliorativo, ha trovato una risicata maggioranza di favorevoli. Questo vuol dire che dobbiamo, in primis, cercare un chiarimento tra noi, Fim e Fiom, e al più presto anche con l’azienda.
Electrolux rappresenta oltre 6mila lavoratori, con un grande indotto ed è strategica per l’Italia.

Sul fronte confederale, Cgil Cisl e Uil stanno continuando a incontrare il Governo per quanto riguarda il blocco dei licenziamenti e la proroga della cassa integrazione. Nonostante questo, però, si prosegue in una logica di aggiornamento, senza passi in avanti.
Hanno fatto bene a forzare su alcuni temi fondamentali, ad esempio con la giornata di mobilitazione sulla sicurezza il 20 maggio scorso, in concomitanza con l’anniversario della Legge sullo Statuto dei Lavoratori.

Infine, sempre Cgil Cisl e Uil stanno organizzando a fine mese un sit-in di protesta incentrato proprio sulle crisi industriali per porre al centro dell’agenda politica il lavoro con tutte le sue specificità.
Mai come in questo momento una ripresa, per essere considerata tale, deve partire dal consolidamento dei livelli occupazionali e dal rilancio del nostro sistema industriale. 

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