L’Editoriale

Cari lavoratori,

mentre scriviamo la diffusione del virus continua a crescere e tutti gli altri problemi rischiano di essere messi in ombra. A fronte degli oltre 30mila casi positivi registrati negli ultimi giorni, e con l’aumento esponenziale dei ricoverati nelle terapie intensive che ha superato gli oltre 2mila casi, il governo è stato costretto a varare nuovi Dpcm tesi a inasprire le misure di contenimento del contagio. 

Senza voler entrare nello specifico delle misure approvate, emerge chiaramente una situazione preoccupante. L’unica certezza emersa da questi provvedimenti è che si è voluto evitare, almeno fino a questo momento, la chiusura delle attività produttive.

La scuola, nonostante tutte le promesse, è stata ancora una volta la più penalizzata e sta pagando il prezzo dell’inadeguatezza del sistema dei trasporti, oltre al ritardo della struttura organizzativa del sistema scolastico: dal numero dei docenti al reperimento di aule, banchi e mascherine. 

Le protese dei commercianti, tra quelli che più di altri stanno pagando il prezzo di questa crisi, hanno rischiato di essere vanificate per colpa dell’infiltrazione di gruppi estremisti che hanno cavalcato il malessere di questi lavoratori per mettere in atto azioni violente, che nulla avevano a che vedere con le ragioni dei manifestanti. 

Quest’ultimo Dpcm, con provvedimenti probabilmente necessari al fine di contenere i contagi, ci proietta già in una fase difficile e molto preoccupante per la tenuta del Paese sul piano economico e sociale.
Se durante il primo lockdown la speranza di una ripresa era data anche dall’arrivo del periodo estivo, purtroppo la prospettiva oggi è assai peggiore poiché siamo ancora all’inizio della stagione invernale.
Non sappiamo, inoltre, come sarà la sovrapposizione tra il coronavirus e la classica influenza stagionale e abbiamo già visto come i provvedimenti adottati, anche dagli altri paesi europei, non siano inferiore al mese.

La stragrande maggioranza delle persone vorrebbe avere la possibilità di vivere in piena libertà le festività natalizie, senza limitazioni di spostamento tra regioni e di orario, considerando anche che la Pasqua dello scorso anno è stata già sacrificata.

Io mi auguro che questi provvedimenti mostrino presto un risultato tangibile sulla curva dei casi e soprattutto spero che si possa porre presto fine alla conflittualità a cui abbiamo assistito in questi giorni, tra governo e regioni. Mentre nei provvedimenti di marzo scorso ognuno rivendicava autonomia, in questa fase abbiamo purtroppo notato una generale mancanza di assunzione di responsabilità.

In questo scenario ancora in evoluzione, noi abbiamo voluto continuare a svolgere le nostre assemblee e incontrare i nostri delegati e attivisti sui territori. Abbiamo tenuto un’assemblea in presenza a Modena, il 28 ottobre, sul rinnovo contrattuale di Federmeccanica e Assistal, ma soprattutto sulle prospettive industriali alla luce della fusione di Fca con Psa prevista entro la fine dell’anno. Purtroppo le riunioni successive programmate a Firenze, per la Toscana, e a Bologna, per l’Emilia Romagna, le abbiamo dovute svolgere in videoconferenza. E’ stata una decisione sicuramente sofferta, ma lo abbiamo fatto per evitare anche una minima possibilità di diffusione del contagio.

E’ stata una settimana molto impegnativa, abbiamo svolto anche una riunione in videoconferenza con il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, sul futuro dello stabilimento della Whirlpool di Napoli.
Uno di quegli incontri che non vorremmo mai fare, poiché dopo 18 mesi di lotte si è concluso con un fallimento da parte del governo nel trovare una soluzione dignitosa per i circa 400 lavoratori interessati dalla chiusura. Governo e ministri non sono stati in grado di imporre alla multinazionale il rispetto di un accordo sottoscritto in sede ministeriale da governo, regioni e organizzazioni sindacali.

Ci auguriamo che questo episodio resti un caso isolato. Il 1° novembre lo stabilimento di Napoli ha messo i sigilli agli impianti produttivi e ai magazzini. I lavoratori stanno presidiando la fabbrica notte e giorno. Noi siamo al loro fianco e continueremo a batterci affinché ci sia la ripresa dell’attività produttiva. 

Giovedì scorso, da ultimo, è stata una giornata importante e storica: lo sciopero generale dei metalmeccanici di 4 ore, dopo un periodo di assemblee e di incontri sui territori, ha rimesso al centro della discussione il rinnovo del contratto. Sappiamo che il Paese è alle prese con questa pandemia, ma abbiamo ritenuto indispensabile dare voce ai lavoratori per far ripartire la trattativa e rinnovare il contratto.

Ben 10 milioni di lavoratori aspettano il rinnovo, ma tra i temi sul tavolo c’è anche la salvaguardia dei livelli occupazionali, a partire proprio dal caso della Whirlpool di Napoli.

Il settore metalmeccanico è quello che ha sulle spalle il peso maggiore della crisi, per questo riteniamo indispensabile dare un segnale forte di positività, di fiducia, fare una scommessa sul futuro. E’ fondamentale quindi riprendere al più presto il confronto con Federmeccanica e Assistal per discutere e rinnovare un contratto dignitoso.

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