L’Editoriale

Cari lavoratori,

da metà giugno tutte le attività – a eccezione delle partite di calcio, delle discoteche e delle scuole – sono state riaperte, ovviamente nel rispetto rigoroso dei protocolli di sicurezza, dei Decreti e dei Dpcm che regolano la funzionalità delle fabbriche, dei servizi e delle attività ricreative.

Nel nostro Paese si respira un’aria diversa da quella che abbiamo respirato nei mesi terribili del lockdown. Gradualmente si cominciano a vedere persone per le vie delle città e all’interno di alcuni locali.

Non si è verificato la temuta conseguenza di assembramenti nei locali commerciali, nei luoghi di culto, tranne qualche episodio sporadico.

Con il passare dei giorni abbiamo registrato un arretramento del virus. Sono diminuiti i casi positivi e anche i decessi si sono ridotti in modo consistente. Da giorni, in oltre la metà delle Regioni italiane non si registrano decessi, ma il clima che si respira tra le persone è di forte preoccupazione.

I focolai che si stanno manifestando a Pechino non ci lasciano tranquilli e in quest’ultima settimana in Lombardia sono aumentati i casi positivi.

Nel mondo il virus non accenna a ridimensionarsi. Ci sono alcuni autorevoli virologi che ipotizzano una presenza più consistente del virus in autunno e questo non può che preoccuparci ulteriormente.

Siamo convinti che solo l’individuazione del vaccino potrà ineluttabilmente farci guardare il futuro con un po’ più di tranquillità.

La situazione della ripresa produttiva tarda a ritornare ai livelli pre-Covid, poiché a mio avviso continua a persistere in modo evidente il clima di paura e di incertezza nel futuro.

Questi due elementi stanno determinando il crollo dei consumi e tutti i settori strategici per la nostra economia stanno facendo registrare numeri di inaudita gravità.

Vorrei riflettere con voi sul fatto che mentre fino a pochi anni fa immaginavamo che solo i conflitti bellici potessero determinare povertà e carestia, abbiamo scoperto che nel terzo millennio molte cose possono accadere e rompere gli equilibri. Con l’attentato alle Torri Gemelle, ad esempio, che provocò circa tremila morti e il crollo di due grattacieli, il mondo è cambiato. Anche in quell’occasione il clima di paura e terrore ha inciso sui comportamenti individuali. Tanti comportamenti individuali, inoltre, modificano il sistema socio-economico.

Vorrei sbagliarmi ma questa pandemia ha già determinato, oltre alla perdita di oltre 34mila vite umane in Italia, una modifica dei comportamenti, i cui effetti non siamo ora in grado di verificare.

Basta immaginare i dati di non crescita del nostro Pil che in pochi mesi ha raggiunto livello di record negativo, passando da un dato leggermente positivo a oltre -20% nei mesi di marzo e aprile.

Solamente in questi ultimi due mesi, c’è stata una perdita della produzione industriale di circa 200 miliardi, con un dimezzamento delle attività produttive. I dati del 2020 non sono assolutamente incoraggianti. La cassa integrazione per Covid-19 ha coinvolto oltre 8 milioni di lavoratori raggiungendo la cifra record di un miliardo di ore nel solo mese di aprile.

Nel settore metalmeccanico Federmeccanica prevede una perdita di 300mila posti di lavoro che si aggiungono ai 250mila persi negli anni precedenti.

I settori maggiormente colpiti sono l’automotive, la siderurgia, gli elettrodomestici, l’aerospazio.

Per quanto riguarda il turismo non si riesce ancora a consuntivare gli effetti drammatici di questa infezione virale.

Mentre la vertenza di Jabil, per il momento, sembra avviata a una sua parziale definizione, la situazione dell’ex Ilva continua a rimanere preoccupante. Nonostante gli sbandierati impegni del Governo la situazione risulta drammatica. Dopo i due incontri, del 25 maggio e 9 giugno, ancora non siamo in grado di conoscere quale sarà la decisione del Governo. Noi abbiamo già dichiarato la nostra netta contrarietà sulla continuità nella gestione degli stabilimenti dell’ex Ilva da parte di ArcelorMittal.

Alla situazione dell’ex Ilva, si sono aggiunte vertenze che ritenevamo ormai risolte, come l’Ast Terni, Jindal di Piombino fino all’ex Alcoa nel Sulcis. Insomma tutta la siderurgia sembra essere ripiombata in una crisi senza precedenti.

A fronte di tutto ciò e in mancanza di idee chiare del Governo e di Confindustria su come affrontare la situazione di grave emergenza, abbiamo deciso di organizzare una manifestazione insieme a Fim e Fiom a Roma in piazza del Popolo giovedì 25 giugno.

Nonostante le restrizioni che vietano manifestazioni e assembramenti nelle piazze, abbiamo comunque deciso di manifestare. Lo faremo rispettando le dovute misure di sicurezza.

In Piazza del Popolo ci saranno circa cinquecento sedie per rappresentare le centinaia di crisi aziendali aperte e non risolte nel nostro Paese. Abbiamo voluto individuare cento aziende simbolo che sono state caratterizzate da manifestazione e scioperi in questi mesi.

Ci saranno anche rappresentanti sindacali che, nonostante le difficoltà negli spostamenti, hanno dichiarato di voler essere presenti. Abbiamo deciso di sollecitare il Governo e la politica in generale intorno a un tema così importante e determinante per la ripresa economica e produttiva del nostro Paese. Lo faremo con grande compostezza, ma altrettanta determinazione. Il Governo si deve interessare a questo dramma sociale.

La nostra manifestazione sarà di supporto a tutte le iniziative e azioni che Cgil, Cisl e Uil vorranno intraprendere a sostegno anche degli ammortizzatori sociali e per ottenere la proroga sul divieto dei licenziamenti previsto per fine agosto.

Il 24 giugno riprenderà il confronto tra i Segretari generale di Fim, Fiom, Uilm, i presidenti e direttori di Federmeccanica e Assistal. Per noi è un appuntamento importante perché vogliamo riprendere il confronto per il rinnovo di uno dei contratti più importanti del nostro sistema industriale.

Una risposta concreta per lanciare un messaggio di fiducia nei confronti dei lavoratori sarebbe quello di avviare una trattativa che ci porti alla conclusione di un negoziato iniziato lo scorso novembre. Ci aspettiamo senso di responsabilità da parte di Federmeccanica e Assistal nel riprendere un confronto franco e leale. Il 25 giugno, durante la manifestazione, informeremo i nostri rappresentanti sindacali sull’esito dell’incontro.

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