Le tre buone lezioni dell’accordo Electrolux

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Le tre buone lezioni dell’accordo Electrolux

14 – 05 – 2014 Antonello Di Mario

Il commento di Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica società”, il giornale della Uilm

Editoriale di “Fabbrica società”, il giornale della Uilm, on line da domani mattina

Nemmeno le buone notizie risollevano il morale. S’avverte un tale clima di pessimismo, soprattutto tra i giovani, che pare impossibile ritrovare il senso della fiducia.

L’ACCORDO

E’ di poche ore fa la risoluzione della vertenza Electrolux: un piano industriale che prevede 150 milioni in euro di investimenti, esclude licenziamenti fino al 2017, evita la riduzione dei salari, garantisce la continuità produttiva degli stabilimenti italiani di Porcia, Susegana, Solaro, Forlì che occupano oltre seimila addetti. Un grande risultato colto dal sindacato metalmeccanico, dalla multinazionale degli elettrodomestici, dalle istituzioni, governo compreso.

BUONE NOTIZIE E PESSIMISMO

Eppure, niente. Una “buona nuova” che non genera più ottimismo in chi la ascolta, ma a volte nemmeno in chi ne beneficia in termini pratici. E’ un tempo strano in cui la crisi economica determina una perenne crisi politica. La principale causa sta nei tassi di disoccupazione davvero anomali per un Paese civile. Qui da noi il tasso di disoccupazione complessiva è al 12,7% e quello giovanile al 42,7%.

CHE COSA BISOGNA FARE

Rimaniamo convinti che bisogna al più presto ad attuare politiche per lo sviluppo della crescita, che significa principalmente una sistematica politica industriale, a partire dal rilancio del manifatturiero. Se non cresce l’occupazione, non può salire la ricchezza dell’Italia, una nazione che non è cresciuta per troppo tempo e che ora cresce troppo poco. Le imprese devono essere poste nelle condizioni più favorevoli per determinare opportunità di lavoro e le stesse devono caratterizzarsi per investimenti di tipo materiale ed immateriale. Il sindacato può far molto per favorire politiche utili al rilancio della crescita, proprio sull’esempio della soluzione positiva a cui si è giunti per Electrolux.

ESEMPIO ELECTROLUX

Questa esperienza in ambito metalmeccanico dimostra come parti sociali e governo possano compiere scelte strategiche attraverso una solida cultura della mediazione. In questo spazio c’è la domanda di rinnovamento di cui il sistema Paese ha bisogno e la risposta che il sindacato può dare. Insomma, si può risolvere una vertenza evitando che gli imprenditori di una grande fabbrica se ne vadano altrove, ma bisogna anche impegnarsi a ricomporre la frantumazione sociale rappresentata in prevalenza dalla disoccupazione giovanile.

IL COMPITO DEL SINDACATO

Così il sindacato si può rinnovare: facendo corrispondere quel che dice a quel che fa verso delle generazioni che rischiano di essere escluse per sempre dal lavoro. Il 25 maggio si vota in Europa.Il risultato elettorale può determinare un mutamento radicale delle politiche europee a favore della crescita, della rinascita industriale, dell’occupazione giovanile. Il rilancio in questi campi è tema sovranazionale, perché l’Italia da sola può far poco, ma insieme ai Paesi Ue può farcela. L’ottimismo che aiuta la crescita è rappresentato dai nostri figli che devono scoprire chi sono, la pienezza della loro libertà, la promessa di un futuro possibile.

E’ proprio un’epoca strana, perché, nonostante l’aria che tira, siamo convinti che tra un po’ ogni buona notizia rappresenterà una promessa di futuro. Sarà così se, nell’auspicato piano di rilancio dell’economia di cui tutti parlano, mettendoci la faccia, sapremo dire la nostra.

Antonello Di Mario, direttore di “Fabbrica società”