“Nell’incontro odierno al Ministero del Lavoro abbiamo raggiunto un accordo sulla proroga di Cigs, per ulteriori 12 mesi, che sostanzialmente mantiene i trattamenti di miglior favore per i lavoratori di Acciaierie d’Italia previsti nell’accordo di luglio 2024; risultato non scontato alla vigilia della vendita”. Lo dichiarano Guglielmo Gambardella, Segretario nazionale Uilm, e Davide Sperti, Segretario Uilm Taranto.
“Attendiamo il previsto incontro dell’11 marzo alla Presidenza del Consiglio per conoscere lo stato dell’arte della procedura di cessione dell’ex Ilva e per poter ribadire, al governo, il vincolo della salvaguardia di tutta l’attuale occupazione, dell’appalto e di quella di Ilva AS” sottolineano.
“L’accordo sottoscritto – spiegano – prevede una riduzione del numero massimo di lavoratori in Cigs che non potrà essere superiore a 3062 complessivi per tutto il gruppo, (dai 3420 inizialmente dichiarati) evitando che i lavoratori vengano messi a zero ore, l’integrazione al 70% alla Cigs ed il riconoscimento di una tantum in welfare (1% del valore annuo della paga base a raggiungimento di 3M/tonn di acciaio, 2% a 3,5M, 3% a 4M) l’impegno a mantenere i tavoli di monitoraggio del Piano di ripartenza e investimenti su impianti”.
“Ricordiamo che – aggiungono – anche se non fosse indispensabile e non previsto l’accordo con le organizzazioni sindacali dalla normativa sulla Cigs dell’ex Ilva, siamo riusciti a condividere con l’azienda trattamenti di miglior favore per attenuare l’impatto economico per i lavoratori, oltre ad aver preteso nel testo la conferma della non determinazione di esuberi strutturali e la validità dell’accordo del 6 settembre 2018”.
“Dopo quasi 13 anni di sofferenze ed incertezze per i lavoratori dell’ex Ilva e dopo la tragica esperienza dí ArcelorMittal, speriamo quanto prima di poter avere una svolta con un futuro investitore, credibile e seriamente intenzionato a rilanciare il più grande gruppo siderurgico italiano e dare una prospettiva industriale con un piano compatibile con l’ambiente e con un ruolo sociale per il futuro di 20.000 lavoratori, diretti e indiretti dell’indotto, che non può prescindere dalla permanenza dello Stato in qualsivoglia assetto societario futuro ” concludono.