“Dalla riunione di ieri al MIMIT non abbiamo ricevuto alcuna risposta concreta sul presente e futuro di ST Microelectronics in Italia. Tutto è stato rinviato all’incontro del 10 aprile, quando saranno presenti anche i ministri Urso e Giorgetti. Nel frattempo, i lavoratori di Agrate e Catania restano appesi a un filo, soprattutto dopo le dichiarazioni dell’azienda, che si è limitata a parlare di una “rimodulazione” per restare competitiva. Questa affermazione preoccupa fortemente, perché è evidente che si potrebbe intendere una riduzione dell’organico, in particolare nei siti italiani”. Lo dichiara Giuseppe Caramanna, Coordinatore nazionale Uilm.
“Restano ancora tanti nodi irrisolti – sottolinea Caramanna – sul futuro degli stabilimenti di Agrate e Catania, sulle varie produzioni e sul nuovo stabilimento CampusSic su cui al momento non si hanno certezze se sarà aggiuntivo o sostitutivo e, eventualmente, quale missione produttiva avrà se il mercato dell’auto elettrica non decollerà in Europa”.
“Ad Agrate registriamo forti preoccupazioni e temiamo per la sopravvivenza degli impianti a 200mm, data che la strategia futura dell’azienda sembra orientarsi ai 300mm, come dichiarato dall’amministratore delegato Chery – aggiunge – ad oggi nessun progetto di conversione è stato avviato nel sito Agratese e temiamo un nuovo smembramento del sito, come avvenuto in passato con la cessione del ramo memorie. Attendiamo anche risposte sul futuro del settore testing, dopo numerose richieste rimaste senza risposta dall’azienda”.
“Al momento – continua – l’unica certezza è la cassa integrazione a zero ore per due settimane nel sito di Catania. Se STM, dopo aver ricevuto fondi pubblici per 2 miliardi di euro dal Governo italiano e 680 milioni di euro dalla Regione Sicilia, pensa di tagliare posti di lavoro in Italia, noi non lo accetteremo mai”.
“Il 10 aprile ci aspettiamo che l’azienda presenti un piano industriale serio e credibile, con un impegno concreto per aumentare i livelli occupazionali e risposte precise sul futuro degli stabilimenti italiani – conclude – Abbiamo bisogno di certezze, non di ulteriori rinvii. I lavoratori meritano rispetto”.
Ufficio Stampa UILM