Ilva, l’attivo della Uilm Taranto: “Produrre unica strada per risanare” –

RASSEGNA STAMPA
Uilm Nazionale

Ilva, l’attivo della Uilm Taranto: “Produrre unica strada per risanare”

di  Redazione 

Sull’inquinamento continuo a dire che solo salvaguardando il sito produttivo e i lavoratori riusciremo ad avere le risorse per il risanamento ambientale“. Lo ha affermato il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, partecipando a Martina Franca all’attivo dellaUilm di Taranto con all’ordine del giorno il rinnovo delle Rsu e il futuro dello stabilimento Ilva. Presenti, tra gli altri, il segretario generale della Uilm, RoccoPalombella, il segretario regionale della Uil di Puglia, Aldo Pugliese, e i segretari della Uil e della Uilm di Taranto, Giancarlo Turi e Antonio Talò.

Non ci mettano mai – ha aggiuntoBarbagallo – nell’alternativa di ‘o morire di cancro o morire di famè. Noi dobbiamo fare in modo che i soldi che servono per il risanamento non vadano a risanare altri bilanci. Soltanto conservando il sito produttivo, che è un sito importante per l’Europa, si salvaguardano i lavoratori e anche la cittadinanza, perché bisogna fare in modo di risanare l’ambiente“. Ci sono “da investire soldi – ha osservato il segretario generale della Uil – e i due miliardi tolti a Riva potrebbero essere un bel tesoretto per continuare il risanamento di queste zone“. Quanto alla proposta tecnica di decarbonizzazione e di utilizzo del pre-ridotto avanzata dalla Regione Puglia, Barbagallo ha detto di non essere ‘un tecnico’, ma di continuare “a sostenere che se dovesse chiudere l’Ilva non ci sarebbe più nessuno che investirebbe soldi per risanare l’ambiente, per occuparsi della sicurezza e quindi anche dei posti di lavoro“.

Emiliano probabilmente ignora la proposta sia di Marcegaglia-Arcelor Mittal che di Arvedi. Entrambi i piani industriali prevedono la decarbonizzazione, ovvero la non attivazione dell’altoforno 5 e la graduale dismissione sia delle cokerie che degli altiforni“. Lo ha dichiarato il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, partecipando a Martina Franca – con il segretario generale Uil, Carmelo Barbagallo – all’attivo della Uilm di Taranto e riferendosi alla proposta di decarbonizzazione dell’Ilva e di utilizzo del pre-ridotto avanzata dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. “Decarbonizzare significa da un punto di vista occupazionale – ha precisato Palombella – almeno 3.500 lavoratori in meno. Si prevede una riduzione di capacità produttiva, cioè dagli otto milioni e mezzo di tonnellate annue o dalla capacità iniziale di 11 milioni di tonnellate a cinque milioni di tonnellate, e la cosa più grave è che gli impianti una volta fermati non potranno essere bonificati perché non ci sono le risorse. Fermare le cokerie e gli altiforni non significa aver bonificato. Significa aver chiuso o fermato l’impianto ma con tutto il carico inquinante che continua a inquinare il sottosuolo, e non si risolve l’ambientalizzazione di quella realtà“.

Purtroppo Emiliano – ha affermato Palombella – non si rende conto che lo stabilimento siderurgico, così come è concepito quello di Taranto, è a ciclo integrale. Significa avere la possibilità di produrre con i parchi primari, con le cokerie e con gli altiforni. Ho letto che si dismettono i cicli integrali, ma l’Italia è un Paese che ha uno sbilanciamento tra produzione di ciclo integrale e forni elettrici. In Germania è l’esatto contrario. Il 70% della produzione è fatta con cicli integrali“. Secondo il segretario generale della Uilm “lo stabilimento di Taranto ha la possibilità di essere ammodernato, ha la possibilità di poter utilizzare le migliori tecnologie possibili ma senza trovare scorciatoie, perché le scorciatoie– ha concluso – produrranno inesorabilmente la fermata di quello stabilimento e la sua chiusura totale“.

Il modello Duisburg? Io sono stato lì e ho visto gli altiforni fermi, ma tutto il carico inquinante è rimasto. Il risanamento è solo una pulizia delle strutture, una verniciatura sulle parti ossidate, ma tutto il carico inquinante è rimasto“, ha detto ancora Palombella. “Il 9 novembre – ha puntualizzato Palomeblla – andremo a Bruxelles e continueremo la battaglia per quanto riguarda l’acciaio prodotto in Europa, quella di imporre dazi ai Paesi che non producono secondo i criteri di ambientalizzazione. L’introduzione dei dazi antidumping ha permesso di arginare l’entrata in Europa di prodotti, di coils e di tubi provenienti dalla Cina. Ci sono dazi dal 12% al 22% che sono stati imposti sui coils e addirittura il 70% sui tubi e questo comporterà in Europa un beneficio dal punto di vista produttivo. I nostri prodotti serviranno per l’economia italiana e per l’economia europea. È possibile che noi in una fase del genere decidiamo di dismettere?. Entro il 13 novembre prossimo – ha concluso Palombella – conosceremo ufficialmente i piani di investimenti ambientali delle due cordate interessate a rilevare l’Ilva. Mi auguro che non siano quelli di fermare gli impianti pensando di aver risolto il problema della bonifica“.

ANSA

Ufficio Stampa Uilm
Roma, 14 Ottobre 2016