Roma, 3 febbraio 2022 – Le Parti Sociali dell’Industria Metalmeccanica e Meccatronica, accogliendo la sollecitazione del Premier Mario Draghi ad una prospettiva economica condivisa, sentono la responsabilità di affrontare congiuntamente, di fronte alle Istituzioni e agli attori economici e sociali, un’emergenza che oscilla pericolosamente tra grandi opportunità e gravi rischi, con l’obiettivo di salvaguardare e promuovere l’occupazione e la presenza industriale.
Per questo Federico Visentin (Presidente Federmeccanica), Corrado La Forgia (Vicepresidente Federmeccanica con delega alla Transizione Tecnologica ed Ecologica), Roberto Benaglia (Segretario Generale Fim Cisl), Francesca Re David (Segretario Generale Fiom Cgil) e Rocco Palombella (Segretario Generale Uilm Uil), chiedono di incontrare con urgenza il Presidente del Consiglio insieme ai Ministri dell’Economia e delle Finanze, del Lavoro e delle Politiche Sociali, dello Sviluppo Economico e della Transizione Ecologica per valutare assieme le condizioni e le possibili iniziative da attivare in merito ad alcune questioni cruciali, emerse dall’Osservatorio Automotive che è stato costituito da Federmeccanica e FIM-CISL, FIOM-CGIL, UILM-UIL appositamente per monitorare e prevedere i potenziali scenari futuri.
Anche oggi, pur a fronte di una caduta della produzione nazionale di autoveicoli – che è passata dagli oltre 1,8 milioni di veicoli del 1997 ai 700.000 nel 2021, di cui meno di 500.000 autovetture – il settore Automotive ha, nel suo insieme, un peso rilevante nell’economia italiana.
L’industria Automotive – definita sin dal 1946 “l’industria delle industrie” – vale in Italia un fatturato di 93 miliardi di euro, pari al 5,6% del Pil e nel solo comparto della fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi operano oltre 2mila imprese e 180mila lavoratori e si realizza il 7% delle esportazioni metalmeccaniche nazionali per un valore di 31 miliardi di euro.
L’intervento degli Stati sul settore negli anni è stato amplissimo e in ultimo l’Unione Europea ha previsto entro il 2035 lo stop alla vendita di nuove auto che producono emissioni di carbonio, confermata anche dal Governo italiano con la posizione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica dello scorso dicembre.
Questa misura, se non accompagnata da interventi, potrebbe portare in Italia ad una perdita di circa 73.000 posti di lavoro, di cui 63.000 nel periodo 2025-2030 (stime Anfia-Clepa-PWC).
Già oggi i dati sull’andamento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali forniti dall’INPS indicano la tendenza: nel 2019 sono state utilizzate 26 milioni di ore di cassa integrazione, nel 2021 quasi 60.
Rispetto a tutto ciò, la domanda circa la preparazione del sistema Paese a fronte di questo scenario di discontinuità è doverosa, urgente e non la vediamo finora accolta da tutti gli attori con la necessaria attenzione.
Accanto alla necessità di un salto di qualità nella visibilità e condivisione di scenari e prospettive, cresce la preoccupazione per l’assenza di certezza nelle misure di accompagnamento a fronte di un processo di allocazione delle ingenti risorse del PNRR che è stato avviato.
Ci si domanda anche quali siano le politiche pubbliche messe in campo per il settore, dato che sono scomparse le precedenti misure di sostegno alla domanda di autoveicoli per favorire il rinnovamento del parco circolante verso tecnologie eco-compatibili in funzione dei crescenti vincoli alle emissioni.
Il rischio di deindustrializzazione di un settore chiave dell’economia italiana è concreto. Occorre mettere in campo tutte le azioni difensive necessarie e guardare soprattutto all’opportunità di rilancio e sviluppo del settore Automotive, poiché non solo ha una sua storia, ma possiede un’identità distintiva, una base di competenze e una rete da mettere a sistema.
Per questo, oggi, Federmeccanica e FIM-CISL, FIOM-CGIL, UILM-UIL chiedono di discutere insieme iniziative urgenti rispetto a:
- Gli interventi di regolamentazione del settore Automotive nel quadro delle transizioni e della relazione con gli attori istituzionali;
- Gli impatti specifici per il territorio italiano;
- Le risorse e la governance per le politiche industriali che, sulla base di competenze specifiche, possano contribuire a:
- attivare le sinergie di una filiera ramificata, promuovendo dimensioni e cultura di impresa compatibili con le sfide del settore;
- gestire le crisi industriali già aperte;
- attivare investimenti di sostegno alla domanda verso le tecnologie compatibili con il Green Deal e, parallelamente, all’introduzione di vincoli alle emissioni;
- attivare investimenti di sostegno all’offerta per: la difesa dell’attuale capacità installata e dell’occupazione; l’attrazione di nuovi investimenti produttivi nel contesto competitivo; il sostegno alla ricerca e sviluppo di prodotti che valorizzino le eccellenze italiane di tecnologia e stile.
4. Gli ammortizzatori sociali per accompagnare le transizioni in atto, di breve e di lungo periodo;
5. I fabbisogni e le disponibilità di competenze tra education e formazione di accompagnamento alla trasformazione.
Uffici stampa Fim Fiom Uilm
Ufficio stampa Federmeccanica