L’Editoriale

Pubblichiamo integralmente la relazione del Segretario generale Uilm, Rocco Palombella, all’Assemblea Nazionale che si è svolta a Roma il 2-3 ottobre 2025 presso il Teatro Italia 

Care delegate e cari delegati, anche quest’anno abbiamo voluto organizzare l’Assemblea nazionale all’inizio di ottobre, così come avevamo stabilito durante lo scorso Congresso.
Da quel momento abbiamo realizzato tre grandi Assemblee – prima a Napoli, poi a Firenze e oggi a Roma – che ci hanno permesso di analizzare i cambiamenti e le problematiche di questi anni, di adeguare la nostra azione e di misurare i risultati ottenuti. Ricorderete tutti l’ultima assemblea di Firenze, dove avete partecipato in oltre 1.300. È stata sicuramente una grande iniziativa, ben riuscita. Non solo da un punto di vista della partecipazione, ma soprattutto per la qualità del dibattito e delle tematiche affrontate. Come ricorderete eravamo nel pieno della discussione dei rinnovi contrattuali e in modo particolare del CCNL di Federmeccanica-Assistal.
Oggi abbiamo scelto questo Teatro, luogo simbolico e molto conosciuto da noi tutti per aver approvato negli anni piattaforme contrattuali e rinnovi di grande importanza.
Ci auguriamo che sia di buon auspicio per i prossimi appuntamenti che ci attendono.
Quello che vogliamo affermare da questa Assemblea è

CONTRATTI
DIRITTI
FUTURO
Diamo valore alla Manifattura

Siamo alla vigilia della fase congressuale che così come deciso ieri dal Consiglio confederale UIL si svolgerà:

  • Dal primo dicembre 2025 al 15 febbraio 2026 le Assemblee degli iscritti- GAU e Leghe
  • Dal 16 febbraio 2026 al 23 aprile 2026 i congressi delle Strutture Territoriali e Regionali di Categoria, oltre a quelli delle Strutture Territoriali Confederali.
  • Dal 27 aprile 2026 al 27 giugno 2026 si terranno invece i congressi delle Unioni Nazionali di Categoria e Unioni Regionali Confederali.
  • Per il nostro Congresso nazionale vi proponiamo Bari dal 10 al 12 giugno.
  • Il Congresso nazionale della UIL si svolgerà il 2-3 e 4 luglio a Padova.

Sarà sicuramente un grande appuntamento, sono previsti oltre 3mila delegati. Anche noi parteciperemo in tanti.
La UIL sta predisponendo le tesi congressuali e tutto il materiale necessario per avere, durante le Assemblee, il massimo coinvolgimento possibile. Arriveremo agli appuntamenti, sia di giugno che di luglio, certi di aver fatto conoscere a tantissimi lavoratori e a tutti i nostri quadri sindacali la linea della UIL e della UILM e gli obiettivi che ci poniamo.

CONTESTO INTERNAZIONALE

Il 2025 lo ricorderemo, purtroppo, come l’anno con più conflitti aperti di inaudita crudeltà. E pensare che tre anni fa durante il nostro Congresso era da alcuni mesi scoppiata la guerra in Ucraina e tutti noi ci auguravamo una rapida conclusione. Purtroppo così non è stato. La guerra continua in Ucraina con tutti i suoi effetti distruttivi, ma si è aggiunto anche il conflitto nella striscia di Gaza.
In Palestina sono stati rasi al suolo interi territori ed è stato superato ogni limite di violenza e crudeltà nei confronti di civili innocenti, soprattutto i bambini, arrivando perfino a causare una carestia.
Nonostante la macchina della solidarietà sia scattata immediatamente, purtroppo non è stata sufficiente ad arrestare questo genocidio.
L’ultimo tentativo di Trump con Netanyahu è il piano di 20 punti per il cessate il fuoco a Gaza. Questo potrebbe aprire uno spiraglio, dopo la distruzione di queste settimane.
Ce lo auguriamo tutti.
In Ucraina e a Gaza sono state bombardate scuole, asili nido, ospedali senza alcun ritegno e contro ogni convenzione internazionale sul rispetto dei diritti umani e della sovranità territoriale di altri Stati. I civili morti non si riescono a stabilire con esattezza, ma le stime al momento superano le 100mila vittime.
Purtroppo, come in ogni conflitto oltre ai morti, ci sono coloro che rimangono mutilati o che subiscono danni psicologici permanenti.
L’aumento dei conflitti è determinato soprattutto da interessi economici e dalla sete di potere e di supremazia tra gli Stati. La pandemia ha evidenziato la vulnerabilità del sistema occidentale, che negli anni ha perso il controllo della catena produttiva e delle materie prime. Ha evidenziato anche la dipendenza dell’energia, del gas e del petrolio da altri Stati. La rielezione di Trump è stata una riprova di questo scenario.
Il presidente americano sta portando avanti una politica di guerra commerciale contro tutti gli altri Stati, compresa l’Europa. Il messaggio chiaro è un nazionalismo radicale degli Stati Uniti d’America.
Con l’accordo sui dazi europei, Trump è riuscito a raggiungere il suo obiettivo.
Ha fatto passare un atto unilaterale per un accordo e ha sancito un principio molto pericoloso: frenare l’export degli altri Paesi per ricostruire la catena di produzione americana di beni di largo consumo, quella energetica e della difesa, in declino da anni.
L’aumento generale dei dazi del 15%, e fino al 50% su acciaio e alluminio, peserà negativamente sulle nostre imprese e si sommerà alle difficoltà legate ai conflitti e all’alto costo dell’energia. Senza contare le assurde minacce degli ultimi giorni su farmaci, mobili e camion.
L’accordo realizzato tra l’Europa e Trump ha accentuato il malessere tra gli stessi Stati europei. Ha aumentato le differenze economiche e il costo dell’energia e della produzione in settori strategici. Questo rischia di provocare la perdita di 700mila posti di lavoro in Europa, di cui 100mila in Italia.
Come se non bastasse, ha costretto l’Europa a un impegno di 1.350 miliardi di fornitura di gas, petrolio e armi nei prossimi tre anni. Ha costretto tutti gli Stati Nato a passare dall’attuale 2% al 5% del proprio PIL per spese militari.
L’Italia dovrà spendere 50 miliardi in più all’anno per i prossimi 10 anni.
Questo comporterà inevitabilmente tagli alla spesa sociale, ai servizi e alla sanità pubblica. La risposta all’azione sconsiderata di Trump non si è fatta attendere.
Il 3 settembre, c’è stata una parata militare imponente in Cina – insieme a Russia, Corea del Nord e tanti altri Stati affini – per mandare un messaggio a Trump e all’Occidente.
In Ucraina siamo in una fase di escalation molto pericolosa, lo ha ricordato anche il presidente della repubblica Mattarella. Infatti, anziché ricercare le soluzioni diplomatiche, Putin oltre a intensificare i bombardamenti sull’Ucraina ha iniziato ad invadere gli spazi aerei di altri territori.
Una vera provocazione nei confronti della Nato e un avvertimento all’Europa per scoraggiare azioni dirette. Stendiamo un velo pietoso su Trump, completamente deriso per le sue finte prese di posizione.
Quando e se si concluderà questa guerra dipenderà da diversi fattori, alcuni decifrabili e altri sottotraccia. Il Mondo sta cambiando, si stanno distruggendo tutti gli organismi internazionali come l’ONU.
Noi però dobbiamo continuare a batterci per la fine di tutte le guerre.

BASTA CONFLITTI! BASTA STRAGI DI INNOCENTI!

EUROPA

L’Europa sta vivendo uno dei momenti peggiori dalla sua costituzione.
Gli Stati più importanti come Francia e Germania attraversano momenti di grande difficoltà. In Francia si avvicendano cambi di governo continui, cinque in un anno e mezzo.
Una crisi istituzionale senza precedenti e con problemi di ordine pubblico. La Germania, uno dei più importanti mercati di sbocco per l’Italia, è in recessione da due anni.
Le difficoltà di queste due Nazioni si ripercuotono anche sul nostro Paese.
Dobbiamo quindi augurarci una rapida soluzione delle crisi attualmente esistenti.
In Europa aumenta sempre più pericolosamente un sentimento di totale sfiducia nelle istituzioni. E questo non va bene. La Von der Leyen, eletta con un consenso minimo un anno e mezzo fa, ha dimostrato di essere inadeguata e incapace. Rischia di fallire su tutti i fronti.
Il Green Deal continua a provocare danni, è diventato il simbolo di un modello di sviluppo non sostenibile. Una scelta peggiore non poteva essere assunta! È stata fatta senza tenere in considerazione le difficoltà che si sarebbero determinate ed è sembrato un provvedimento contro gli stessi Stati Membri.
Anziché uniformare le politiche industriali, fiscali, contrattuali, degli orari e dei diritti, è aumentata tra i Paesi la concorrenza sleale proprio su questi temi. Come riuscirà l’Europa a raggiungere obiettivi comuni su temi che coinvolgono interessi specifici di ogni singolo Stato? Posticipare il termine del 2035 per la transizione all’elettrico potrà essere la soluzione? Oppure allungherà l’agonia?
Proprio nei giorni scorsi, a un anno dal Rapporto Draghi, è arrivata una sua netta bocciatura sulla politica economica europea.
Draghi ha denunciato l’immobilismo dell’Europa che si è inginocchiata a Trump perdendo sovranità.
Presidente Von Der Leyen, pensi ancora che il futuro dell’auto in Europa sarà solo elettrico? Noi no!
Mentre noi europei veniamo addirittura multati, gli unici che si stanno avvantaggiando dalle tue indecisioni sono i nostri concorrenti cinesi. L’Europa e l’Italia sono tra i mercati più interessanti. Basti pensare che, nonostante i dazi europei, solamente quest’anno verranno importate in Europa dalla Cina 800mila auto.

CONTESTO NAZIONALE

Le agenzie di rating collocano l’Italia in una posizione di miglioramento, ma ancora instabile per il nostro elevato debito pubblico: più di 3mila miliardi, il 130% del PIL.
Nonostante la stabilità politica degli ultimi anni, infatti, non siamo riusciti a risolvere i nostri problemi cronici.
Non siamo riusciti a mettere in sicurezza i nostri territori da calamità naturali come frane, alluvioni e terremoti.
Come ricorderete, negli anni scorsi il PNRR era considerato la manna dal cielo per risolvere tutti i mali.
Abbiamo avuto a disposizione maggiori risorse rispetto agli altri, ma ne abbiamo spese solo il 40% soprattutto per mancanza di progetti credibili.
Vi ricordate lo spauracchio dello spread? Sta registrando il dato più basso degli ultimi decenni: 85 punti rispetto ai 300 di qualche anno fa. Ma non ne stiamo approfittando!
Durante il Governo Berlusconi aveva raggiunto 575 punti provocando la crisi di Governo con l’arrivo di Monti e Fornero. Fecero una manovra lacrime e sangue e innalzarono l’età pensionabile. È stata la peggiore riforma di tutti i tempi. Ha legato la pensione all’aspettativa di vita e non alle condizioni di lavoro, esclusivamente per fare cassa e per imporre un modello sociale sbagliato e privo di visione.
Tutte le promesse fatte in questi 14 anni di voler effettuare una vera riforma del sistema pensionistico sono state disattese.
Quelli che avevano dichiarato di voler cancellare la legge Fornero si sono adoperati per lasciarla intatta e hanno peggiorato l’unica misura positiva: Opzione Donna.
Noi continueremo a lottare insieme alla UIL per riproporre con forza e convinzione la necessità di realizzare una vera riforma pensionistica, che tenga conto delle tipologie di lavoro e di una società in continua evoluzione.

Un’altra delle piaghe tutte italiane è il sistema fiscale.

Nemmeno l’attuale Governo, che ha ridotto da 4 a 3 gli scaglioni dell’IRPEF, ha voluto affrontare il vero problema italiano: come si tassa la ricchezza, a partire da quella finanziaria.
Si continua a far pesare il funzionamento e la socialità del nostro Paese soprattutto su lavoratori e pensionati. Lo diciamo da anni!
Meno lavoratori attivi ci sono, più diminuiscono le risorse disponibili per garantire beni e servizi.
Non ci stancheremo mai di ripetere che per diminuire il debito pubblico e garantire servizi degni di una società civile occorre utilizzare sostanzialmente tre leve:

  • la prima è tassare gli extraprofitti e le rendite finanziarie equiparandole almeno al lavoro dipendente;
  • la seconda è aumentare i salari per recuperare potere d’acquisto;
  • e la terza è una lotta seria all’evasione e all’elusione fiscale.

Per quanto riguarda gli extraprofitti, nonostante le denunce della UIL di tassare quelli delle multinazionali, le sole banche hanno realizzato utili per 112 miliardi negli ultimi tre anni senza pagare 1 euro in più.

A fronte delle nostre denunce, il Governo è riuscito ad avere 3 miliardi come anticipo delle tasse future. Un’elemosina!
Sui salari invece, c’è da vergognarsi! Proprio in questi giorni con l’avvicendarsi di competizioni elettorali, sinistra e destra si sono accorti che esiste un’emergenza: i bassi salari. È inaccettabile!
A causa dell’inflazione record e dell’aumento incontrollato dei prezzi, i salari in Italia sono diminuiti dell’11% e sono fermi a 20 anni fa!
L’Italia è ultima tra i Paesi del G20 (peggio di Indonesia, India, Messico, Turchia e Cina).
L’inflazione è il peggiore nemico delle persone, perché incide sul potere d’acquisto e penalizza le fasce più deboli.
Le famiglie hanno dovuto tagliare non solo le spese superflue, ma anche quelle primarie.
Anche chi lavora è diventato povero. Crescono sempre di più le disuguaglianze, anche tra le diverse aree geografiche: 17mila euro pro capite al sud contro i 40 del nord.
La metà della ricchezza è concentrata nel 5% delle famiglie più ricche.
La terza leva è l’economia sommersa, che in Italia vale più di 180 miliardi di euro, l’8,5% del PIL. Se aggiungiamo 20 miliardi stimati di attività illegale arriviamo a una somma pari al PIL della Grecia. Evasione e sommerso sottraggono risorse allo Stato e creano una concorrenza sleale verso chi invece rispetta la legge.
Nonostante la lotta all’illegalità, la quota effettivamente recuperata è solo il 17% del totale.
Come abbiamo sempre detto, questa è una maglia nera che ci dobbiamo togliere!!!
Tra pochi giorni il Governo presenterà la prima bozza di Legge Finanziaria.

Sosteniamo le richieste della UIL:

  • NO alle mance
  • NO ai bonus
  • NO alla detassazione dello straordinario
  • SI a misure concrete sulle pensioni
  • SI alla misurazione della rappresentanza contro i contratti pirata
  • SI alla detassazione degli aumenti contrattuali

Questa volta ci aspettiamo che il Governo convochi Cgil Cisl e Uil per aprire una vera trattativa.

Anzi, convochi solo la UIL!
Voglio vedere se ci accuseranno di seguire la Cgil o di dichiarare scioperi preventivi.
Il nostro giudizio sarà sempre e solo sul merito.

Quello che noi rivendichiamo da questa Assemblea è

CONTRATTI
DIRITTI
FUTURO

Diamo valore alla Manifattura

NASCITE
Abbiamo un’altra emergenza che non può essere sottovalutata: la denatalità.   
Da anni si è innescato un processo negativo che sta cambiando la fisionomia del nostro Paese. Abbiamo perso oltre 1 milione di cittadini negli ultimi 15 anni e ci sono ormai più 80enni che bambini. Siamo arrivati a un minimo storico mai registrato!
Secondo l’Istat ormai un terzo delle famiglie italiane è composta da un solo componente. Un Paese che non investe nelle persone è destinato ad arretrare.
L’economia principale di un Paese è legata ai consumi interni, più persone utilizzano beni e servizi e più le aziende sono incentivate a produrre.
Il problema demografico non si risolve solo con i bonus, ma con interventi strutturali per garantire servizi adeguati e una prospettiva certa a chi decide di mettere al mondo dei figli.

SANITA’

Il sistema sanitario nazionale, un tempo fiore all’occhiello del nostro Paese con riconoscimenti anche internazionali, da tempo arretra inesorabilmente. Siamo passati da una sanità di eccellenza a una mala sanità.
I tagli ripetuti al sistema sanitario hanno drenato risorse sulla sanità privata facendo aumentare ancora di più la spesa pubblica.
Negli ultimi anni sono stati chiusi oltre cento ospedali e tagliati 30mila posti letto.
Sono 7 milioni gli italiani che rinunciano alle cure per le lunghe liste di attesa o per motivi economici.
Le condizioni nei pronto soccorso e negli ospedali sono sempre più inaccettabili, con pazienti abbandonati nei corridoi per la mancanza di posti letto e la carenza di personale. Infatti, mancano 30mila medici e oltre 60mila infermieri.
Quest’anno, dopo molto tempo e molta insistenza, siamo riusciti a ottenere lo sblocco del numero chiuso per l’accesso alla Facoltà di medicina. Purtroppo per vedere i risultati dovremo aspettare oltre 10 anni. Nel frattempo arrivano medici e infermieri da tutto il mondo per far fronte alla nostra emergenza sanitaria.

SCUOLA

Lo continuiamo a dire da anni: non si investe più nella scuola!
La scuola è tra le priorità di un Paese civile. Gli affidiamo i nostri figli dalla nascita all’Università.
Le nostre scuole continuano a preparare studenti di grande prestigio grazie all’impegno dei docenti che svolgono il loro lavoro con passione e dedizione, ma malpagati.
I loro stipendi sono tra i più bassi d’Europa e molti sono precari da anni.
Inoltre lavorano in edifici fatiscenti, perfino senza gli adeguati strumenti didattici e in condizioni igienico-sanitarie inadatte. Il Governo deve intervenire sulla scuola, per garantire un sistema scolastico equo, sicuro e realmente inclusivo.
La scuola va valorizzata, deve trovare nuove e maggiori risorse, strumenti e competenze per favorire un’integrazione efficace. Nonostante questo, i nostri studenti continuano a essere tra i migliori al mondo. Ogni anno, oltre 100mila laureati lasciano l’Italia per andare all’estero.

Dalla nostra assemblea oggi chiediamo:

CONTRATTI

DIRITTI

FUTURO

Diamo valore alla manifattura!

Il lavoro industriale di qualità deve tornare ad essere la vera priorità del nostro sistema Paese. Continuiamo a rivendicarlo in ogni occasione, senza essere ascoltati.
Ogni nuovo Governo si limita a gestire e rincorrere le emergenze e le crisi aperte presso i vari Ministeri. Raccontano un Paese diverso da quello che noi viviamo quotidianamente.
Anche questo Governo annuncia record di occupazione.
Dicono di aver creato 1 milione di posti di lavoro in tre anni. A volte ritornano!
Il problema è che l’80% dei nuovi contratti è precario e a tempo.

DICIAMO NO AI LAVORATORI FANTASMA!

In questi anni si registrano ingenti perdite di posti di lavoro nei settori strategici. Ci sono difficoltà nel far funzionare i servizi pubblici essenziali. Il nostro Paese è diviso in due, da ogni punto di vista.

Le aziende del Nord denunciano la mancanza di manodopera! Non solo quella specializzata, ma anche professionalità più comuni.
C’è bisogno di tanta formazione, ma soprattutto bisogna investire in tutte le aree del Paese e pagare bene i lavoratori. Non devono essere i lavoratori a spostarsi dalla propria terra, ma è il lavoro che deve essere creato lì dove manca.
Questo vale per il Sud Italia, ma vale anche per i lavoratori stranieri.
Altro che il piano casa di Confindustria!
La vera scommessa è riuscire a preservare i settori che sorreggono la nostra economia e investire su quelli strategici. Invece, le vertenze aperte al Mimit continuano ad aumentare.
Si fa sempre più ricorso alla cassa integrazione che ha raggiunto livelli record.
Mancano politiche industriali per programmare il futuro del nostro Paese.

NON SIAMO PIU’ UN PAESE ATTRATTIVO!

Nonostante bonus, superbonus e PNRR gli investimenti sono rimasti sotto la media europea. Le multinazionali, possedute ormai da fondi di investimento, delocalizzano solo per motivi finanziari.
Le chiusure hanno enormi impatti sul tessuto sociale creando una desertificazione dei territori.
Secondo l’Istat il 60% dei lavoratori licenziati a causa di delocalizzazioni trova un nuovo lavoro solo con contratti precari o part-time. Il più delle volte, le aziende delocalizzano in Romania, Ungheria, Polonia o Serbia dove c’è un costo del lavoro più basso, con meno tutele e meno diritti.
L’Italia, nonostante tutto, continua a essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa. Abbiamo punte di eccellenza nella meccanica di precisione, nella difesa e nell’aerospazio. Un patrimonio che rischiamo di perdere.

VERTENZE APERTE

AUTO

Adesso voglio parlarvi delle vertenze più significative del nostro sistema industriale.
L’automotive è alle prese con cambiamenti epocali non gestiti che rischiano di compromettere tutta la filiera.
Stellantis pur essendo il quarto Gruppo mondiale automobilistico, in Italia in quattro anni ha ridotto di oltre 15mila i posti di lavoro e gli stabilimenti sono quasi tutti fermi.
L’annuncio della morte del motore endotermico entro il 2035 – addirittura anticipato da Tavares al 2030 – ha sicuramente inciso.
Ma oltre a essere in ritardo pauroso sull’elettrico, la verità è che non abbiamo nemmeno modelli ibridi ed endotermici. Noi non siamo mai stati fermi.
Meno di un anno fa, il 18 ottobre a Roma e il 5 febbraio a Bruxelles, abbiamo scioperato:

  • per denunciare la mancanza di una strategia industriale di Stellantis sulla transizione e l’assenza di modelli da produrre negli stabilimenti italiani a favore di altre realtà europee e mondiali (Marocco, Polonia, Serbia).
  • In Europa invece abbiamo protestato contro una transizione non governata e per un piano industriale europeo che difenda i settori e rilanci le produzioni.

Abbiamo coinvolto l’Europa e il Governo italiano.
Abbiamo ottenuto il cambio dell’amministratore delegato di Stellantis (Tavares).

Ma con estremo rammarico dobbiamo constatare che il bilancio è ancora negativo:

  • Permane una forte incertezza sulla produzione del motore endotermico dopo il 2035.
  • Il 62% dei lavoratori Stellantis si trova in cassa integrazione o solidarietà.
  • La produzione di auto in Italia è ai livelli del 1956 e negli ultimi 17 anni si è ridotta del 70%.
  • Se prima erano le poche Tesla a invadere il mercato europeo, adesso l’invasione arriva dalle auto cinesi prodotte anche in Europa e commercializzate nei concessionari Stellantis in Italia.
  • Che fine ha fatto il Piano Italia con l’impegno assunto dal Governo per portare il secondo produttore di auto e raggiungere 1 milione di veicoli prodotti?
  • Che fine ha fatto il progetto della Gigafactory a Termoli?

L’investimento di oltre 400 milioni di euro in una realtà dove si producono solo motori endotermici è stato cancellato senza ottenere in cambio nessuna contropartita.
Anche tutti gli impegni assunti sul rilancio della Maserati sono caduti nel vuoto.
Per l’indotto la situazione è drammatica e non siamo in grado di quantificare il numero preciso di aziende e lavoratori coinvolti. Finalmente il nuovo ad di Stellantis, Filosa, ormai alla guida da quasi 4 mesi, ha deciso di incontrarci a Torino il 20 ottobre. Ci aspettiamo risposte concrete su tutti i problemi che si sono accumulati in questi anni.
Non vogliamo progetti irrealizzabili, ma piani credibili e nuovi modelli per i nostri stabilimenti. Nel frattempo continuano gli scorpori e le cessioni di asset strategici come VM Motori e Comau.
Marelli, il più importante produttore di componenti per auto presente in Italia, all’inizio dello scorso anno ha avviato la chiusura dello stabilimento di Crevalcore.

Sta vivendo una situazione economica fallimentare che ha costretto la proprietà a cedere la società ai creditori, dopo la mancata presentazione di offerte.
Anche Bosch ritorna a farsi sentire e annuncia ulteriori tagli: 13mila licenziamenti entro il 2030 a livello globale.
Prima della pausa estiva, Iveco con 13mila lavoratori diretti in Italia ha ceduto la divisione Difesa a Leonardo e i veicoli commerciali a Tata Motors.
Il 10 ottobre è previsto il primo incontro con la presenza anche di Leonardo.
Dobbiamo tenere insieme i due percorsi e chiedere immediatamente al Governo di fissare l’incontro con gli indiani di Tata Motors.
Nonostante questo quadro drammatico, siamo riusciti a rinnovare il biennio economico del CCSL. Abbiamo ottenuto un incremento complessivo nel quadriennio 2023-2026 del 18,7% pari a 350 euro. Un grande risultato frutto di una azione corale, che ha vinto fortissime resistenze.
Ma nei prossimi anni dovremo lottare con altrettanta determinazione ed efficacia per salvaguardare la stessa sopravvivenza del settore.

SIDERURGIA

La siderurgia da tempo è il settore più in difficoltà, soprattutto per la situazione che si è determinata con la crisi del polo siderurgico di Piombino e dell’Ilva.
Pur continuando ad essere strategico per il nostro Paese, continua a subire le difficoltà legate al caro energia, al reperimento di materie prime e alla transizione ecologica e digitale. Che fine ha fatto il Piano siderurgico nazionale tanto atteso?
Dall’emergenza siamo passati alla cronicità, alla chiusura quasi irreversibile dell’Alcoa di Portovesme e dell’Ilva, con una perdita produttiva di acciaio di diversi milioni di tonnellate. Invece, le acciaierie del Nord continuano a produrre a marcia ridotta per il difficile scenario di mercato, condizionato dalla debole domanda dei settori di costruzioni, automotive e meccanica.
È assurda la vicenda delle Acciaierie Valbruna di Bolzano. 650 lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro per il mancato rinnovo della concessione del suolo.
C’è anche il rischio di trascinarsi il sito di Vicenza. Martedì 7 saremo al fianco dei lavoratori che manifesteranno per risolvere questa assurda situazione!
L’ex Ilva è passata da una produzione di 6 milioni di tonnellate annue a poco più di 1 milione. Dopo oltre 13 anni, la vertenza è arrivata al capolinea. Due anni fa siamo riusciti a evitare la chiusura totale.
La situazione era stata molto compromessa, la multinazionale franco-indiana aveva un preciso compito: chiudere definitivamente l’ex Ilva.

Ancora una volta abbiamo rotto le uova nel paniere, ci siamo battuti per salvare 20mila posti di lavoro, far continuare il risanamento ambientale e una produzione di acciaio importante per l’Italia. L’ennesima gara per la vendita dell’ex Ilva si è conclusa purtroppo come prevedibile: con un fallimento totale.
Sono arrivate soltanto due manifestazioni di interesse per tutto il Gruppo da fondi di investimento americani senza solidità industriale e progettuale, con offerte ridicole.
Non vogliamo neanche prendere in considerazione le altre otto per lo spezzatino!
Purtroppo non siamo meravigliati, eravamo proprio convinti che anche questa finta riapertura del bando non avrebbe portato a niente. È stato l’estremo gesto del Ministro che non sa più cosa inventarsi.
Il Governo anziché assumere decisioni nell’interesse del Paese è stato condizionato da fattori esterni di vario tipo. Il risultato è la certificazione della fine dell’ex Ilva e della produzione di acciaio da ciclo integrale in Italia.
Ora per evitare la chiusura totale e un disastro ambientale, occupazionale e produttivo senza precedenti c’è solo una strada: la nazionalizzazione.
Grave la decisione del Ministero del Lavoro di chiudere l’esame congiunto senza l’accordo sindacale aumentando i numeri dei lavoratori in cassa integrazione da 3mila a 4.500. Adesso è mobilitazione in attesa dell’incontro a Palazzo Chigi!
A Piombino, alla crisi dell’ex Lucchini si è aggiunta quella della Magona con i lavoratori in attesa dello stipendio di agosto e altri arretrati. Attendiamo l’esito della trattativa per il nuovo investitore.
Aspettiamo fiduciosi l’avvio del progetto di una nuova acciaieria Danieli-Metinvest che dovrà riassorbire una buona parte dei lavoratori di Jindal in Cassa integrazione.

ELETTRODOMESTICI

Anche il settore degli elettrodomestici è nuovamente in crisi, dopo la fase del Covid.
Siamo passati dalla multinazionale americana Whirlpool, al Gruppo turco Beko.
Ad aprile siamo riusciti a raggiungere un buon compromesso anche se a fronte di una situazione difficile, grazie alla vostra caparbietà e determinazione.
Abbiamo ridotto del 50% gli esuberi annunciati ed evitato la chiusura del sito di Comunanza (Ascoli).
Per quanto riguarda invece lo stabilimento di Siena, la chiusura è prevista entro la fine di quest’anno.
Per il momento il Ministero ha mantenuto l’impegno sull’acquisto dello stabilimento da parte di Invitalia.
Continueremo ad incalzare il Governo e Beko per vigilare sull’applicazione del piano in tutti gli stabilimenti italiani.

Per quanto riguarda Electrolux assistiamo ad una riduzione dei volumi costante e continua con ricorso a uscite incentivate. Come se non bastasse, dietro l’angolo c’è sempre lo spettro della vendita.
Sta per entrare in vigore un ulteriore piano di incentivi per l’acquisto di elettrodomestici.
Non sanno più cosa inventarsi!
Il problema principale riguarda la concorrenza dei Paesi asiatici e anche in questo settore il costo dell’energia è determinante.
Da anni siamo alle prese con riorganizzazioni che hanno portato a chiusure e a delocalizzazioni. Il Gruppo italiano che ha acquisito l’ex Whirlpool di Napoli ha assunto i lavoratori, ma solo quando saranno tutti a lavorare potremo considerare il progetto davvero avviato.

TELECOMUNICAZIONI

Il settore delle Telecomunicazioni subisce i cambiamenti repentini e continui del mercato globale e dello sviluppo tecnologico.
Le nostre aziende soffrono più delle altre le scelte dei vari governi e dei grandi colossi che continuano a contendersi un mercato sempre più complesso.
Ne è un esempio STM, una società italo-francese con oltre 10mila dipendenti che produce componenti di alta tecnologia, come i semiconduttori, e che fa molta ricerca e sviluppo.
L’incontro al Mimit del 15 settembre non ha chiarito le nostre preoccupazioni, sono stati ritirati gli esuberi ma proseguiranno gli esodi incentivati.
ST doveva rappresentare la prospettiva non solo da un punto di vista industriale ma anche strategico, invece si trova oggi in una situazione di crisi assurda.
I siti di Agrate e Catania devono continuare a rappresentare punti di eccellenza per la componentistica necessaria alla spinta all’elettrico che non riguarderà solo l’automotive, ma interi settori industriali.

LFOUNDRY

Anche lo stabilimento di Avezzano LFoundry, nonostante le varie ristrutturazioni, non è riuscito a trovare la solidità produttiva.
Purtroppo nel giro di pochi anni ha ridotto gli organici di oltre 1000 lavoratori e la produzione del 70%. Un picco storico mai visto.
Abbiamo continuato a sollecitare un incontro che si svolgerà a metà ottobre al Mimit.

LEONARDO

Leonardo grazie agli investimenti realizzati in tutti i settori e le Divisioni sta registrando risultati in crescita, valorizzando tutte le attività: civili, militari e la cyber sicurezza.
L’annunciata acquisizione di Iveco Defence consentirà di competere a 360 gradi su Sicurezza e Difesa.
Proseguono le joint venture già avviate con Rheinmetall e con i turchi di Baykar, gli stessi che hanno salvato e stanno rilanciando Piaggio Aerospace, che aveva ormai un destino già segnato.
Sul fronte aeronautico Leonardo si è assicurata un ruolo importane per lo sviluppo del settore.
MBDA Italia è ormai una realtà operativa al pari degli altri paesi del consorzio.
La possibile alleanza nel settore spazio con Airbus e Thales potrà portare il Gruppo a competere a livello internazionale.
Sul versante Aerostrutture continuano ad esserci costanti contatti finalizzati alla ricerca di una partnership per assicurare competitività anche al comparto aeronautico civile.
La divisione Cyber security ha raggiunto risultati positivi ed ha acquisito contratti per la fornitura di servizi di monitoraggio per importanti agenzie europee e mondiali.
Leonardo ha continuato il suo piano massiccio di assunzioni: tremila negli ultimi anni e prevede di assumerne altri 6mila entro il 2028.

FINCANTIERI

Grazie all’impegno di tutti i lavoratori negli 8 cantieri italiani, Fincantieri è riuscita:

  • a evitare contraccolpi negativi legati anche alla pandemia
  • e a ridurre significativamente il peso finanziario accumulato nei diversi anni

Un’azienda che è diventata il principale costruttore navale europeo.
Si è trasformata in un’eccellenza industriale capace di creare valore in un contesto globale complesso, con 100 navi in portafoglio e consegne previste fino al 2036.
I risultati di Fincantieri non riguardano soltanto gli aspetti industriali, ma anche sociali condivisi con le organizzazioni sindacali.
Le iniziative di “Cantieri Aperti” fatte a Marghera, Monfalcone, Sestri Ponente e Ancona sono dimostrazioni di come questo grande gruppo vuole aprire le porte alla società civile.
Sull’onda delle nostre rivendicazioni, Fincantieri è fortemente impegnata nel controllo del suo articolato sistema di appalti per contrastare possibili infiltrazioni criminali e irregolarità.

Ulteriori opportunità di crescita industriale sono previste dallo sviluppo del Polo della subacquea di recente costituzione.

HITACHI

Hitachi è una delle poche esperienze di vendita di un’azienda memorabile come la ex Ansaldo Breda ed Sts che ha dato risultati positivi.
Gli stabilimenti italiani continuano a consolidare esperienza e professionalità in grado di poter competere con importanti realtà internazionali.
La recente acquisizione da Thales della divisione segnalamento ferroviario conferisce alla Hitachi Rail una dimensione forte a livello globale.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

In questi anni, siamo stati precursori nel trattare il tema dell’intelligenza artificiale.
In modo particolare due anni fa durante l’Assemblea Nazionale a Napoli lo abbiamo messo al centro del nostro dibattito. Da quella iniziativa è cresciuta anche la nostra consapevolezza sui rischi e le opportunità di questo strumento.
La UIL ha colto con grande impegno le necessità delle diverse categorie e ha creato un’importante struttura dedicata all’Intelligenza Artificiale. Anche noi abbiamo realizzato un evento nazionale, con il supporto dei tecnici e degli esperti della Uil guidati da Francesco Maria Gennaro. Con competenza e professionalità è riuscito a coinvolgere gli oltre 200 delegati presenti e a far diventare questo tema più comprensibile a tutti.
Il Senato ha definitivamente approvato una Legge che recepisce la direttiva europea e permette di finanziare progetti innovativi con fondi fino a 1 miliardo di euro.
Sarà questa la strada giusta? Una cosa è certa: qualche anno fa sembrava quasi impossibile parlare di Intelligenza Artificiale, adesso invece siamo riusciti a farla diventare una realtà.

RINNOVO CCNL FEDERMECCANICA-ASSISTAL

La nostra Assemblea coincide con una messa in discussione del modello contrattuale che avevamo consolidato durante i precedenti rinnovi.
Eravamo convinti di aver stabilito delle regole con Federmeccanica e Assistal per garantire la crescita dei salari reali tenendo in considerazione che:

  • in molte realtà non si rinnova il contratto di secondo livello
  • e che comunque non si riescono a difendere i salari dall’inflazione reale.

Abbiamo anche stabilito una quantità economica da utilizzare come welfare contrattuale:

  • flexible benefits
  • previdenza complementare (Cometa)
  • assistenza sanitaria integrativa (Metasalute).

Abbiamo dedicato anche una parte di salario alla formazione istituendo Metapprendo, una piattaforma digitale che è un unicum in Europa.
Grazie a queste regole, nel periodo di alta inflazione, siamo riusciti a garantire ai lavoratori un recupero del potere di acquisto: 312 euro invece di 112.
Questo modello lo abbiamo esteso a tutti gli altri Contratti. Su queste basi abbiamo costruito la piattaforma del rinnovo contrattuale 2024-2027.
Abbiamo aggiunto un tema che per noi è diventato non più rinviabile: la riduzione dell’orario di lavoro. L’orario rappresenta, insieme al salario, l’elemento fondamentale per rendere il lavoro sicuro, giusto e dignitoso.
È arrivato il momento di sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 35 ore a parità di salario:

  • per affrontare le transizioni ecologiche e digitali
  • per risolvere le crisi industriali
  • per attrarre le nuove generazioni
  • per bilanciare vita e lavoro.

“Più salario e meno orario” non è solo uno slogan.
Ciò che conta non sono “il tempo” e “il luogo” di lavoro, ma i risultati raggiunti, il grado di autonomia e soddisfazione individuale, i livelli di produttività e un migliore benessere organizzativo.
Purtroppo ci siamo trovati davanti un muro alzato da Federmeccanica e Assistal che non hanno più voluto riconoscere le regole applicate nei contratti precedenti.
Dopo l’avvio di un confronto finto, dopo 40 ore di sciopero complessive, come non accadeva da 30 anni, e manifestazioni in tutta Italia si è aperto uno spiraglio.
Anche la Ministra del Lavoro ci ha convocati per capire come poteva facilitare la ripresa del confronto. Pur ribadendo l’autonomia delle parti nella discussione contrattuale, abbiamo sottoposto alla Ministra una richiesta che facciamo da tempo, anche con la nostra confederazione: quella di detassare gli aumenti contrattuali.  
Come sapete dopo diversi giorni la trattativa con Federmeccanica e Assistal si è riavviata, alla luce anche del cambio del Presidente di Federmeccanica avvenuto il 10 luglio.

Abbiamo svolto a settembre tre incontri tecnici e lunedì prossimo ci sarà la trattativa in plenaria.
Gli incontri si sono svolti in un clima costruttivo, si è registrata comunque la volontà delle parti di negoziare su tutti i punti della piattaforma senza pregiudiziali.
Siamo finalmente sulla strada giusta? Si registra sicuramente la voglia di arrivare a concludere il negoziato nel più breve tempo possibile.
Per noi è stato un anno impegnativo, così come ho avuto modo di rappresentare.
Siamo stati presenti in tutte le discussioni e le iniziative che abbiamo intrapreso sulle vertenze in atto.
La nostra presenza si è rafforzata anche a livello internazionale.
Abbiamo partecipato attivamente alle iniziative del sindacato europeo e mondiale.
In Europa, con IndustriAll Europe al Congresso di Budapest, lo scorso giugno, abbiamo stabilito tre priorità:

  • difendere e creare lavoro industriale solido e sostenibile;
  • migliorare salari e condizioni di lavoro;
  • rafforzare la solidarietà tra lavoratori europei.

Inoltre, con tutti i sindacati europei abbiamo scritto una lettera all’Unione Europea per chiedere:

  • più decisione e coerenza di fronte alla crisi umanitaria a Gaza;
  • Il cessate il fuoco immediato;
  • sanzioni e interruzione dei rapporti commerciali con Israele;
  • due Popoli e due Stati, nel rispetto del diritto internazionale.

A livello mondiale, con IndustriAll Global, la sfida è ancora più ampia. Il prossimo Congresso si svolgerà a Sydney, a novembre.
Serve un movimento sindacale unito, capace di organizzare, proteggere e dare voce ai lavoratori in ogni parte del pianeta.
Carissimi, quest’anno abbiamo rinnovato quasi tutti i contratti nonostante le difficoltà presenti nel settore: CCSL, artigiani, cooperative, Unionmeccanica-Confapi.
Restano da rinnovare Orafi-argentieri e naturalmente quello di Federmeccanica-Assistal.
Abbiamo affrontato una lunga fase di rinnovo contrattuale senza esclusione di colpi.
Non ci siamo tirati indietro.

40 ore di sciopero sono state impegnative ma siamo riusciti a mantenere il rapporto con i lavoratori grazie al vostro impegno. Siamo stati sempre presenti in tutte le iniziative che la UIL ha organizzato nei vari territori. Ci siamo mobilitati per dire ADESSO BASTA!
Abbiamo protestato contro le leggi di bilancio ma anche:

  • per il diritto alla cura
  • per la sanità pubblica
  • per la tutela dei salari e delle pensioni
  • per la riduzione delle tasse
  • contro la precarietà
  • per la salute e sicurezza sul lavoro intensificando la campagna Zero Morti.

È una strage continua che non possiamo assolutamente tollerare. A inizio settembre si è aperto il tavolo con il Governo. Al momento le misure proposte sono insufficienti. Servono più controlli, più ispettori, più sanzioni, più formazione, più competenze, più investimenti.
Abbiamo festeggiato i 75 anni della UIL al Teatro Sistina di Roma il 5 marzo scorso. Ho partecipato a Carovane in tutta Italia, da Bologna a Torino e Gorizia, da Taranto a Potenza. Sono stati momenti importanti per affrontare insieme le questioni del nostro Paese e del nostro tessuto industriale.
Finalmente si è deciso di dedicare alla UIL una giornata di riflessione, dibattito e di festa. Quest’anno, si è tenuta a Reggio Calabria, il 13 e 14 giugno. È stata un’iniziativa pienamente riuscita che ha visto la partecipazione di migliaia di attivisti. È un appuntamento che tutti aspettiamo con grande interesse e impegno.
La presenza della Uil e delle categorie non deve essere di circostanza, ma dobbiamo fare nostre le istanze delle persone.
In questo anno abbiamo lavorato con determinazione per continuare a rafforzare il senso di appartenenza e per rendere sempre più riconoscibile la nostra categoria.
Il nostro segno distintivo è quello di pretendere da noi stessi comportamenti coerenti all’insegna di:

  • serietà
  • determinazione
  • impegno
  • coraggio
  • contrarietà a qualsiasi forma di discriminazione
    sui diritti inalienabili
  • responsabilità
  • dedizione
  • e soprattutto passione.

Per queste ragioni abbiamo scelto di batterci per raggiungere alcuni obiettivi molto molto ambiziosi:

  • difendere e aumentare i posti di lavoro di qualità
  • aumentare i salari
  • ridurre gli orari
  • ridurre la precarietà
  • detassare gli aumenti contrattuali
  • raggiungere zero morti sul lavoro
  • rilanciare e valorizzare il lavoro manifatturiero

I lavoratori e le persone oltre a identificarsi per i colori delle nostre felpe si identificano soprattutto perché ci continueremo a battere per ottenere questi risultati. Con questo spirito ci presentiamo nei luoghi di lavoro sul territorio per chiedere di far parte della nostra organizzazione.
La UILM in questi anni è diventata determinante nella gestione delle crisi, nella conclusione dei contratti di primo e di secondo livello. Abbiamo dettato la linea decidendo di mobilitarci quando è stato necessario.
Quando si assumono decisioni importanti bisogna avere il coraggio di portarle avanti, sapendo che i tempi e le modalità sono fondamentali per la buona riuscita di un’iniziativa. Noi abbiamo scelto di sostenere concretamente le persone che soffrono. Abbiamo ottenuto il consenso diffuso da parte di tutti i lavoratori e un aiuto concreto nella raccolta fondi a favore di Padre Romanelli, parroco di Gaza.
Al momento la Uil ci ha comunicato che sono stati raccolti oltre 70mila euro. Ovviamente le sottoscrizioni proseguono in queste ore.
Dobbiamo continuare a chiedere ai Governi di trovare soluzioni diplomatiche immediate per far cessare i conflitti a Gaza e in Ucraina. VOGLIAMO LA PACE!
Per queste ragioni invitiamo tutti voi a prendere parte a qualsiasi iniziativa che si renderà necessaria, sit-in, fiaccolate o altro.
Nella giornata di domani non abbiamo programmato scioperi, perché come sapete in questa circostanza lo riteniamo lo strumento meno efficace.
Ci chiediamo sempre cosa i lavoratori si aspettano da noi, dalla nostra azione e quale può essere l’impatto quotidiano dei nostri delegati sui luoghi di lavoro.
La nostra forza si è sempre caratterizzata per la coerenza e per la nostra autonomia. Non ci siamo mai fatti condizionare da partiti politici e abbiamo sempre agito nel merito.
La nostra voce e anima critica a favore dei più deboli dovrà continuare ad essere il nostro segno distintivo. Tutto questo ci viene riconosciuto dai lavoratori.
Infatti, nonostante purtroppo la perdita di posti di lavoro, le rsu e gli iscritti continuano ad aumentare.
Grazie all’impegno di tutti voi e di tutte le migliaia di attivisti che ogni giorno si battono per fare sempre più grande la nostra organizzazione.
Da gennaio inizierà la fase congressuale che si concluderà con il Congresso della UIL dal 2 al 4 luglio a Padova.
Il nostro Congresso nazionale, come ho detto all’inizio, sarà dal 10 al 12 giugno.
Vi proponiamo di farlo in Puglia, nella bella città di Bari. Luogo industriale e accogliente.  I nostri congressi non sono stati mai rituali, dobbiamo concentrarci nel far vivere questi appuntamenti per coinvolgere i nostri iscritti e non.
Dobbiamo farci conoscere in tutte quelle realtà, e sono tante, dove ancora non siamo presenti.
Un’occasione irripetibile per discutere: 

  • delle nostre idee
  • delle nostre proposte
  • di come tutelare meglio le lavoratrici e i lavoratori
  • di come aprire a tutti le nostre sedi e i nostri presidi
  • di come gestire meglio i mutamenti già in atto nel mondo del lavoro e nella società
    (intelligenza artificiale, transizione, conciliazione vita-lavoro, integrazione, formazione…)

Insomma sforziamoci tutti insieme per farci venire le idee, elaborarle e condividere con la stragrande maggioranza dei lavoratori.
La UIL e la UILM sono cambiate da diversi anni.
Abbiamo rinnovato il Gruppo dirigente in quasi tutti i territori.
Abbiamo i Segretari più giovani d’Italia.
Continueremo con questo Congresso ad applicare le norme statutarie già rodate.
Ci aspetta un futuro incerto e di grandi cambiamenti. Per questo motivo tutti noi dobbiamo continuare a mettere la nostra esperienza al servizio delle persone e della società.
Continueremo a batterci, insieme, per evitare un pericoloso ritorno al passato.
Grazie a voi che con il vostro impegno continuate a fare grande la nostra Organizzazione!

VIVA LA UIL
VIVA LA UILM

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