Crisi e speranze tradite: lo struggente appello dei lavoratori dell’ex Ilva

di Vito Pastore

In fabbrica oggi si respira un’aria pesante, di frustrazione e rassegnazione. I lavoratori vivono un vero e proprio déjà-vu, che riporta alla mente gli incubi del passato, ma con un’aggravante: nel 2012, quando si rischiava la chiusura, avevamo la consapevolezza che gli impianti erano ancora sani, manutenuti, e questo ci faceva sentire davvero strategici. Oggi quella consapevolezza è svanita.

SEGNALI DI COLLASSO STRUTTURALE
Gli ultimi eventi – l’esplosione al GRF, lo scoppio della tubiera all’AFO1, la fuga di gas e i problemi al gasometro dell’Acciaieria 2 – non sono episodi isolati, ma veri e propri campanelli d’allarme che segnalano il collasso strutturale della fabbrica. È deprimente doversi svegliare ogni mattina con la paura di entrare in un luogo simile a una trappola. Ogni giorno diventa una sfida alla sopravvivenza.

STATO ATTUALE DEGLI IMPIANTI
A conferma della drammaticità della situazione, basta osservare il quadro impiantistico aggiornato delle aree AFO e Acciaierie:

– AFO1 è fermo e sotto sequestro giudiziario. Anche se venisse dissequestrato, sarebbero necessari almeno 3 mesi di fermata tecnica per ripristinare la funzionalità, a causa dei danni strutturali accertati.

– AFO2 è in condizioni peggiori: il crogiolo necessario non è disponibile e va acquisito ex novo, con una fornitura che richiederà almeno 6 mesi.

– AFO4 è l’unico altoforno operativo e viene mantenuto con fermate programmate per contenere l’usura. Un suo arresto fermerebbe tutta la fabbrica.

Per quanto riguarda le Acciaierie, dei tre convertitori di Acciaieria 1, solo il Convertitore 1 è operativo. Dal 3 giugno, il gasometro di Acciaieria 2 subirà una fermata programmata per circa 30 giorni, con gravi ripercussioni: stop ai convertitori, alla fossa sivière e alla produzione, e 3/4 della forza lavoro sarà sospesa.

PROMESSE MANCATE E INAZIONE
Avevamo sperato che la fine dell’era Mittal potesse rappresentare una svolta verso uno stabilimento moderno e rilanciato. Invece, il tanto acclamato piano dell’amministrazione straordinaria si è rivelato un fallimento. Dove sono finiti i fondi stanziati per la rinascita e le bonifiche ambientali? Il risultato è evidente: cassa integrazione raddoppiata, pezzi di ricambio introvabili, manutenzioni assenti, e un solo altoforno operativo. Stiamo giocando con la sorte, sperando in un miracolo che scongiuri l’imponderabile.

LA NECESSITÀ DI SCELTE CORAGGIOSE
Servono scelte coraggiose. Crediamo in un rilancio solo quando vedremo la prima pietra per il forno elettrico e gli impianti DRI. Se il futuro è l’elettrosiderurgia, è evidente che ci saranno esuberi, rendendo urgente un confronto su soluzioni occupazionali alternative. Una legge speciale per Acciaierie d’Italia deve essere vista come diritto, un risarcimento per anni di esposizione a rischi sanitari confermati da studi epidemiologici.

CONDIZIONI DEI LAVORATORI DELL’APPALTO
La situazione è peggiore per gli operai delle ditte esterne. Questi lavoratori pagano il prezzo della crisi con ritardi nei pagamenti e nelle procedure di cassa integrazione, compromettendo la vita di oltre 5mila famiglie. È una tragedia silenziosa ma devastante.

IL FUTURO DEI LAVORATORI ILVA

C’è preoccupazione per i circa 1500 lavoratori ILVA in amministrazione straordinaria, che avrebbero dovuto essere reintegrati entro settembre 2025. A tre mesi dalla scadenza, nessuno sa quale sarà il loro destino. La Uilm non li ha mai abbandonati, ma è inaccettabile che non esista ancora una soluzione.
Noi non ci rassegniamo e non ci arrendiamo. A chi prende decisioni comode da una poltrona, vogliamo dire che i nostri 13 anni di sofferenze meritano rispetto e risposte concrete. Non smetteremo di lottare finché non vedremo realizzarsi quello che per Taranto è sempre sembrata un’utopia: il diritto di lavorare, in sicurezza, in una città sana e vivibile. Salute, ambiente e lavoro: è questo il nostro obiettivo, ed è per questo che continueremo a batterci.

5 comments

  1. voi che ad ogni fine articolo fate scrivere sempre che vi batterete e che farete, direte…. sempre al futuro, ma ad oggi cosa avete fatto?? mi rivolgo al sindacato, che x definizione dovrebbe essere l’organo che difende i diritti dei lavoratori ma… ad oggi voi, cosa avete fatto oltre a puntare sempre il dito contro i vari governi?? siamo 20 mila lavoratori con altrettante famiglie al seguito, avete idea di cosa riusciremmo ad ottenere se solo voi SINDACALISTI riusciste a fare il VOSTRO lavoro?

  2. Finalmente qualcuno che racconta la realtà dei fatti.
    Racconta la verità su come si sta vivendo all’interno dello stabilimento.
    La paura di non tornare più a casa perché i rischi sono aumentati data l’usura degli impianti e il continuo rattoppare degli stessi pur di andare avanti.
    La rabbia maggiore è che il tutto avviene sotto gli occhi dei capi più in alto, capi area e capi reparto che invece di pensare alla sicurezza dei propri sottoposti stanno a pensare solo al loro tornaconto personale. Questo purtroppo gli operai lo vivono con grande amarezzabe direi anche con disprezzo, annullando ogni armonia sul luogo di lavoro.
    Non mi dilungo perché sono tante le cose che li, non funzionano più, da quando i Riva non ci sono più.
    Si perché per quanto abbiano fatto in quegli ann,i c’era armonia, competizione tra le persone, c’era il gusto di migliorare le cose sugli impianti perché andassero sempre bene, c’era tutto anche il più stupido bullone che oggi invece manca e che per molti è superfluo ma che invece può fare la differenza.

  3. Buongiorno,
    queste sono lacrime di coccodrillo.
    Dov’ erano i sindacati nel 2012 ? Non potevano dire di no a quell’azione scellerata del PD , che sovvertendo tutti gli accordi precedenti (vedi governo Monti legge Clini) ha distrutto lo stabilimento?

  4. Finalmente qualcuno che racconta la realtà dei fatti. Racconta la verità su come si sta vivendo all’interno dello stabilimento. La paura di non tornare più a casa perché i rischi sono aumentati data l’usura degli impianti e il continuo rattoppare degli stessi pur di andare avanti. La rabbia maggiore è che il tutto avviene sotto gli occhi dei capi più in alto, capi area e capi reparto che invece di pensare alla sicurezza dei propri sottoposti stanno a pensare solo al loro tornaconto personale. Questo purtroppo gli operai lo vivono con grande amarezza e direi anche con disprezzo, annullando ogni armonia sul luogo di lavoro. Non mi dilungo perché sono tante le cose che li, non funzionano più, da quando i Riva non ci sono più. Si perché per quanto abbiano fatto in quegli ann,i c’era armonia, competizione tra le persone, c’era il gusto di migliorare le cose sugli impianti perché andassero sempre bene, c’era tutto anche il più stupido bullone che oggi invece manca e che per molti è superfluo ma che invece può fare la differenza.

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