di Claudio Bartolommei
La Magona d’Italia, storico stabilimento del Polo Siderurgico di Piombino con circa 500 dipendenti, attraversa una fase di grande incertezza e preoccupazione sul suo futuro. Fondata nel 1865, l’impianto ha contribuito allo sviluppo economico del territorio attraverso la produzione di bande stagnate, portando lavoro e crescita nel tempo.
LE PROMESSE DI RILANCIO
Nel 2005, la Magona fu rilevata da ArcelorMittal, che gestì lo stabilimento in modo discontinuo, vincolandone le forniture ai propri stabilimenti a prezzi elevati. Nel 2018, con l’acquisizione dell’Ilva, la CEE impose la cessione di alcuni impianti, tra cui la Magona, passata sotto Liberty House Group di Sanjeev Gupta, che promesse investimenti e un ritorno alla crescita, riavviando la linea di decapaggio e stabilizzando circa 30 giovani in modo stabile.
Le speranze sono svanite rapidamente a causa del crac del gigante finanziario Greensill Capital, legato a Liberty. La crisi finanziaria ha portato a forti difficoltà economiche, con problemi di risorse per acquistare coils, elevati costi energetici e l’uso diffuso di ammortizzatori sociali, rendendo l’attività lavorativa sempre più precaria.
LE TRATTATIVE DI VENDITA
A settembre, Liberty ha annunciato contatti con l’Advisor americano Jeffrey per cedere lo stabilimento, anche in vista di trattative con vari gruppi. Nonostante le visite in stabilimento e l’impegno del Governo annunciato al MiMit, la cessione non si è ancora concretizzata, aggravando la crisi che rischia la perdita dello stabilimento e il fallimento di molte aziende associate.
Recentemente, Liberty ha manifestato l’intenzione di negoziare con Greensill per dilazionare il debito e cedere lo stabilimento al di fuori del debito e ipoteche, stimando una cifra di 40 milioni di euro. È imprescindibile un intervento rapido del Governo, che ha già confermato la possibilità di un finanziamento fino a 30 milioni di euro per preservare la produzione.
LA SPERANZA DI RILANCIO
La possibilità di rilancio passa anche dal progetto Metinvest-Danieli, considerato di interesse strategico dal Ministero Urso e dal Governo, volto a far lavorare la Magona oltre 400.000 tonnellate di coils per settori come automotive, edilizia ed elettrodomestici. È fondamentale agire tempestivamente per salvare lo stabilimento e tutelare i posti di lavoro in una zona di crisi complessa.
Non c’è più tempo da perdere: occorre un intervento deciso e immediato. La Uilm si sta mobilitando, in attesa di una convocazione ufficiale al MiMit per verificare tutte le possibilità di sostegno e di salvaguardia di un patrimonio industriale e occupazionale così importante per Piombino e il suo territorio.