Asili nido in Italia: sogno o miraggio? Una riflessione (preoccupata) sui servizi per l’infanzia

di Loretta Tani 

Negli ultimi anni si è parlato molto di infanzia, natalità, supporto alle famiglie. Eppure, quando si vanno a leggere i documenti ufficiali del Governo – quelli che dovrebbero orientare le scelte strategiche per i prossimi anni – i servizi educativi per i più piccoli sembrano praticamente scomparsi. Sì, proprio quei servizi fondamentali che accolgono bambine e bambini da 0 a 3 anni, che non solo aiutano le famiglie nella conciliazione lavoro-vita, ma che rappresentano anche un pilastro educativo importantissimo nei primi 1000 giorni di vita.
A lanciare l’allarme è Alleanza per l’Infanzia, un coordinamento di realtà impegnate da anni per garantire diritti, benessere e qualità educativa ai più piccoli. E la loro analisi è chiara: l’Italia rischia un pericoloso passo indietro.

Il grande assente nei Piani nazionali

Negli ultimi mesi sono usciti tre documenti fondamentali:

  • il 6° Piano nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
  • il Piano nazionale per la famiglia
  • le Nuove indicazioni 2025 per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo

In nessuno di questi si parla in modo serio e strutturato di nidi e servizi educativi 0-3 anni. Quando ci sono accenni, sono vaghi, senza interventi concreti o impegni finanziari. Eppure, nel precedente Piano (quello del 2022-23), l’obiettivo era chiarissimo: garantire il diritto all’educazione fin dalla nascita. Che cosa è cambiato?

Il PNRR: da grande promessa a occasione a rischio

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sembrava, all’inizio, la svolta tanto attesa. Con 4,6 miliardi di euro stanziati per costruire nuovi nidi e scuole dell’infanzia, l’Italia sembrava finalmente pronta a colmare il suo storico ritardo. Ma poi… la rimodulazione.

Nel 2023, il Governo ha rivisto al ribasso sia i fondi sia gli obiettivi:

  • da 264.480 nuovi posti si è passati a 150.480
  • i fondi sono scesi a 3,24 miliardi
  • il termine è stato posticipato, ma i rischi di non completare i progetti in tempo sono alti

E anche se si riuscisse a realizzare tutto quanto previsto, mancano ancora le risorse per il personale, per far funzionare davvero queste strutture. Senza educatori e fondi stabili, i nuovi nidi resteranno cattedrali nel deserto.

Un problema di equità territoriale

C’è un altro aspetto che preoccupa: i nuovi obiettivi fissano una copertura minima del 15% a livello regionale, invece che territoriale o comunale. Cosa significa? Che alcune regioni, soprattutto quelle già svantaggiate, rischiano di rimanere escluse dallo sviluppo di nuovi servizi educativi.
Le aree interne, i piccoli comuni e il Sud saranno, ancora una volta, quelli che resteranno più indietro. Con buona pace del principio di uguaglianza e accesso ai diritti per tutte e tutti.

E il personale educativo? Dimenticato.

Come se non bastasse, nei documenti strategici si nota anche una certa sottovalutazione del ruolo degli enti locali e degli educatori. Ma senza il loro impegno quotidiano, nessun sistema integrato 0-6 può funzionare davvero. Servono:

  • stabilità lavorativa
  • riconoscimento professionale
  • investimenti continui nella formazione e nella qualità dei servizi

I primi 1000 giorni: un’occasione che non possiamo perdere

Tutti gli studi, nazionali e internazionali, lo confermano: i primi tre anni di vita sono fondamentali per lo sviluppo cognitivo, relazionale, emotivo. È lì che si pongono le basi per tutto il resto. Eppure, proprio in quella fascia d’età, in Italia manca un sistema educativo pubblico e diffuso.
Questa carenza ha un impatto enorme non solo sui bambini, ma anche sulle famiglie e in particolare sulle donne, che troppo spesso sono costrette a sacrificare lavoro e carriera per mancanza di alternative.

6 proposte per ripartire davvero dai bambini

Di fronte a tutto questo, Alleanza per l’Infanzia non si limita a criticare. Mette sul tavolo sei proposte concrete per rilanciare i servizi educativi per la prima infanzia:

  1. Rafforzare il sistema integrato 0-6, collegandolo al sistema scolastico e garantendo qualità e continuità.
  2. Ridurre i costi (fino alla gratuità) per le famiglie, anche attraverso accordi con le Regioni.
  3. Espandere i servizi nel Sud, con la creazione di poli educativi 0-6 in collaborazione con gli enti locali.
  4. Rivedere le Indicazioni Nazionali 2025, includendo la fascia 0-3 e valorizzandone la specificità educativa.
  5. Armonizzare le politiche familiari con quelle educative, in particolare legando servizi e congedi parentali.
  6. Ripristinare la Commissione Nazionale 0-6, con esperti e rappresentanti del territorio, per garantire una governance efficace.

Conclusione: serve un cambio di rotta

L’Italia non può permettersi di ignorare ancora l’infanzia. Investire nei nidi significa investire nel futuro, nella crescita delle nuove generazioni, nell’uguaglianza sociale e nella partecipazione femminile al lavoro.
È il momento di passare dalle parole ai fatti. Perché ogni bambino ha diritto a un inizio di vita ricco, stimolante, sereno. E ogni famiglia ha diritto a non essere lasciata sola.

Link : https://www.alleanzainfanzia.it/

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