di Ilaria Landi
Prosegue il lavoro dei nostri Coordinamenti Uilm Uil per la Parità di Genere, con un’azione che parte dalla presenza nelle sedi con i relativi Sportelli di assistenza e si articola nelle fabbriche attraverso il Progetto ”Generiamo Cultura” o continuando a portare attenzione su questo tema in tutte le assemblee, da quelle per il Contratto Nazionale a quelle dei vari scioperi che negli ultimi mesi ci hanno visto mobilitati nelle piazze del Paese.
Questo non perchè sia un atto dovuto o semplicemente perchè dobbiamo rispettare una scaletta in programma, ma perchè la battaglia per le Pari Opportunità vede un’articolazione che incontra tutti gli aspetti sociali: dai contratti, alle retribuzioni, alla conciliazione del tempo vita-lavoro, alla tutela della genitorialità, alla salvaguardia del posto di lavoro, all’accesso tempestivo alla sanità, fino ad arrivare al tema più grave e complesso della violenza e degli abusi.
NEL MONDO
Nel portare avanti le nostre rivendicazioni, non possiamo prescindere dall’osservare quello che accade nel resto del mondo in termini di diritti e tutele, sia delle donne che delle varie minoranze, e interpretare quello che potrebbe essere un possibile scenario o comunque un’influenza importante anche per la politica del nostro Paese.
L’America blocca i nuovi passaporti per i transgender: uno dei primi ordini esecutivi di Trump che inevitabilmente ha fatto discutere, è stato quello di non rilasciare più passaporti statunitensi con marcatori di genere ”X” e sospeso le domande in corso.
Questa disposizione rafforza la politica di opposizione di questa amministrazione sulla diversità di genere, ordinando alle agenzie federali di rilasciare solo i documenti di identità, inclusi passaporti e visti, che ”riflettano il sesso biologico dell’individuo”. Superfluo riportare l’indignazione dei vari movimenti e la confusione, a detta di molti del tutto intenzionale, che questa misura sta comportando in termini discriminatori.
Non stupisce quindi la notizia di pochi giorni fa apparsa sull’Ansa, in cui Trump – ad appena cinque giorni dal suo secondo mandato – ha annunciato la chiusura di tutte le iniziative, agenzie e uffici DEIA ovvero tutti i programmi federali per la Diversità, Equità, Inclusione e Accessibilità, con conseguente congedo immediato e licenziamento su larga scala dei dipendenti federali incaricati di combattere la discriminazione all’interno dell’apparato statale (Comunicato dell’Ufficio di gestione del personale degli Stati Uniti pubblicato su X, che è stato confermato da Leavitt). Nello stesso giorno Trump ha adottato varie politiche anti aborto, una sorta di patto globale lanciato nel suo primo mandato e sponsorizzato da sei Paesi (Stati Uniti, Brasile, Egitto, Ungheria, Indonesia e Uganda).
Una iniziativa da cui Joe Biden si era ritirato e che adesso Trump prova a rilanciare con un patto internazionale anti-aborto, un programma che mira a limitare l’accesso e il sostegno globale agli aborti affermando che non esiste un diritto internazionale all’interruzione di gravidanza e quindi iPaesi non hanno alcun obbligo di finanziarlo o facilitarlo (Swissinfo.ch)
NON SOLO GLI STATI UNITI
La direzione degli Stati Uniti sembra piuttosto chiara, ma non meno grave di quella del governo argentino che sembrerebbe intenzionato ad eliminare il reato di femminicidio dal proprio codice penale (introdotto come violenza di genere e aggravante in caso di omicidio nel 2012), considerando che ”nessuna vita vale più di un’altra”. Dalle dichiarazioni su X del Ministro per la Giustizia, si apprende che ”il Presidente Milei ha affermato che il femminismo è una distorsione del concetto di uguaglianza che cerca solo privilegi, contrapponendo una metà della popolazione all’altra”. Un ”privilegio” che tradotto nei numeri in Argentina ha fatto registrare 255 femminicidi nel 2024 (TgCom24).
Sembra veramente la regia distorta di un film drammatico, una pellicola girata al contrario rispetto a tutto quello in cui abbiamo creduto, in cui crediamo e abbiamo cercato di conquistare in questi decenni.
E se il nostro sguardo, già consapevole delle condizioni spesso disumane che le donne si trovano a subire nei paesi arabi, oggi si fermasse in Iraq, vedrebbe l’apice di uno degli scempi più aberranti sulla vita umana: il Parlamento iracheno a fine del mese scorso ha approvato tre leggi, tra cui emendamenti sullo status personale del Paese che, secondo gli oppositori, legalizzerebbero di fatto il matrimonio infantile, anche di bambine di soli nove anni di età. (Fonte Cnn). Questo equivale a legalizzare lo stupro di migliaia di innocenti, l’atto formale con cui lo stato iracheno legittima la pedofilia, un abominio che non può lasciare indifferente il resto del mondo.
In Iraq il matrimonio precoce è una realtà consolidata, spesso vista come unica via di uscita da abusi familiari, ma questa legge sancisce la mercificazione delle bambine viste come ”proprietà” delle famiglie cedibile per soldi e questo accentramento di autorità verso le corti islamiche su questioni familiari, divorzio, eredità, è veramente disastrosa. Alcuni membri del parlamento hanno già annunciato il ricorso alla Corte Federale irachena, ma tutto il Mondo – con in testa il nostro Paese – dovrebbe fare pressioni affinché non si dia seguito a questa ulteriore violenza legalizzata in Iraq.
IN ITALIA
Tornando in Italia, l’orientamento non è dei migliori: il Fondo per l’educazione sessuale andrà alla formazione contro l’infertilità.
Il dibattito resta spesso incentrato ancora sui ”pro vita ” e gli ”abortisti”, una sorta di schieramento buoni-cattivi, un riduzione ai minimi termini, figlia dei tempi in cui si cerca il consenso attraverso l’odio, la rabbia e la contrapposizione tra le persone. Una logica perdente, che svilisce l’importanza di qualunque dibattito e sulla quale purtroppo ci misuriamo ogni giorno.
Con l’aumento esponenziale della violenza, soprattutto in età precoce, la necessità di sensibilizzare sulla cultura del rispetto già in età scolare diventa fondamentale. L’Italia resta uno dei pochi paesi Europei a non avere la materia dell’educazione sessuale nelle scuole e ancora una volta assistiamo ad una presa di posizione preoccupante da parte del Governo: i 500mila euro stanziati dalla legge di bilancio per finanziare il Fondo Pari Opportunità su iniziative di educazione sessuo-affettiva nelle scuole grazie a un emendamento di Riccardo Magi segretario di Più Europa, saranno invece utilizzati per formare gli insegnanti delle scuole medie e superiori sui temi della prevenzione delle infertilità.Lo stesso Magi ha dichiarato all’editoriale Domani: “Una lesione della volontà del parlamento. Quell’emendamento era passato nella legge di bilancio con quella dicitura e con quella finalità. C’è una forzatura forte anche nel metodo oltre che merito”.
Dietro a questo dirottamento c’è un integralismo riconducibile prioritariamente ad alcuni esponenti di centro destra che hanno fortemente osteggiato l’emendamento Magi con continue pressioni sintetizzabili con ”Fuori le mutande dai nostri figli” (slogan pro vita) e il consulente del Governo con ”Diciamo no a colonizzazioni ideologiche nelle scuole”. Una grave distorsione, che interpretata una importante finalità educativa come un condizionamento infantile verso la cultura transgender etc, che certamente non aiuta la battaglia contro la violenza di genere, sessuale e contro i femminicidi.
QUALCHE SODDISFAZIONE
Ogni tanto pero’ qualche soddisfazione, o forse meglio dire riconoscimento, ci ricorda che le nostre battaglie spesso nel silenzio e a piccoli passi, portano dei risultati. La Corte di Cassazione con una recentissima sentenza (n.286/25) ha individuato la ”violenza economica” come forma specifica di violenza, richiamando anche la convenzione di Istanbul. La UIL già da tempo promuove corsi di educazione finanziaria per l’indipendenza e l’autodeterminazione delle donne, contro la violenza economica e questo pronunciamento della Magistratura segna un passo importante.
Un passo che si contrappone ad un’altra recente sentenza del Tribunale di Modena, dove un 71enne reo confesso di aver ucciso moglie e figlia a colpi di fucile , si è visto condannare a 30 anni di carcere, anziché l’ergastolo, perché il gesto può essere riconducibile a ”motivi umanamente comprensibili”. Sempre nella pronuncia si legge che “le parti agivano ed operavano diventando al tempo stesso vittime e carnefici e questo abbia costituito l’habitat di continuità e abitualità lesivo della serenità esistenziale e della dignità di tutti i membri della famiglia”.
Un orientamento estremamente pericoloso, se si pensa che la definizione di ‘carnefice’, nell’ epilogo finale, si è tradotta nel duplice omicidio di madre e figlia.
DISTANZE ANCORA DA COLMARE
A livello economico sul tema delle Pari Opportunità, a inizio anno si confermano le differenze retributive che da sempre denunciamo: con le tabelle pubblicate dall’Inps sul Monitoraggio dei flussi di pensionamento le donne hanno incassato nel 2024 un assegno mensile minore del 29% rispetto agli uomini (sulle pensioni anticipate la differenza è di -15,43% per le donne, Ansa).
Uno studio accurato della UIL Fisco e Previdenza conferma questo preoccupante divario di genere , dove una minore percentuale di donne lavoratrici sul totale degli occupati(oltretutto con posizioni meno apicali e meno remunerate genera una disparità media nell’assegno pensionistico di oltre 500 euro mensili). Sempre nello studio UIL si rileva che anche all’interno della stessa tipologia di pensione, soprattutto quelle ei vecchiaia e invalidità, il gap raggiunge il 50%.
Per questo la nostra Organizzazione, anche nell’ultimo Esecutivo ha ribadito la necessità di scelte mirate da parte del governo, a dove venga riconosciuto il lavoro di cura e assistenza a familiari e anziani, il ripristino di Opzione Donna nella formulazione originaria (oggi penalizzata dalla Legge di Bilancio 2024), interventi attivi sul mercato del lavoro, una riforma pensionistica con una maggiore flessibilità in uscita che tenga conto delle donne, dei lavori gravosi e dei giovani, anche Attraverso l’obbligatorietà della previdenza complementare.