Care lavoratrici e cari lavoratori,
come sapete la trattativa per il rinnovo del CCNL con Federmeccanica e Assistal si è interrotta. L’11 febbraio abbiamo avuto un incontro con la direzione della parte datoriale, ma purtroppo hanno continuato a trincerarsi senza aprire a un confronto basato sulla nostra piattaforma.
La richiesta salariale, di 280 euro di incremento medio nel triennio, la riduzione dell’orario di lavoro e l’estensione di diritti e tutele ai lavoratori restano per noi elementi imprescindibili. Per queste ragioni abbiamo confermato le 8 ore di sciopero di febbraio e, in assenza di una ripresa della trattativa, sarà necessario continuare la lotta.
Dalla buona riuscita degli scioperi dipenderà il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro Federmeccanica-Assistal. L’impegno di tutti dovrà essere massimo, dobbiamo far sentire la nostra voce.
Lo scorso 5 febbraio, insieme a una folta delegazione della Uilm, siamo stati a Bruxelles per manifestare sotto il Consiglio europeo. Lo abbiamo fatto con tutti gli affiliati ad IndustriAll Europe per denunciare con forza il rischio di deindustrializzazione a causa di una transizione ecologica e digitale non governata.
Le cinque richieste per un vero piano industriale europeo sono: investire nella formazione delle lavoratrici e dei lavoratori per garantire una giusta transizione ed evitare licenziamenti; prevedere una politica industriale con forti investimenti pubblici per una crescita inclusiva a condizionalità sociali integrate in tutti gli investimenti pubblici; investire in reti e infrastrutture moderne per un’energia stabile, conveniente, affidabile e a basse emissioni di carbonio; rafforzare la contrattazione collettiva e la partecipazione dei lavoratori al processo decisionale; garantire pratiche di acquisto eque e la due diligence sui diritti umani lungo le catene di fornitura.
In queste ore manderemo una lettera a Ursula Von der Leyen e al Ministro Urso per sollecitare l’Europa e i Governi nazionali a tenere in considerazione le nostre richieste in vista della presentazione del Clean Industrial Deal. Ci auguriamo che il piano industriale europeo rimetta al centro della discussione le persone e che miri a salvaguardare la manifattura in tutti i Paesi europei, compresa l’Italia.
Sul piano vertenziale stiamo seguendo diverse crisi. Gli elettrodomestici da un lato, la siderurgia dall’altra, sono il segnale di una situazione che continua a peggiorare. Un ulteriore affronto è stato commesso ieri, 13 febbraio, dalla dirigenza della Berco ai danni del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, dei lavoratori e dei loro rappresentanti e del Paese tutto.
Il Management di Berco ha voluto confermare quanto annunciato in una lettera ai dipendenti datata 12 gennaio, ovvero la sua assenza al tavolo ministeriale. Un segno tangibile di disprezzo per le autorità di questo Paese e dei percorsi che a fatica si mettono in campo per tutelare i posti di lavoro.
Riteniamo non più rinviabile l’intervento del Governo e del Ministro Urso sui vertici di Thyssenkrupp. La volontà di distruggere quello che è un patrimonio industriale è oramai evidente: nessun segnale di rilancio, nessuna relazione, esclusiva volontà a perseguire un assurdo braccio di ferro con il Paese.
Regioni, Comuni e Ministero (MIMIT), all’unisono si sono posti, al fianco dei lavoratori, l’obiettivo comune di tutelare ogni singolo posto di lavoro e non consentire il realizzarsi di un progetto distruttivo. I lavoratori proseguiranno con la mobilitazione fino a quando non saranno date risposte certe sul futuro degli stabilimenti di Copparo e Castelfranco.
Il nostro impegno è massimo, non solo per questa vertenza ma per tutte le altre. Non possiamo accettare la distruzione del nostro sistema manifatturiero.