Il 5 febbraio scorso, migliaia di lavoratori dell’industria e di sindacati affiliati ad industriAll Europe si sono riuniti a Bruxelles con una richiesta unitaria alla Commissione europea di maggiori investimenti in buoni posti di lavoro industriali. Presente anche una folta delegazione della Uilm, capitanata da Rocco Palombella.
La deindustrializzazione sta diventando purtroppo una realtà che non si può ignorare: sono stati persi 2,5 milioni di posti di lavoro manifatturieri dal 2008. Quasi 100mila posti di lavoro in meno solo nell’industria siderurgica europea e la situazione sta peggiorando rapidamente. Oltre 90mila tagli di posti di lavoro sono stati annunciati nel settore automotive da giugno. I tagli si accumulano nelle industrie dei settori metalmeccanici e chimici. Non solo nelle vecchie industrie, ma anche in nuove attività “green” come la produzione di turbine eoliche e gli impianti per batterie. Le statistiche di Eurostat mostrano che 4,3 milioni di posti di lavoro sono a rischio se non si prendono provvedimenti.

FERMARE LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE
La manifattura è alla base degli Stati del benessere e della coesione sociale. IndustriAll sostiene che l’Europa non può essere prospera o pacifica senza buoni posti di lavoro industriali. Pertanto, tutti gli affiliati in maniera unitaria hanno scritto alla Presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen per dire che “abbiamo urgentemente bisogno di un quadro preciso e concreto per fermare la deindustrializzazione e tutelare i lavoratori e la capacità industriale europea”.
Questo per IndustriAll Europe dovrebbe includere:
- Un programma europeo, simile a SURE, a supporto di una moratoria su licenziamenti forzati e capacità industriale persa. Soluzioni negoziate per ogni lavoratore e ogni sito.
- La fine dell’austerità consentendo investimenti nella transizione sociale con regole fiscali chiare.
- Tutte le risorse dovrebbero essere mobilitate, ma senza assegni in bianco per le imprese. Le condizioni sociali dovrebbero essere collegate a ogni euro di supporto.
- Uso degli appalti pubblici e dei fondi per stimolare la domanda a sostegno dei posti di lavoro europei attraverso criteri sociali.
- Agire per affrontare le sovraccapacità, il commercio sleale e il dumping per garantire la resilienza industriale nei mercati globali.
CLEAN INDUSTRIAL DEAL
Il 26 febbraio, la Commissione Europea pubblicherà il suo Clean Industrial Deal. Il Rapporto Draghi è chiaro sulla scala degli investimenti necessari, serve un piano di investimento europeo ben finanziato. Deve essere un accordo tra lavoratori, industria e governo.
Per raggiungere questo obiettivo, occorre basarsi su investimenti in:
- Transizione giusta.
- Un piano di investimento europeo su larga scala con condizioni sociali collegate a tutto il supporto pubblico per l’industria, per garantire garanzie su buoni posti di lavoro.
- Un diritto a un’energia pulita e conveniente per tutti a casa e al lavoro, con piani infrastrutturali e un controllo più democratico.
- Democrazia al lavoro attraverso una contrattazione collettiva più forte e una partecipazione dei lavoratori.
- Garanzie per le catene di approvvigionamento globali che assicurino commercio equo, pratiche di acquisto e rispetto dei diritti umani.
PERSONE AL CENTRO
Il progetto europeo è stato costruito dai lavoratori dell’industria, per IndustriAll è tempo di rimettere le persone che lavorano al centro di questo progetto attraverso un accordo europeo di investimenti. “Dobbiamo prendere in mano il nostro destino – si legge nella lettera mandata alla Von der Leyen – Come organizzazione sindacale che rappresenta lavoratori industriali ed energetici, vi esortiamo a tenere in considerazione le nostre esigenze mentre definitive le proposte per il Clean Industrial Deal”.