AST Terni in un vortice di incoscienza

di Simone Lucchetti

A distanza di tre  anni dall’acquisizione di Acciai Speciali Terni da parte del Gruppo Arvedi e degli investimenti tra finanza pubblica e privata di circa 1 miliardo di euro annunciati per rendere il sito industriale di Terni ancora più performante in termini produttivi ed ambientali, oggi si rischia di entrare in un vortice di incoscienza prospettica che può mettere in discussione tale sviluppo.
Legato alle idee di sviluppo disegnate dal Gruppo Arvedi c’era un accordo di programma che legava strettamente la fabbrica al territorio garantendo un futuro meno complicato di quello che si sta tracciando all’orizzonte. Energia e profilo ambientale erano i temi che dovevano essere risolti e che negli appuntamenti del percorso hanno trovato salite e tortuosità che non fanno ben sperare a una conclusione positiva.

LA QUESTIONE AMBIENTALE 
Se da un lato la questione ambientale sulla discarica è stata, sembrerebbe, risolta sull’altro tema la difficoltà di risoluzione è molto lontana. Oggi  il problema come elemento di competitività sul profilo internazionale dell’azienda è energivoro, AST paga il prezzo dell’energia tre volte superiore rispetto a quello degli altri Paesi europei, limitando la propria competitività e gravando per circa il 40% sul costo di produzione stesso.
Questa situazione pone un problema di sviluppo e di prospettiva  rispetto alle dichiarazioni dell’azienda sul mantenimento dei livelli occupazionali futuri e che rispetto alle iniziative di difesa promesse dalle istituzioni oggi non vede risultato fattivo.
Quello che sta avvenendo sulla vicenda energetica di AST sembra creare le condizioni perfette per avere una catastrofe industriale sul Territorio ternano.

UNA FASE COMPLICATA
La fase che AST sta attraversando è assolutamente complicata e delicata, la responsabilità e la volontà di produrre prospettive deve essere messa in campo a tutti i livelli istituzionali producendo elementi di condivisione che solo chi legifera può fare. Le diatribe politiche e lo scarico di responsabilità, non possono essere accettate in questa vicenda e l’impegno nel creare le condizioni necessarie per tutelare le produzioni, i lavoratori e le loro famiglie non possono giustificare, nuovamente, le inefficienze di un sistema che viaggia a velocità diversa da quella industriale.
La vicenda ancora non è ben definita e il richiamo alla responsabilità e alla tutela di un territorio che paga nuovamente difficoltà di visione prospettiche non deve ricadere sempre sui lavoratori.
Non è assolutamente possibile in un sistema industriale assolutamente in difficoltà che elementi di competitività come i costi energetici non vengano affrontati e che questi rappresentino una sfida cruciale per le imprese italiane, specialmente per quelle energivore come AST, richiedendo interventi mirati e strategie efficaci per garantire la sostenibilità economica, sociale, ambientale nel lungo termine.

LA UILM 
Bene, come sempre, l’iniziativa avuta a Bruxelles dalla Uilm e Industrial All Europe per riconsiderare la transizione e per dire Stop alla desertificazione industriale che sta colpendo l’Europa e cominciare ad avere condivisione sui temi determinanti di tutela e competitività come quello energetico.
Si attende la conclusione della vicenda dell’accordo di programma di Arvedi/Ast con la consapevolezza della Uilm che accordo di programma sottoscritto o meno, la tutela degli asset, assetti, livelli occupazionali e investimenti industriali e ambientali debbano essere la linea guida di un futuro dove AST sia protagonista.

#Semprealfiancodeilavoratori
VIVA la UILM

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