“Dalla presentazione delle offerte per l’acquisto dell’ex Ilva non ci sono rilevanti novità rispetto ai mesi scorsi. Ci sono tre gruppi stranieri interessati all’intero Gruppo e vogliamo conoscere al più previsto i dettagli dei piani ambientali, occupazionali e industriali per giudicarne la credibilità e sostenibilità. Dobbiamo notare, purtroppo, che gli imprenditori italiani hanno presentato le offerte solo per singoli stabilimenti e noi rimaniamo fortemente contrari allo spezzatino perché porterebbe alla chiusura dei siti”. Così il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, ha commentato a caldo la chiusura di una prima fase sulle offerte per l’acquisto dell’ex Ilva scaduta il 10 gennaio.
LE PROPOSTE
Molte delle 15 manifestazioni d’interesse dello scorso settembre sono state tramutate in offerte vincolanti, in totale 10. Ma solo gli indiani di Jindal Steel International (guidati da Naveen Jindal, fratello minore dell’imprenditore che ha investito a Piombino), gli azeri di Baku Steel Company (in cordata con Azerbaijan Investment Company) e gli americani di Bedrock Industries Management puntano all’intero Gruppo. Gli indiani possono contare su capacità produttiva annuale di 9,6 milioni tonnellate di acciaio e oltre 20 mila dipendenti. Gli azeri sono specializzati nella gestione di mini acciaierie a forno elettrico e vorrebbero poter installare una nave rigassificatrice nel golfo di Taranto, alla ricerca di sinergie con il gas proveniente proprio dall’Arzebaijan attraverso il gasdotto Tap che sbarca in Puglia: la carta su cui puntano è quindi l’approvvigionamento energetico a costi più bassi. Gli americani infine, sono, un fondo d’investimento che opera, in particolare, nel settore dei metalli e dell’estrazione e che evidentemente punta a reinvestire in Italia le risorse – 2,5 miliardi di dollari – ottenute dalla cessione della canadese Stelco agli americani di Cleveland Cliffs.
LE ALTRE OFFERTE
Nelle sette offerte ristrette a singoli asset emerge invece il sistema dell’acciaio italiano con Marcegaglia a fare da punto di riferimento anche nell’aggregare diverse alleanze. Il gruppo di Gazoldo degli Ippoliti punta ai tre siti per la produzione di tubi: Socova a Sénas in Francia (dove a Marsiglia ha recentemente acquisito lo stabilimento di Fos-sur-Mer); Racconigi in cordata con Profilmec Group ed Eusider della famiglia Anghileri; Salerno, in cordata con Sideralba che è già partner di Marcegaglia per un sito in Tunisia. Sempre per singole attività, in gioco ancora Eusider, la siciliana Imc, la milanese Vitali, e la cordata creata dalla società beneventana Car Segnaletica Stradale con Monge e Trans Isole.
PERCORSO ANCORA LUNGO
Il percorso che porterà alla vendita definitiva durerà ancora mesi, ma nel frattempo – denuncia il Leader Uilm – “la situazione è drammatica con quasi tremila lavoratori in cassa integrazione, la produzione al minimo storico, gli impianti fermi e l’appalto in forte difficoltà con il ritardo dei pagamenti e degli stipendi dei lavoratori da mesi”. Palombella continua a chiedere l’immediata convocazione di un tavolo a Palazzo Chigi con Governo e Commissari per valutare le offerte presentate e la gestione attuale, con la verifica degli impegni presi in questi mesi dall’azienda.
OBIETTIVI IMPRESCINDIBILI
“Per noi – conclude Palombella – gli obiettivi fondamentali e inscindibili sono la tutela ambientale, la piena salvaguardia occupazionale, diretta, indiretta e dei 1.600 lavoratori in Ilva AS, la produzione di acciaio ecosostenibile e di qualità, la presenza e il controllo dello Stato nella società e non l’utilizzo di strumenti fumosi come la golden power. Per noi la vertenza non è chiusa, ora non c’è più tempo da perdere e bisogna accelerare per dare un futuro solido ai lavoratori e alle comunità e salvaguardare un asset strategico per il nostro Paese”.