Ex Ilva: ripartenza AFO1 è il primo passo per il rilancio, ora forni elettrici per il futuro

Il 14 ottobre scorso il Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, ha partecipato all’ex Ilva di Taranto alla “cerimonia” di riaccensione dell’Afo1, accompagnato dal commissario straordinario di Acciaierie d’Italia Giancarlo Quaranta.
Spento da agosto 2023 per manutenzione, il ritorno in attività di Afo1, risalente a sessant’anni fa, a detta dei sindacati non crea però i presupposti per rallegrarsi.
“Non c’è nulla da festeggiare con il riavvio di Afo1 perché una parte dei lavoratori rimane in cassa integrazione”, commentano subito a caldo Guglielmo Gambardella e Davide Sperti, rispettivamente segretario nazionale Uilm per la siderurgia e segretario responsabile Uilm Taranto.

DISCONTINUITA’
Se c’è però una cosa che si può dire, aggiungono i sindacalisti, è che questo “deve rappresentare, invece, un importante segnale di discontinuità per riaccendere le speranze dei lavoratori dell’ex Ilva. Con il riavvio del secondo altoforno ci sarà più disponibilità di acciaio da trasformare che deve portare al rientro di lavoratori dalla cigs anche a Genova e negli altri siti del gruppo”.
“Se oggi siamo nelle condizioni di poter parlare di futuro, è merito esclusivamente alle lotte che tutti i lavoratori hanno messo in campo negli anni per difendere il proprio posto di lavoro – sottolineano Gambardella e Sperti – mentre ArcelorMittal gestiva il gruppo con la volontà di avviare i siti ad uno spegnimento irreversibile, accumulando debiti con il rischio altissimo di lasciare migliaia di famiglie senza un futuro”.

PIANO DI RIPARTENZA
La Uilm ha sempre denunciato la gestione dell’ex Ilva a guida Morselli e la cattiva politica che prometteva solo ammortizzatori sociali come fossero un obiettivo e non uno strumento transitorio.
“Ora – esortano Gambardella e Sperti – parallelamente al Piano di Ripartenza di tutti gli altri impianti, è necessario avviare la progettualità per un diverso futuro produttivo per Taranto con l’installazione dei forni elettrici, come già previsto dal Programma dei Commissari Straordinari presentato il 22 luglio scorso”.
L’adozione della nuova tecnologia è, infatti, necessaria sia per una migliore ambientalizzazione della produzione ma, soprattutto, per la sostenibilità economica che, in ragione della prevista riduzione delle quote gratuite di CO2 del sistema ETS, sortirà inevitabilmente, salvo nuove o diverse indicazioni delle direttive europee in materia, una importante penalizzazione sui futuri bilanci dell’azienda, come sostenuto dai commissari nello stesso programma approvato dal Mimit.

RICONVERSIONE
I sindacalisti della Uilm insistono: “Incominciare a parlare della riconversione della produzione a tecnologia da forno elettrico, ricercando la condivisione con le comunità locali, consentirebbe il riavvicinamento relazionale del sito produttivo alla città ed alla provincia di Taranto messo in discussione nel tempo dalle strumentalizzazioni politiche che hanno voluto mettere in contrasto”.
“Nei prossimi giorni saremo ancora impegnati nelle verifiche di monitoraggio del piano di ripartenza, sia a livello locale che nazionale, della riduzione della cassa integrazione e delle misure di intervento su ambientalizzazione, anche in prospettiva del previsto incontro del prossimo 30 ottobre presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”, concludono.

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