Ex Ilva: sciogliere i nodi del futuro industriale

Il futuro dell’ex Ilva è al centro di un dibattito acceso, con 15 manifestazioni di interesse per l’acquisto dello stabilimento siderurgico più grande d’Europa. Tuttavia, la maggior parte di queste riguarda solo alcuni stabilimenti del Gruppo. Il rischio di uno “spezzatino” della vendita è evidente e renderebbe vulnerabili tutti i siti, a partire da Taranto. “Sarebbe una prospettiva insostenibile”, avverte il Segretario generale della Uilm, Rocco Palombella.

LOTTA ALL’INCERTEZZA
I lavoratori dell’ex Ilva continuano a combattere per il loro futuro contro l’incertezza e le decisioni governative che potrebbero portare a chiusure. La Uilm, sotto la guida di Palombella, insiste sull’importanza di mantenere una rete unitaria e forte tra gli stabilimenti.
La questione dell’ex Ilva continua a essere molto critica, mentre si cercano soluzioni efficaci per la salvaguardia dell’intero comparto in tutte le città italiane coinvolte, con un focus particolare sul sito di Taranto.

IL BANDO
Il bando attuale ripropone molti degli stessi criteri del 2016, con uno scenario industriale e occupazionale peggiorato. “È cruciale – dice Palombella – evitare gli errori del passato e garantire che il prossimo investitore abbia un piano chiaro per l’ambiente, l’occupazione e la produzione”. “Dopo otto anni per l’ex Ilva è tutto da rifare – aggiunge il sindacalista – non potremmo tollerare un nuovo Mittal. L’investitore deve essere in grado di avviare piani di decarbonizzazione rapida e assicurarci piena occupazione, sia diretta che per l’indotto”. La richiesta è chiara: un coinvolgimento diretto dei sindacati in tutte le fasi del processo di vendita.

GARANZIE PER IL FUTURO
La situazione dell’ex Ilva rappresenta un bivio cruciale: il rilancio o la chiusura definitiva. Palombella ribadisce la necessità di un impegno statale quale garanzia per il futuro dell’industria italiana. “Ci aspettiamo di essere coinvolti dai Commissari e dal Governo in tutte le fasi del bando di gara fino alla vendita”, conclude, sottolineando l’urgenza di soluzioni concrete per tutelare sia l’ambiente che l’occupazione.

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