Cae Bosch: a Bari rischio bomba sociale, serve intervento europeo

di Chiara Romanazzi

Si è tenuto lo scorso 2 febbraio, a Bari, la riunione tra i componenti italiani del Cae di Bosch, insieme al coordinatore europeo in rappresentanza di IndustriAll Europe, Ralf Gotzt, la Presidente del Cae, Kerstine Mai del sindacato tedesco Ig Metall. La riunione è iniziata con una presentazione sulla situazione Bosch degli stabilimenti in Italia, in particolare del sito di Bari. Per la Uilm è intervenuto subito il Segretario nazionale responsabile di settore, Gianluca Ficco, il quale ha spiegato che il sito di Bari sta attraversando un momento cruciale per la propria esistenza, e che si sta lottando per la sua sopravvivenza. “Il sito Bosch di Bari – ha evidenziato Ficco – è incentrato sulla produzione di componenti diesel, attualmente impattati dalla decisione europea di favorire l’elettrificazione. Oggi si fa ampio ricorso ai contratti di solidarietà a favore dei colleghi tedeschi. A luglio 2022 è stato siglato un accordo nazionale molto importante che ha previsto l’utilizzo della cassa integrazione e la riconversione produttiva”. Gianluca Ficco ha inoltre spiegato che a luglio 2025 è prevista la fine degli ammortizzatori sociali e che, in base alla legislazione italiana, non è possibile prorogare i contratti di solidarietà oltre quel periodo.

PIANI DI INVESTIMENTI
Ficco ha ricordato come in passato Fim Fiom Uilm sono riusciti a far creare nuove leggi presentando importanti piani di investimenti, come nel caso di Electrolux e Whirlpoool. Il sindacato è dunque fortemente impegnati per trovare una produzione alternativa. Le uscite incentivate non hanno avuto molto successo, poiché i dipendenti Bosch di Bari sono troppo giovani per andare in pensione e troppo anziani per trovare un nuovo lavoro. Per il 2025 occorre quindi trovare nuove produzioni ed averle già a regime. “I prossimi mesi – ha concluso Ficco – sono decisivi e data l’alta percentuale di disoccupati nella Regione Puglia, è molto importante avere un’industria solida. Il territorio barese ha una forte predisposizione ad ospitare l’industria automotive; sono di fatti presenti gli stabilimenti di Marelli, SKF, Dana Graziano e la Magna.

L’IMPEGNO DEI LAVORATORI
Subito dopo ha preso la parola anche Riccardo Falcetta, Segretario Generale della Uilm di Bari, il quale si è focalizzato sulla questione della gestione del 2025, portando l’attenzione degli interlocutori tedeschi alla difficoltà su come affrontare il buco degli ammortizzatori sociali. “La Direzione aziendale centrale deve comunicarci il nuovo prodotto che dovrà essere realizzato nel sito di Bari, che può benissimo essere al di fuori del settore automotive, visto che i dipendenti di Bari hanno sempre dimostrato impegno e di saper essere flessibili sia in termini di turni (lavoriamo su 21 turni) che a livello di competenze. C’è il serio rischio che possa scoppiare una bomba sociale e questo prezzo lo pagherà i lavoratori e le imprese. Noi non possiamo fare più nulla, se non ricevere un segnale che ci dia la possibilità di respirare. Possiamo accedere da subito ad accordi di programma, mentre fino a qualche tempo fa eravamo vincolati ad un accordo di natura espansiva, l’accordo di programma può anche essere di natura difensiva. La Bosch ci deve comunicare il numero di persone su cui deve tarare lo stabilimento”.
Nel mio intervento ho voluto principalmente fare appello al concetto di solidarietà a cui facciamo spesso riferimento durante le riunioni di IndustriAll Europe per evitare che le decisioni manageriali, nel momento in cui chiudono stabilimenti in alcuni Paesi, mettano i lavoratori dei diversi Stati Membri gli uni contro gli altri. Ho chiesto che i colleghi tedeschi ci aiutino a mettere in pratica i principi di informazione e consultazione, condividendo con noi le informazioni che hanno o che avranno, per evitare di dover malauguratamente essere nella situazione di trovarci di fronte a scelte compiute.

IL PRODOTTO NON BASTA
Mai è intervenuta ringraziando tutti per il tempo dedicato e per l’opportunità dello scambio di informazioni ricordando però che “non basta l’idea del prodotto, perché ci deve essere anche il mercato a richiederlo”. Infine, Mai ha ribadito la necessità di agire a livello europeo e di continuare a combattere per difendere il lavoro, soprattutto al Sud. Alle sue parole ha fatto eco anche Gotzt auspicando una Bosch più flessibile e meno monolitica.

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