Rinnovo CCSL: 210 euro di aumenti mensili medi in due anni (11,29%), 600 euro una tantum, incremento dei premi del 30% e della I.F.D. del 10%

di Gianluca Ficco

Con 210 euro di aumenti mensili medi, pari allo 11,29% della paga base, 600 euro di una tantum, di cui 200 sotto forma di welfare aziendale, l’incremento dei premi del 30% e della indennità funzioni direttive del 10%, il rinnovo del Contratto collettivo specifico di Lavoro, nato nel 2010 come contratto Fiat e oggi siglato con CNHI, Ferrari, Iveco e Stellantis, raggiunge l’obiettivo che come Uilm ci eravamo prefissati sin dalla costruzione della piattaforma rivendicativa: un giusto riconoscimento salariale, oltre ad alcuni miglioramenti nella parte normativa, con un indice di incremento ben superiore al tradizionale parametro dell’IPCA al netto dei valori energetici importati che caratterizza normalmente la contrattazione nazionale. Certo il CCSL è un contratto di primo e di secondo livello insieme, certo già nel rinnovo precedente di 4 anni fa avevamo ottenuto aumenti dell’8,26% che si erano rivelati superiori all’inflazione e che avevano vinto le pluriennali e diffuse resistenze a incrementare la parte fissa della retribuzione provenienti allora dalle logiche europee della austerità, certo il CCSL è fuori dal sistema confindustriale e dunque nel bene e nel male risulta slegato dai suoi vincoli di sistema, ma stavolta era particolarmente difficile conseguire un aumento salariale che alla prova dei fatti risulta essere non solo superiore a quello degli altri contratti nazionali italiani, ma anche degli accordi degli altri paesi europei stipulati nell’ultimo anno, per lo meno sulla parte strutturale della retribuzione.


LA PIATTAFORMA
In piattaforma avevamo chiesto lo 8,4% per il primo anno e il 4,5% per il secondo anno; l’accordo firmato mercoledì 8 prevede in effetti che la parte economica venga rinnovata per il biennio 2023-2024, che la paga base avrà un incremento del 6,5% già a partire dalla prossima busta paga di marzo e poi un ulteriore incremento del 4,5% a partire da gennaio 2024. Adoperando come esempio i livelli intermedi, il terzo gruppo professionale (ex V livello metalmeccanico) di CNHI, Iveco e Ferrari avrà un aumento di 214,27 euro, di cui 123,33 subito e 90,93 il prossimo anno, mentre la seconda area professionale di Stellantis (ex IV e V livelli metalmeccanici accorpati) avrà un aumento di 206,86 euro, di cui 119,07 subito e 87,79 il prossimo anno. A questo si aggiunge però un pagamento di 600 euro una tantum, di cui 200 sotto forma di welfare aziendale. Anche l’indennità di funzioni direttive per gli impiegati così detti professional è stata incrementata di circa il 10%. Sono stati aggiornati e incrementati di circa il 30% anche i premi annui variabili, oramai nettamente differenziati per ciascun gruppo imprenditoriale firmatario del CCSL: in Stellantis si adotterà il sistema così detto del profit sharing, che similmente a quanto già fatto in altri paesi europei collega fortemente il premio alla redditività aziendale, e l’erogazione massima passa dallo 8,7% al 10,5% della paga base annua; in CNHI e Iveco si conferma invece il premio sperimentale pattuito lo scorso anno con piccole modifiche sugli indicatori e con una erogazione massima del 10,3%; in Ferrari infine continuerà a vigere il premio specifico negoziato a livello territoriale.

LA PARTE NORMATIVA
La parte così detta normativa è stata rinnovata per il prossimo quadriennio, dunque fino a fine 2026. Si conferma l’impianto generale del CCSL e si prevedono alcune novità positive per i lavoratori, quali una disciplina più equilibrata dei recuperi produttivi, l’analisi dei quasi infortuni e la sperimentazione dei break formativi in materia di sicurezza, l’introduzione di un preavviso minimo per il rientro dalla cassa integrazione di 12 ore o di 24 ore prima di un giorno festivo, l’introduzione del part time verticale come strumento di conciliazione vita lavoro nei reparti produttivi, l’ampliamento dei permessi studio, il miglioramento del meccanismo di richiesta dei permessi individuali, il rafforzamento delle protezioni legali per le donne vittime di violenza, il miglioramento del sistema delle commissioni di fabbrica, l’inclusione nella assistenza sanitaria base della vaccinazione antinfluenzale annuale. Il lavoro agile viene confermato anche in questa fase post emergenziale, inoltre in Stellantis si ottiene per i lavoratori da remoto il riconoscimento di 200 euro di rimborso una tantum, mentre con CNHI e con Iveco si introduce una prima disciplina pattizia dell’istituto e con Ferrari si rinvia alla negoziazione specifica territoriale. Sono stati infine previsti due gruppi di lavoro, uno con Stellantis e l’altro con CNHI e Iveco su un possibile futuro sistema premiale individuale legato alla professionalità.

IL VOTO DEI DELEGATI
Lunedì 13 marzo l’accordo verrà presentato alla assemblea dei delegati a Roma, per poi essere sottoposto in ciascuna unità produttiva al voto dei consigli dei rappresentanti sindacali aziendali.
Se abbiamo potuto raggiungere un risultato siffatto è stato grazie alla forza della Uilm, nel frattempo divenuta nel mondo ex Fiat la prima organizzazione in termini di iscritti e di voti alle elezioni delle RSA, e soprattutto alla capacità di leggere con rigoroso realismo le trasformazioni in atto nell’automotive: avendo compreso prima di altri la problematicità della sfida che ci attende, abbiamo difatti concluso accordi vitali per le nostre fabbriche, abbiamo accompagnato il calo dell’occupazione con strumenti di uscita basati sulla volontarietà, abbiamo accettato e perseguito gli sforzi per recuperare competitività, ma al contempo abbiamo difeso diritti e salario.
Il Contratto Fiat nel bene e nel male è sempre stato un punto di riferimento non solo per i metalmeccanici, ma per l’intero mondo del lavoro e dunque ha un valore che va ben al di là dei circa 70.000 lavoratori a cui si applica. Speriamo che oggi il CCSL possa rappresentare l’avvio di una nuova stagione di incrementi salariali adeguati m all’aumento del costo della vita. A chiedercelo sono esigenze di equità sociale ed esigenze di tenuta del sistema economico, che temiamo collasserebbe qualora gli stipendi restassero fermi mentre l’inflazione si impenna. Di certo la firma di mercoledì 8 è solo un passo per il mondo del lavoro considerato nella sua interessa, ma un passo compiuto nella giusta direzione.

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