Non chiamiamola festa della donna

di Loretta Tani

La Giornata dell’8 marzo non chiamiamola “festa della donna”, non confondiamola con la kermesse commerciale dello scorso secolo “andiamo a fare festa”, perché è molto di più: è la giornata internazionale dedicata ai diritti della donna.
Negli ultimi tempi, le notizie che ci giungono quotidianamente possono confermare che le donne hanno ben poco da festeggiare.
Dall’inizio di quest’ultimo anno in Italia, per non citare il drammatico resoconto del precedente, sono già 19 le donne che hanno perso la vita per mano dei propri compagni, mariti o ex. Anche sotto l’aspetto sociale ed economico la donna ha difficoltà a raggiungere la parità: i diritti nel 2022 si attestano al 77% rispetto a quelli maschili e la donna deve ancora aspettare una cinquantina di anni per ottenere l’uguaglianza.
La nostra Nazione, secondo l’ultimo rapporto Women, business and the Law della Banca mondiale ha raggiunto l’indice del 97,5% nel conseguimento degli indicatori prefissati quali la libertà di movimento, la parità di remunerazione, l’uguaglianza nel matrimonio, la protezione del lavoro in caso di maternità, l’uguaglianza nell’accesso all’imprenditoria, l’uguaglianza nell’accesso alla proprietà e all’eredità, la regolazione della pensione.

I Segretari generali di Cgil Cisl e Uil davanti all’Ambasciata dell’Iran l’8 marzo 2023

I CARICHI FAMILIARI
Certo, l’Italia ha buona posizione per quanto riguarda l’uguaglianza legale e l’eliminazione di forme di discriminazione, ma solo sotto l’aspetto normativo. Dove siamo effettivamente deficitari è la suddivisione dei carichi familiari ancora sproporzionalmente a carico delle donne; persiste l’insufficienza delle politiche di conciliazione che portano la donna ancora oggi a guadagnare di meno rispetto all’uomo, di conseguenza percepire una minore pensione per non parlare poi delle posizioni apicali all’interno delle aziende e nelle professioni. Ma se focalizziamo il nostro sguardo verso le nostre sorelle nel mondo, la situazione è veramente drammatica.

NEL RESTO DEL MONDO
In Ucraina, a un anno dall’attacco russo, le donne vengono stuprate e uccise dall’invasore, per rivendicare il possesso di  territorio che non è loro, nonostante tutto ciò sia stato decretato “crimine di guerra”.
In Afganistan, il regime dei talebani ha negato l’istruzione superiore, le professioni con contatto al pubblico, e ha istituito l’obbligo di indossare il burca.
In Birmania, un tempo le donne avevano goduto di un alto grado di indipendenza, col mantenimento pieno di tutti i loro diritti legali ed economici; oggi dopo aver subito un completo arretramento dei diritti, sono alla guida di una lotta contro un regime militare violento e corrotto per riconquistare la libertà e i diritti.
In Iran, la mobilitazione va avanti dallo scorso settembre, dopo l’uccisione da parte della polizia morale di Mahsa Amini, ragazza Curda di 22 anni uccisa per una ciocca di capelli fuori dal velo islamico. Sempre in Iran, l’ultima notizia sconvolgente è l’avvelenamento di centinaia di bambine al fine di poter chiudere le scuole femminili.

LE INIZIATIVE DELLA UIL
La Uil, insieme alle altre due Confederazioni, ha promosso un’iniziativa importante che ha visto al centro delle celebrazioni di quest’anno, in occasione dell’8 marzo, una fiaccolata di fronte all’ambasciata iraniana, per la difesa di tutti quei diritti che sono stati violati alle donne.
Un’iniziativa che ha visto partecipare commossi i tre Segretari generali e le segreterie confederali in toto. Abbiamo sentito per voce di narratrici raccontare la storia personale di tante donne e bambine, provenienti dalla Somalia, dall’Afganistan, dall’Irak, dall’Iran, dalla Birmania, dall’Ucraina riuscite a scappare portando con se un bagaglio infinito di dolore e di soprusi per tutta la violenza subita – fisica, sessuale, psicologica, economica – tanto da indurre alcune di loro a tentare il suicidio o a scappare per mare affidando la propria vita a una barca di legno, e altre a lottare preferendo la ribellione fino alla morte piuttosto che essere sopraffatte.

IL VALORE DELLA DONNA
A Ivana Veronese, Segretaria confederale Uil, è stata affidata la conclusione di questa iniziativa. Ha ripercorso quindi ogni storia, ha sottolineato che la violenza è sempre perpetrata a danno della donna quasi a volerle ricacciare indietro la dignità, la voglia di protagonismo, la capacità di essere messaggera di valori antichi e nuovi al tempo stesso. La donna è portatrice di novità per la crescita dell’economia e dello sviluppo del paese elemento per una nuova coesione sociale rispettosa di tutte e di tutti. Veronese, quindi, ha lanciato un messaggio importante, accolto da tutti: “Donne, tante ovunque, donne sorelle, donne decise e soprattutto assieme in Italia, in Europa e nel Mondo. DONNA, VITA, LIBERTA’!” Noi della Uilm abbiamo sostenuto appieno questa iniziativa perché crediamo nei principi fondamentali della Costituzione Italiana: Lavoro, Libertà, Rispetto. La Uilm è sempre in prima linea nella difesa dei diritti delle lavoratrici e lavoratori. E oggi siamo stati tutti in strada per difendere quelle donne che non hanno più nulla.

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